Domenica sera 31 luglio si è spento a Pisa Massimo Bontempelli. Docente di Storia e Filosofia, era nato nel 1946. In gioventù, negli anni ’70 -’80, è stato militante in alcune formazioni della nuova sinistra: nel gruppo del Manifesto, nel PDUP di Lucio Magri e, infine, in Democrazia Proletaria.
A partire dagli anni ’80 Bontempelli ha concentrato le proprie attenzