SUCCESSO DEL CONVEGNO “Le vicende del confine orientale d'Italia durante la seconda guerra mondiale e il contributo dei partigiani slavi alla Liberazione”

mercoledì 22 febbraio 2023

 Le sedi territoriali di Terni e di Orvieto del CESP – CENTRO STUDI PER LA SCUOLA PUBBLICA  hanno organizzato il 14 febbraio il convegno nazionale di formazione per personale docente e ATA “Le vicende del confine orientale d'Italia durante la seconda guerra mondiale e il contributo dei partigiani slavi alla Liberazione” presso la Sala Digipass della Nuova Biblioteca Pubblica “L. Fumi”di Orvieto cui hanno partecipato in presenza e on line, oltre cinquanta docenti e cittadini provenienti da cinque diverse regioni d’Italia.

Il CESP è un ente accreditato/qualificato per la formazione del personale della scuola come da Decreto Ministeriale 25/07/06 prot. 869 e intende ringraziare gli storici Alessandra Kersevan e Angelo Bitti per le loro relazioni ampie, ricche di spunti bibliografici e storiografici importanti per ricostruire i fatti: la prima riguardante la storia della complessa vicenda del confine orientale dalla fine della 1 guerra mondiale, durante la dittatura fascista e i fatti successivi all’8 settembre 1943 e al maggio 1945; l’altra sull’importante contributo dopo l’8 settembre 1943 dei partigiani jugoslavi (precedentemente internati nei campi di concentramento e di lavoro di Colfiorito, Ellera, Pissignano e Tavernelle o detenuti nel carcere di Spoleto e di Perugia) alla costituzione delle formazioni partigiane e alla lotta di liberazione contro il nazifascismo in Umbria, come già evidenziato da importanti convegni storici e dalla storiografia locale e nazionale.

Il successo di partecipazione e gli interventi dei relatori hanno dimostrato la necessità di approfondire i temi in questione attraverso la ricerca e l’indagine storica e storiografica con convegni di formazione di ampia portata storica, in una fase estremamente delicata di rovescismo storico. Qualcuno infatti tenta ipocritamente di dimenticare cosa sia stata la dittatura fascista, di rimuovere dalla storia o dalla memoria collettiva i crimini e i criminali di guerra italiani nelle colonie africane o nei territori orientali, tacendo sui campi di concentramento italiani nell’isola di Arbe, a Gonars o su quello di sterminio nella risiera San Saba rischiando di trasformare in carnefici coloro che diedero la vita insieme ai partigiani alla lotta di Liberazione dell’Umbria o dell’Italia, e in vittime coloro che si resero protagonisti o complici per oltre 20 anni delle peggiori nefandezze e dei crimini di guerra perpetrati dall’occupazione nazi-fascista nei confronti delle popolazioni della ex Jugoslavia cercando di imporre una lettura esclusivamente nazionalitaria e vittimaria di fatti ben più complessi per le implicazioni di natura politica, militare ed economica che li caratterizzano.

Anche per tali ragioni, è incomprensibile quanto grave il comportamento della Dirigente dell’Istituto di Istruzione Superiore Scientifico e Tecnico di Orvieto che ha negato il giorno prima dello svolgimento del convegno -adducendo esclusivamente generici motivi di sicurezza ancora oggi tutti da dimostrare sulla carta nonché inesistenti nei fatti- l’utilizzo dell’aula magna concessa per il convegno sette giorni prima, pur avendo avuto tutto il tempo di valutare preliminarmente i temi del convegno e i profili professionali e le competenze storiche dei relatori. Nonostante ciò, la Dirigente ha preferito ascoltare alcuni detrattori censurando il diritto all’informazione, alla libertà di parola e di ricerca, rischiando di tacitare studiosi che da anni lavorano sulle questioni storiche inerenti il confine orientale e la Resistenza, privando i docenti e gli studenti del suo Istituto di elementi fondamentali per la conoscenza di fatti storici, debitamente documentati. A ciò si sono aggiunte, se confermate, altre gravi dichiarazioni alla stampa nazionale, in particolare quelle relative alla “sicurezza dei ragazzi”. E’ importante ribadire che anche se fossero stati comunicati problemi riguardanti la sicurezza del Convegno da generiche “autorità superiori”, in uno Stato di diritto e democratico si sarebbero definite insieme alle stesse “autorità superiori” le condizioni per il rispetto del diritto di parola, di ricerca e di formazione garantite dalla Costituzione, invece che vietare l’utilizzo dell’aula per lo svolgimento del corso di formazione. Altrettanto grave quanto illegittimo è il fatto che la Dirigente abbia comunicato ad alcuni docenti del Suo Istituto iscritti al convegno, la revoca dell'esonero dal servizio, motivandolo con il diniego di utilizzo dell'aula magna, senza prima verificare se il convegno fosse stato annullato dall’ente formatore, ovvero dal CESP. Il convegno si è comunque tenuto in altra sede e pertanto tale diniego è risultato insussistente e i docenti hanno partecipato all’iniziativa come prevede la normativa vigente.

Considerati inoltre i contenuti strumentali di qualche sparuto articolo di stampa locale e nazionale pubblicato nei giorni scorsi e che la tardiva revoca della disponibilità dei locali dell’IISST di Orvieto ha causato molti disagi all'organizzazione del convegno nazionale di formazione, abbiamo già dato mandato ai nostri legali di verificare le affermazioni riportate e valutare nelle sedi opportune se vi siano i presupposti per tutelare ulteriormente il buon nome e i diritti di un ente come il CESP, il diritto alla formazione dei docenti, nonché il buon nome, la professionalità e l'immagine dei due relatori.

Il convegno è stato ripreso in audio e in video e nelle prossime settimane verrà pubblicato on line nella sua versione integrale.

CESP – Centro Studi per la Scuola Pubblica di Terni e di Orvieto

convegno CESP LE VICENDE DEL CONFINE ORIENTALE D'ITALIA DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE E IL CONTRIBUTO DEI PARTIGIANI SLAVI ALLA LIBERAZIONE

mercoledì 15 febbraio 2023

 Orvieto, SalaDigipass della Nuova Biblioteca Pubblica "L.Fumi". 

Oltre cinquanta partecipanti in presenza e on line collegati da diverse Regioni d'Italia

"Le vicende del confine orientale d'Italia durante la seconda guerra mondiale e il contributo dei partigiani slavi alla Liberazione"

IL BLOCCO DELL’ANNO 2013 E LA PROGRESSIONE DI CARRIERA

lunedì 6 febbraio 2023

 

RECUPERO ANNO 2013 AI FINI DELLA PROGRESSIONE DI CARRIERA

Le retribuzioni del personale della Scuola sono ben al di sotto della media europea e dei paesi dell’Ocse e in termini di potere di acquisto i nostri stipendi hanno perso inesorabilmente – fin dalla scellerata sottoscrizione tra il Governo Amato I e le OO.SS. della soppressione della Scala mobile il 31.7.1992 – la loro capacità di garantire “un’esistenza libera e dignitosa” (art. 36 Cost.) paragonabile a quella degli inizi degli anni ’90.

Se a questo aggiungiamo che la l. n. 122/2010 dispose il blocco delle progressioni di anzianità per il personale pubblico per gli anni 2011, 2012 e 2013, prorogato sino al 31.12.2013 dal d.P.R. n. 122/2013, è chiaro come il tenore di vita del personale della scuola si sia ulteriormente abbassato.

Bisogna ricordare che nel frattempo sono intervenuti – utilizzando i risparmi realizzati nel comparto Scuola – il decreto Interministeriale n. 3/2011 che ha ripristinato l’anno 2010, l’accordo sindacati-ARAN del 13.3.2013 l’anno 2011 e infine l’accordo del 7.8.2014 l’anno 2012. 

Quindi, al momento, resta ancora escluso ai fini della progressione economica l’anno 2013 che di fatto sposta in avanti di un anno la progressione stipendiale e la fascia di anzianità, penalizzando il personale docente e ATA.

La recente sottoscrizione del “CCNL sui principali aspetti del trattamento economico del personale del comparto Istruzione e ricerca – Triennio 2019-2021” del 6.12.2022 aveva illuso sulla possibilità di giungere anche al riconoscimento di quest’ultimo anno di blocco. 

Invece di fronte a quest’ennesima delusione e giunti ormai a 10 anni dall’emanazione della norma che ha sancito il blocco del 2013, numerosi/e colleghi/e sono preoccupati dell’eventuale prescrizione e/o decadenza del diritto all’integrità della progressione di carriera e ci chiedono come agire per ottenere il riconoscimento dell’anno 2013 per adeguare la propria posizione di carriera e ricevere le relative differenze stipendiali maturate nel frattempo.

Una situazione che sta portando a molti ricorsi di cui al momento non è possibile prevedere l’esito, perché la sentenza della Corte Costituzionale n. 178/2015, su cui si basano, ha dichiarato sì l’illegittimità costituzionale sopravvenuta del regime di sospensione della contrattazione collettiva per il personale delle amministrazioni pubbliche, ma non del conseguente blocco stipendiale.

Naturalmente chi volesse scongiurare il rischio dell’eventuale prescrizione e/o decadenza in attesa di favorevoli sviluppi giurisprudenziali, deve presentare la lettera che alleghiamo di seguito.

____________________________

da inviare via PEC oppure consegnare a mano all’ufficio protocollo di scuola che deve rilasciare ricevuta

* * *

Al/la Dirigente Scolastico/a del

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di ____________________________

SEDE

OGGETTO: Domanda di Riconoscimento anno 2013, ai fine della progressione di carriera e adeguamento stipendiale – Diffida e contestuale messa in mora

Il/La sottoscritto/a ____________________________________ , nato/a il ________________________ a __________________________________ (___), Codice Fiscale _____________________________ residente a _____________________________________________ (___), C.A.P. _________________ Recapito telefonico ___________________________________

In servizio presso codesta Istituzione scolastica, in qualità di ______________________________________ 

in ossequio alle motivazioni contenute nella sentenza della Corte Costituzionale n. 178/2015, con la quale è stata sancita l’illegittimità costituzionale sopravvenuta del regime di sospensione della contrattazione collettiva per il personale delle amministrazioni pubbliche previsto anche dal d.P.R. 122/2013,

CHIEDE

il riconoscimento del servizio prestato nel corso dell’anno 2013, ai fini giuridici ed economici con l’adeguamento della posizione retributiva ai fini della propria posizione di carriera e le relative differenze stipendiali. 

La presente costituisce ai sensi e per gli effetti di legge atto di messa in mora e vale, altresì, quale atto interruttivo di ogni prescrizione e/o eventuale decadenza. 

Salvo ed impregiudicato ogni diritto ed azione. 

Data _______________________ 

FIRMA ___________________________ 

IL MODELLO DA SCARICARE

RECLUTAMENTO DOCENTI ULTIME NOVITÀ

giovedì 26 gennaio 2023

 Le ultime informazione in relazione al personale precario della scuola ci dicono essere circa 250.000, comprendendo in tale numero anche le nomine da MAD: Probabilmente è un numero per difetto. In ogni caso si perpetua la ‘quantità’ di personale precario degli ultimi 15-20 anni che indica come il tema del reclutamento nella scuola è un problema endemico. A nostro modo di vedere non è un deficit casuale ma una scelta ministerial-governativa che opta per spendere il meno possibile per il settore ‘istruzione’: un precario/a viene a costare complessivamente tra i 5 e i 6.000 € in meno di un soggetto stabilizzato/a. Questo fa anche il paio con la procedura IPER FARRAGINOSA definita dal passato ministro Bianchi che di fatto allungava a mediamente 5 anni post laurea il percorso di ingresso nella scuola. Ora si dice che si metterà mano alla legge 79/2022 che ha convertito il decreto Bianchi: riteniamo che solo una mobilitazione dei diretti interessati può consentire di superare gli steccati, il percorso ad ostacoli che frammenta e allunga la stabilizzazione nel mondo della scuola.

L’articolo che qui di seguito postiamo fa il punto della situazione ad oggi. G.Z.

RECLUTAMENTO DOCENTI ULTIME NOVITÀ*

Il Ministero dell’istruzione e del merito ha incontrato, infatti, i sindacati il 17 gennaio scorso per aprire un confronto sul tema del reclutamento degli insegnanti. Si è trattato di un incontro sostanzialmente di natura tecnica, con il capo gabinetto del MIM, Giuseppe Recinto, in cui si sono discussi alcuni dei temi fondamentali della riforma del reclutamento dei docenti e le iniziative che il Ministro dell’istruzione, Giuseppe Valditara, sta valutando per risolvere il problema del precariato e delle assunzioni del personale docente.

Già nelle settimane scorse, attraverso diverse dichiarazioni, il Ministro Valditara ha espresso la volontà di apportare delle modifiche al nuovo percorso per assumere gli insegnanti elaborato dall’ex Ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi, e soprattutto di cambiare i concorsi scuola. Questo perchè le procedure concorsuali bandite fino ad oggi si sono rivelate insufficienti a coprire tutti i posti vacanti nelle scuole, continuando a rendere necessario il ricorso alle supplenze e ai docenti precari. Inoltre, l’attuale sistema di reclutamento si è dimostrato un flop, con procedure farraginose e tempistiche inadeguate a rispondere alle esigenze della scuola.

Dunque, da parte ministeriale, c’è la ferma intenzione di modificare il sistema di reclutamento del personale docente e i prossimi bandi di concorso per insegnanti, al fine di attuare quanto prima la riforma del reclutamento che, lo ricordiamo, è tra i punti cardine del PNRR. Come riportato dal sindacato Anief, durante l’incontro con i sindacati il capo gabinetto del Ministero ha espresso l’intenzione innanzi tutto di intervenire sulla fase transitoria prevista dalla riforma del reclutamento introdotta dal decreto PNRR2 convertito il legge (decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36 convertito, con modificazioni, dalla legge 29 giugno 2022, n. 79). Tra marzo e aprile potrebbero essere banditi già nuovi concorsi per docenti, mentre si stanno valutando soluzioni per l’immediata immissione in ruolo sui posti di sostegno e il c.d. doppio canale per le assunzioni chiesto dai sindacati, ovvero l’utilizzo sia dei concorsi che delle GPS per reclutare gli insegnanti.

LE ESIGENZE DEL MINISTERO

L’incontro tra il Ministero dell’istruzione e i sindacati del 17 gennaio è solo il primo step di un confronto che, sicuramente, richiederà ulteriori approfondimenti per concordare soluzioni veloci e concrete che diano avvio alla riforma del reclutamento degli insegnanti. Questi interventi si rendono necessari e urgenti, dato che il Ministro Valditara si trova a dover risolvere diversi problemi, tra cui:

  • dare attuazione alla riforma del reclutamento, che presenta delle criticità per quanto riguarda la fase transitoria (fino al 31 dicembre 2024) per i precari, che sia per il Ministero che per i sindacati non corrisponde alle reali necessità della scuola e va rielaborata in una formula che sia concretamente attuabile. Senza contare che manca ancora il decreto attuativo per la formazione iniziale prevista dal nuovo percorso per le assunzioni in ruolo. Ricordiamo che, invece, è già stato pubblicato il decreto sul percorso di formazione e prova per i docenti (trovate il testo con il regolamento qui);

  • ridurre il precariato;

  • effettuare le 70 mila assunzioni di docenti entro il 2024 previste dal PNRR. Un’obiettivo, quest’ultimo, che il Ministro Valditara ha già definito irrealizzabile entro i tempi previsti, evidenziando la necessità di una proroga.
 

LE IPOTESI AL VAGLIO

Stando a quanto emerso durante l’incontro con le organizzazioni sindacali, il Ministero starebbe al momento valutando le seguenti soluzioni:

  • bandi annuali per assumere i docenti, già previsti dalla legge 79/2022;

  • concorsi riservati ai precari, aperti anche agli idonei delle procedure concorsuali già espletate con la possibilità di acquisire ulteriori CFU per integrare la formazione. Il primo concorso dovrebbe uscire in primavera e essere rivolto ai docenti con almeno 3 anni di servizio e in possesso di 24 CFU;

  • doppio canale di reclutamento, ovvero assunzioni sia tramite procedure concorsuali che attingendo dalle GPS, per assumere i precari presenti nella prima e seconda fascia delle graduatorie;

  • assunzione degli specializzati sul sostegno che hanno conseguito il titolo entro il 30 giugno 2023 con contratto finalizzato al ruolo.

Il confronto proseguirà attraverso prossimi incontri tra il Ministero e le organizzazioni sindacali. Dunque occorre attendere per sapere con certezza quali saranno le misure che il Ministro deciderà di attuare.

Riforma degli Istituti Tecnici

di Carlo Salmaso - Cobas Scuola del Veneto

• rafforzare le competenze linguistiche e STEM e orientare alle discipline del piano “Industria 4.0”, per connettersi al tessuto socioeconomico e valorizzare la didattica per competenze;

• dare continuità tra l’istruzione tecnica e quella terziaria, riconoscendo crediti formativi universitari ai tirocini svolti nel quinto anno di studi;

• realizzare “Patti educativi 4.0”, affinché istituti, imprese, enti di formazione, ITS Academy, università e centri di ricerca condividano risorse professionali, logistiche e strumentali;

• strutturare un piano formativo per i docenti, in base al territorio;

• erogazione diretta da parte dei CPIA (Centri provinciali istruzione adulti) di istruzione tecnica non in rete con le istituzioni scolastiche o non sufficienti rispetto alle richieste del territorio;

• certificare le competenze degli studenti dopo il primo e secondo biennio, in corrispondenza con il secondo e il terzo livello del Quadro europeo delle qualifiche;

• nuovi quadri orario e insegnamento per UdA.

Entro 180 giorni dall’entrata in vigore del decreto, il Ministero adotterà regolamenti che ridefiniscano i curricoli vigenti (del 2010). Con decreto del Ministro dell’istruzione, di concerto con il MEF, saranno definiti gli indirizzi e i quadri orari, senza maggiori oneri finanziari. Gli obiettivi del provvedimento sono: rafforzare le competenze linguistiche, storiche, matematiche e scientifiche, e la connessione al tessuto socioeconomico, favorendo laboratorialità e innovazione; valorizzare la didattica per competenze, la progettazione interdisciplinare e le unità di apprendimento; aggiornare il profilo educativo, culturale e professionale dello studente e incrementarne la “flessibilità”. Per la formazione dei docenti, si prevede un piano legato ai contesti territoriali: novità che avvicina i Tecnici alla riforma già avviata nei Professionali. La riforma dei Professionali punta a rafforzare il rapporto della scuola con il mondo del lavoro, in linea con le richieste di innovazione, sostenibilità ambientale e competitività del PNRR, con l’aggiornamento nelle scuole del Progetto formativo individuale, e semplificando le procedure per il passaggio dagli istituti professionali agli Iefp (Istruzione e Formazione Professionale). È previsto un Osservatorio nazionale per l’istruzione tecnica e professionale con funzioni consultive e di proposta anche per l’aggiornamento degli indirizzi di studio e linee guida, composto da 15 membri, in carica per un anno, con esperti di istruzione tecnica e professionale, esponenti di organizzazioni datoriali e sindacali (maggiormente rappresentative), e delle Regioni, degli enti locali, del sistema camerale, dell’INVALSI e INDIRE.

 Quali sono le criticità del provvedimento? Innanzitutto la riforma modifica gli ordinamenti dei Tecnici senza prevedere investimenti; inoltre, vuole allineare i curricula alla “domanda di competenze” che proverrebbe dal tessuto produttivo, malgrado le “professionalità” oggi richieste dalle imprese possano essere già obsolete già domani. Troppi, poi, i riferimenti al “tessuto socio-economico”, alle “esigenze del territorio”, alla “specificità dei contesti territoriali”, laddove gli studenti devono formarsi con capacità complessive e prospettive ampie in un mondo del lavoro globalizzato e mobile e, soprattutto, come cittadini/e capaci di analizzare il contesto economico- sociale con spirito critico e autonomia. E gli attestati delle competenze, dopo il primo e secondo biennio, rischiano di indirizzare gli ordinamenti verso percorsi quadriennali e destrutturarne l’organicità, mettendo in crisi anche la validità dell’esame di stato.

Questa riforma può danneggiare un sistema che ora mantiene attrattività e che è caratterizzato da un biennio unitario (con maggiore possibilità di orientamento delle scelte a 16 anni) e da un’impostazione formativa legata alle opzioni nazionali. Sui CPIA la possibilità di “erogazione diretta” potrebbe consentire di includere il collegamento al secondo livello (serali), ma per ora il percorso è indefinito. E soprattutto il provvedimento produce una riorganizzazione didattica imposta dall’alto, gravosa per i docenti e per la gestione degli organici, con orientamenti didattico-pedagogici che limitano la libertà di insegnamento e il pluralismo culturale, insistendo sulla “didattica per competenze, caratterizzata dalla progettazione interdisciplinare e dalle unità di apprendimento”, a fronte dalle diverse metodologie didattiche praticate dai Collegi e dai singoli docenti. Sono previste attività formative indefinite, senza oneri finanziari. Inoltre, l’offerta formativa torna ad essere canalizzata tra chi si avvia all’istruzione liceale e chi punta allo sbocco lavorativo, con competenze acquisite nei Tecnici e nei Professionali. La flessibilità di orientamento e formazione, il cambiamento in corso di studi (con scelte più consapevoli e di riscatto culturale e sociale) vengono eliminati a favore di un curriculum fortemente connotato già dal primo biennio.

Infine, a fronte del rituale richiamo ad interventi “senza oneri a carico della finanza pubblica”, sarebbe necessario un investimento di un miliardo di euro per il ripristino del tempo scuola sottratto dalla riforma Gelmini alle scuole secondarie di secondo grado (incremento di 22.000 docenti per ripristino di 3 ore settimanali, ricostituzione delle cattedre con meno di 18 ore per utilizzo delle contemporaneità e ricalcolo dell’organico dei corsi serali).

PART TIME: DOMANDA ENTRO IL 15 MARZO

 Part-time a scuola (o rientro al tempo pieno), la domanda si presenta entro il 15 marzo di ogni anno



Quanto dura?

Il part-time dura due anni scolastici. Al termine dei due anni non è necessaria alcuna richiesta di proroga se si decide di proseguire il contratto a tempo parziale. Deve invece essere esplicitamente richiesto il rientro al tempo pieno.

Come può essere articolato per i docenti?

Per i docenti, l’art. 39 del CCNL Scuola prevede che la durata minima delle prestazioni lavorative deve essere di norma pari al 50% di quella a tempo pieno.

Il rapporto di lavoro a tempo parziale deve risultare da contratto scritto e deve contenere l’indicazione della durata della prestazione lavorativa.

Il tempo parziale può essere realizzato:

  • a) con articolazione della prestazione di servizio ridotta in tutti i giorni lavorativi (tempo parziale orizzontale);
  • b) con articolazione della prestazione su alcuni giorni della settimana del mese, o di determinati periodi dell’anno (tempo parziale verticale);
  • c) con articolazione della prestazione risultante dalla combinazione delle due modalità indicate alle lettere a e b (tempo parziale misto).

E per gli ATA?

Per il personale ATA, l’art. 58 del CCNL Scuola prevede che il dipendente a tempo parziale copra una frazione di posto di organico corrispondente alla durata della prestazione lavorativa che non può essere inferiore al 50% di quella a tempo pieno. In ogni caso, la somma delle frazioni di posto a tempo parziale non può superare il numero complessivo dei posti di organico a tempo pieno trasformati in tempo parziale.

Anche in questo caso, il rapporto di lavoro a tempo parziale deve risultare da contratto scritto e deve contenere l’indicazione della durata della prestazione lavorativa.

Il tempo parziale può essere realizzato:

  • a) con articolazione della prestazione di servizio ridotta in tutti i giorni lavorativi (tempo parziale orizzontale);
  • b) con articolazione della prestazione su alcuni giorni della settimana, del mese, o di determinati periodi dell’anno (tempo parziale verticale), in misura tale da rispettare la media della durata del lavoro settimanale prevista per il tempo parziale nell’arco temporale preso in considerazione (settimana, mese o anno);
  • c) con articolazione della prestazione risultante dalla combinazione delle due modalità indicate alle lettere a e b (tempo parziale misto).

Si possono svolgere altre attività?

Al personale in part-time è consentito, previa autorizzazione del dirigente scolastico, l’esercizio di altre prestazioni di lavoro che non arrechino pregiudizio alle esigenze di servizio e non siano incompatibili con le attività d’istituto della stessa Amministrazione. L’assunzione di altro lavoro, o la variazione della seconda attività da parte del dipendente con rapporto di lavoro a tempo parziale, deve essere comunicata al dirigente scolastico entro 15 giorni.

Quanto si guadagna?

L’art. 39 del CCNL Scuola dispone che il trattamento economico del personale docente con rapporto di lavoro a tempo parziale è proporzionale alla prestazione lavorativa.

L’art. 58 per gli ATA prevede invece che il trattamento economico, anche accessorio, del personale con rapporto di lavoro a tempo parziale è proporzionale alla prestazione lavorativa, con riferimento a tutte le competenze fisse e periodiche, ivi compresa l’indennità integrativa speciale e l’eventuale retribuzione individuale di anzianità, spettanti al personale con rapporto a tempo pieno appartenente alla stessa qualifica e profilo professionale.

Il personale in part-time può svolgere attività aggiuntive?

L’art. 39 del CCNL Scuola per i docenti e il 58 per gli ATA prevedono che il personale con rapporto di lavoro a tempo parziale è escluso dalle attività aggiuntive di insegnamento aventi carattere continuativo, nè può fruire di benefici che comunque comportino riduzioni dell’orario di lavoro, salvo quelle previste dalla legge.

Come sono rideterminate ferie e festività soppresse?

I dipendenti a tempo parziale orizzontale hanno diritto ad un numero di giorni di ferie e di festività soppresse pari a quello dei lavoratori a tempo pieno. I lavoratori a tempo parziale verticale hanno diritto ad un numero di giorni proporzionato alle giornate di lavoro prestate nell’anno.

E i permessi per il personale ATA?

Il CCNL Istruzione 2018 prevede che i permessi orari retribuiti per motivi personali o familiari (18 ore annue) e le assenze per l’espletamento di visite, terapie, prestazioni specialistiche od esami diagnostici (18 ore annue) siano riproporzionati nel caso di lavoratori part-time.

Si deve richiedere il rientro a tempo pieno?

Non dovrà richiedere alcuna proroga il personale che, al termine dei due anni, decida di proseguire il rapporto di lavoro part-time. Il ritorno al tempo pieno, invece, va esplicitamente richiesto.

Le eventuali domande di personale che intenda rientrare a tempo pieno solamente dopo un anno di rapporto di lavoro in regime di part-time (art. 11 dell’O.M. n. 446/97) possono essere accolte sulla base di motivate esigenze.

Modello di domanda

Si consiglia di consultare il sito dell’USR di riferimento o dell’Ambito Territoriale, per verificare la pubblicazione di eventuali note con modelli allegati.


I PRECARI HANNO DIRITTO ALLA “CARTA DEL DOCENTE” - 2° RICORSO GRATUITO CON I COBAS SCUOLA

lunedì 23 gennaio 2023


Il Consiglio di Stato, con sentenza n. 1842 del 16 marzo 2022, ha stabilito il diritto dei docenti precari alla Carta del docente; difatti, il collegio ha annullato gli:“atti impugnati nella parte in cui non contemplano i docenti non di ruolo tra i destinatari della Carta del docente”.

Nel frattempo anche i Tribunali del lavoro hanno stabilito il diritto dei precari all’assegnazione della “carta elettronica” per l’aggiornamento e la formazione prevista dall’art. 1, comma 12, della legge 107/, inoltre si evidenzia anche che, ad oggi, della questione è stata interessata la Corte di Giustizia Europea.

Tutti i docenti precari che hanno avuto almeno un contratto al 30 giugno o al 31 agosto negli ultimi cinque anni e chi è attualmente di “ruolo” ma ha avuto contratti annuali negli anni scolastici compresi tra il 2017/18 ed oggi possono partecipare al ricorso gratuito, riservato agli iscritti (e a chi si iscrive) ai COBAS SCUOLA, inviando una mail con nome, cognome, telefono a cobastr@yahoo.it, o telefonando al 328 6536553.

DIRITTO ALLA VITA, LOTTA PER LE PENSIONI IN FRANCIA (IN ITALIA SE LE SONO SVENDUTE I SINDACATI DI STATO)

 👉Ieri in Francia è stato sciopero generale contro riforma delle pensioni di Macron, che innalza a 64 anni l’età pensionabile e sopprime i regimi speciali, che permetteva a chi ha iniziato a lavorare in giovanissima età, facendo lavori usuranti, di andare in pensione prima. È una riforma che colpisce i poveri e premia i ricchi, voluta esclusivamente per detassare le grandi imprese. Ma oggi in Francia è anche un giorno di festa, perché per la prima volta dopo molto tempo, tutti i sindacati e tutti i partiti di opposizione sfilano insieme

👉In un celebre discorso dell'81, Mitterand ricordava la lotta condotta dal socialismo per strappare alle classi dirigenti il tempo della vita.
Mai come oggi le conquiste ottenute nel '900 dalle classi lavoratrici sono sempre più cancellate da ogni riforma strutturale che viene presentata come progresso, quando, invece, è solo un ritorno all’800

👉🏾In Francia non hanno avuto sindacati di stato e concertativi come CGIL-CISL-UIL che si sono venduti le pensioni dei lavoratori spostandole a 67 anni e passando dal sistema retributivo a quello contributivo ovvero garantendo alla generazione dei precari pensioni da FAME e la truffa  dei fondi pensione misti (Espero per la scuola) gestiti dagli stessi sindacati. Mentre i leader sindacali (uno su tutti Raffaele Bonanni della CISL) mantenevano il sistema retributivo garantendosi pensioni d'oro e maxi stipendi. 

😍 Che la lotta dei lavoratori francesi possa essere d’esempio per tutti!

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PILLOLE COBAS SUI DIRITTI: Permessi per motivi personali o familiari ex art 15c2 CCNL

mercoledì 11 gennaio 2023

NB consigliati solo a docenti e ATA a tempo indeterminato, e non ai precari perchè per loro NON è retribuito e sospende il servizio – 

Normativa: articolo 15, comma 2, del CCNL 2007:“Il dipendente, inoltre, ha diritto, a domanda, nell’anno scolastico, a tre giorni di permesso retribuito per motivi personali o familiari documentati anche mediante autocertificazione. Per gli stessi motivi e con le stesse modalità, sono fruiti i sei giorni di ferie durante i periodi di attività didattica di cui all’art. 13, comma 9, prescindendo dalle condizioni previste in tale norma.”

Quindi il diritto al permesso viene fruito senza che il DS possa opporsi in alcun modo: a domanda deve concedere. Il docente presenta un’istanza-richiesta di permesso allegando l’autocertificazione (o qualsivoglia documentazione); quest’ultima di fatto, insieme alla genericità dei motivi personali o familiari, fanno venir meno il potere discrezionale del Capo di istituto il quale non può non autorizzare.

Quali sono i motivi personali o familiari – Esempi

Innanzitutto non devono essere motivi per forza gravi, anzi. Accompagnare un familiare ad una visita medica, presenziare al matrimonio del migliore amico, assistere fuori città ad un concerto del proprio cantante preferito, visitare una mostra... rientrano a pieno titolo tra i motivi personali o familiari; situazioni di interesse per le quali il dipendente ha un giovamento in termini di benessere per sè o i propri cari e non può far a meno, nel soddisfare tali esigenze, di assentarsi dal luogo di lavoro.

La richiesta di permesso familiare/personale non è soggetta al potere discrezionale del Dirigente scolastico

I motivi, per i quali si chiedono i tre giorni (e poi i sei giorni di ferie, in totale 9 giorni l'anno), non sono soggetti alla valutazione del dirigente scolastico. Lo hanno stabilito diverse sentenze in altrettanti tribunali, anche quello di Terni con vertenze dei Cobas scuola. Il docente ha pieno diritto ad usufruire dei tre giorni di permesso (e i sei giorni di ferie) per motivi familiari e personali, come disposto dall’art. 15, comma 2 del CCNL 2007.

Come abbiamo visto poco sopra, è il contratto collettivo nazionale del lavoro, comparto Istruzione e ricerca, a disporre che l’istanza per la richiesta del permesso retribuito per motivi familiari o personali sia corredata da apposita certificazione o documentazione. Solo in mancanza di essa, il Dirigente scolastico può legittimamente emanare un provvedimento amministrativo di diniego alla richiesta avanzata dall’insegnante. Nel caso in cui, invece, sia regolarmente presentata in allegato alla richiesta del permesso retribuito, l’autocertificazione o la documentazione, al Dirigente scolastico spetta solo un controllo di natura formale riferente alle indicazioni giustificative dell’assenza.    

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NO ALLA SCUOLA 4.0 - SI ALLA SCUOLA DELLA COSTITUZIONE

lunedì 9 gennaio 2023

 


👉Il “Piano Scuola 4.0” è il documento ministeriale che segna le progressive tappe che la scuola italiana dovrebbe percorrere, da qui al 2025, nel processo di digitalizzazione didattico e organizzativo, secondo le linee di investimento previste dal PNRR.

👉Il documento offre una precisa descrizione della palingenesi tecnologica di cui si intenderebbe investire in modo totalizzante le nuove generazioni attraverso la formazione scolastica.

👉In base alle “competenze digitali”, il Piano prevede che i docenti siano suddivisi in sei livelli: A1/2 Novizio/Esploratore, B1/2 Sperimentatore/Esperto, C1/2 Leader/Pioniere. Una classificazione che avrebbe fatto invidia all’ Opera Nazionale Balilla (ONB), l’ente sorto nel 1926. L’ONB, infatti, prevedeva 3 corpi maschili: figli della lupa, balilla, avanguardisti.

👉Così come l’ONB mirava all’addestramento preventivo dei futuri soldati, il Piano Scuola 4.0 implica l’addestramento preventivo dei docenti.

👉L’epilogo dell’operazione dell’ONB fu la militarizzazione della società e la trasformazione degli uomini in carne da cannone. L’ epilogo dell’operazione Scuola 4.0 è prevedibilmente la sostituzione del personale docente umano con una adeguata dotazione di più efficienti, meno contrastive e indistinguibili Intelligenze Artificiali, i perfetti docenti 4.0.


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Giuliano De Seta, studente sfruttato come operaio in vita, negato come tale da morto sul lavoro e PCTO

sabato 7 gennaio 2023

“Le vite degli studenti valgono” 
dovremmo urlare parafrasando il grido 
di dolore e di rabbia dei neri d’America.

Ma non per l’INAIL.

La famiglia di Giuliano De Seta, studente di 18 anni morto a settembre dello scorso anno schiacciato da una lastra metallica mentre in fabbrica era in attività di scuola-lavoro, secondo l’lNAIL - Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro, non ha diritto ad alcun risarcimento. 
Giuliano non era un capo famiglia. 
E’ vero era solo un figlio, dunque senza dignità risarcitoria secondo le ciniche e spietate regole INAIL e la “norma vigente”. 
Studente sfruttato come operaio in vita, negato come tale da morto sul lavoro. 
La stessa vergognosa burocratica risposta che hanno ottenuto le famiglie degli altri due studenti, Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci, morti nell’ultimo anno in queste attività che niente dovrebbero avere a che fare con la scuola e con gli studenti.
Quelle regole, è opportuno denunciarlo sono state varate da Governi conniventi e da Organizzazioni Sindacali che hanno guardato altrove quando era il momento di opporsi. 
Quelle stesse OO.SS., con la CGIL in testa, che ora dichiarano di essere d’accordo alla modifica delle norme sulle esperienze di scuola-lavoro, annunciate ipocritamente dal ministro Valditara, dopo tante morti impunite e colpevoli. 

Per i COBAS SARDEGNA le micidiali esperienze di “Alternanza - Sfruttamento - Lavoro” non sono emendabili vanno ABOLITE.

Invitiamo pertanto tutto il sindacalismo di base e conflittuale ad un nuovo ed ulteriore sforzo unitario per promuovere una campagna di protesta per il riconoscimento alla famiglia di Giuliano De Seta, e di tutti gli altri ragazzi morti, del giusto risarcimento, per la cancellazione delle inutili e micidiali esperienze di scuola - lavoro dal curriculum di studentesse e studenti, per l’accertamento delle responsabilità civili e penali connesse a tali insopportabili morti sul lavoro.

Invitiamo lavoratrici, lavoratori, studentesse e studenti ad indossare un nastro rosso al polso in segno di protesta, indignazione e solidarietà al loro rientro sui luoghi di lavoro e a scuola.


http://www.cobasscuolasardegna.it/le-vite-degli-studenti-valgono-cobas-scuola-sardegna/

BASTA MORTI, NO ALTERNANZA SCUOLA LAVORO (PCTO)

👉 I familiari di Giuliano De Seta, lo studente di 18 anni morto lo scorso 16 settembre per un incidente sul lavoro mentre stava svolgendo uno stage all'interno della Bc Service, fabbrica di Noventa di Piave (Venezia), non potranno ottenere *nessun risarcimento economico.*

👉 Enza Scarpa, direttrice dell' *Inail* del Veneto, ha spiegato al Corriere le ragioni: "I genitori non hanno avuto diritto a una rendita per la morte di Giuliano perché il reddito familiare supera la soglia minima di legge, calcolata in base alla composizione del nucleo familiare". E ancora: *"Abbiamo riconosciuto l'infortunio mortale sul lavoro subito e questo sarà importante anche ai fini processuali. E anche gli altri aiuti previsti dalla legge sono stati erogati."*

👉 Il ragazzo era stato schiacciato da una pesante lastra di metallo scivolata da un cavalletto. De Seta è deceduto all'ospedale dopo essere stato prima soccorso da alcuni operai dello stabilimento e poi dai medici del Suem. Il 18enne, residente a Ceggia (Venezia), frequentava la quinta all'istituto tecnico "Da Vinci" di Portogruaro e aveva intrapreso lo stage secondo il progetto di alternanza scuola-lavoro.

👉 Gli *indagati per omicidio colposo* sono il *titolare e il responsabile sicurezza* della ditta, il *tutor scolastico e la preside* dell'Itis Leonardo Da Vinci, dove il ragazzo studiava.

👉 Secondo una elaborazione (in base a dati Inail) dell'Osservatorio nazionale morti sul lavoro sia di Bologna che di Mestre, i *morti sul lavoro nel 2022* sono stati in totale almeno 1.484 (1.404 nel 2021 calcolati con gli stessi parametri) equivalenti a 28 a settimana e *4 al giorno di media.* I deceduti direttamente sul luogo di lavoro sono 665, mentre sono 819 quelli che hanno perso la vita in viaggio (dovuto alla professione, per esempio gli autotrasportatori) o andando o tornando dal luogo di impiego. Le categorie maggiormente falcidiate sono l'agricoltura, l'autotrasporto e l'edilizia che superano insieme la metà degli infortuni mortali.

Leggi tutto su: https://www.fanpage.it/attualita/giuliano-de-seta-morto-durante-uno-stage-a-18-anni-la-famiglia-non-ricevera-nessun-risarcimento/

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ISCRIZIONI SCUOLA 2023/24

giovedì 5 gennaio 2023

 Ricordate che è possibile essere esentati dalle ore curricolari di Religione Cattolica compilando il modulo presente a questo link 

Inoltre al momento, del perfezionamento dell’iscrizione non vi è alcun obbligo, ovvero è facoltativo per le  famiglie versare il contributo alle spese scolastiche d’istituto (varia tra 50 e 150€ per alcune scuole superiori), sono e rimangono obbligatorie la tassa scolastica di iscrizione (6€) e di frequenza (15€)

Iscrizioni a scuola 2023/24 online e cartacee

Le domande di iscrizione per l’a.s. 2023/24 vanno presentate dal 9 al 30 gennaio 2023. Personalizzazione modulo online.

Iscrizioni online e cartacee

Come leggiamo nella nota n. 33071 del 30 novembre 2022,

– si effettuano online (dalle ore 08.00 del 9 gennaio alle ore 20.00 del 30 gennaio 2023) le iscrizioni:

alle classi prime della scuola primaria;
alle classi prime della scuola secondaria di primo e secondo grado;
ai percorsi di istruzione e formazione professionale erogati in regime di sussidiarietà dagli istituti professionali, nonché dai centri di formazione professionale accreditati dalle Regioni che, su base volontaria, aderiscono al procedimento di iscrizione on line;
alle classi iniziali dei corsi di studio delle scuole paritarie che decidono facoltativamente di aderire alla modalità telematica.

– sono effettuate in modalità cartacea (dal 9 al 30 gennaio 2023) le iscrizioni:

alle sezioni della scuola dell’infanzia;
alle scuole della Valle d’Aosta e delle Province autonome di Trento e Bolzano;
alle classi terze dei licei artistici e degli istituti tecnici;
alla terza classe dei percorsi dell’istruzione tecnica – indirizzo Trasporti e Logistica, percorso sperimentale Conduzione del mezzo navale / Conduzione di apparati e impianti elettronici di bordo (CAIM/CAIE);
al percorso di specializzazione per “Enotecnico” degli istituti tecnici del settore tecnologico a indirizzo “Agraria, agroalimentare e agroindustria”, articolazione “Viticoltura ed enologia”;
ai percorsi di istruzione per gli adulti, ivi compresi quelli attivati presso gli istituti di prevenzione e pena;
agli alunni/studenti in fase di preadozione, per i quali l’iscrizione è effettuata dalla famiglia affidataria direttamente presso l’istituzione scolastica prescelta.

Personalizzazione modulo online

Struttura modulo

Il modulo di iscrizione online si compone di due parti:

una parte uguale per tutte le scuole e contenente i dati anagrafici degli alunni/studenti;
un’altra parte che può essere personalizzata da ciascuna scuola con la richiesta di informazioni specifiche, attinte da un elenco di voci predefinite o anche aggiunte dalla scuola medesima.

Finalità personalizzazione modulo

La personalizzazione del modulo, con la raccolta di ulteriori informazioni, è effettuata per offrire ad alunni e studenti servizi aggiuntivi in base al proprio PTOF e alle risorse disponibili, nonché per l’accoglimento delle domande di iscrizione ovvero per l’attribuzione di precedenze o punteggi nelle graduatorie/liste di attesa. Evidenziamo che queste ultime informazioni, finalizzate all’accoglimento delle domande e all’attribuzione di punteggi e precedenze, vanno definite con apposita delibera del Consiglio di Istituto.

La personalizzazione del modulo riguarda non solo le ulteriori informazioni richieste alle famiglie ma anche altri aspetti (come leggiamo nella nota n. 4329 del 7 dicembre 2022), quali:

“tempi scuola” (le scuole visualizzano i “tempi scuola” preimpostati coincidenti con quelli definiti nell’anno corrente e possono personalizzarli per l’a.s. 2023/24, aggiungendo una nota oppure rendendoli non attivi ai fini dell’iscrizione);
gestione percorsi a indirizzo musicale – scuole secondarie di primo grado (per aggiungere l’offerta dell’indirizzo musicale, occorre selezionare la voce di menu “Percorsi a indirizzo musicale: scelta strumenti” e inserire almeno uno strumento musicale. Si devono, inoltre, inserire la data di svolgimento della prova attitudinale e ulteriori informazioni riguardanti la prova e che possano essere utili per la scelta delle famiglie);
gestione indirizzi di studio – scuole secondarie di secondo grado [la funzione consente ai licei di inserire il percorso e l’indirizzo offerto; agli istituti tecnici di specificare il settore e l’indirizzo; agli istituti professionali di indicare gli indirizzi previsti dal D.lgs. 61/2017 e l’offerta formativa sussidiaria (IeFP)];
contributi (la funzione consente di gestire una sezione facoltativa, nella quale si possono fornire informazioni sui contributi e/o sul pagamento di servizi erogati dalla scuola, tramite l’inserimento di note, link ed eventuali dettagli su importi e rate di riferimento).

Come procedere

La personalizzazione del modulo online è effettuata tramite il portale SIDI, ove è presente il link “Iscrizioni on Line (Personalizza Modulo)”. A tal fine, è possibile anche utilizzare il modulo predisposto lo scorso anno scolastico, tramite la funzione “Importa modulo anno precedente”. Poi con la funzione:

“Personalizza modulo” si può procedere alle eventuali modifiche e aggiungere le voci del “catalogo alunni” e “catalogo famiglia”;
“Ulteriori Informazioni da richiedere alla famiglia” la scuola può chiedere le informazioni aggiuntive di cui sopra.

Completata la personalizzazione, le scuole possono simulare l’iscrizione online allo stesso modo dell’utente famiglia, così da valutare l’idoneità e la completezza del modello predisposto. Ai fini della simulazione, il modello va validato e pubblicato, utilizzando le funzioni “Validazione modulo” e “Pubblicazione modulo”. Se si ritiene che il modulo pubblicato non sia corretto, si deve annullare la pubblicazione, modificare il modello e procedere ad una nuova pubblicazione. Tutte le domande inserite come prova saranno cancellate in automatico dal sistema informativo, prima dell’apertura delle iscrizioni alle famiglie.

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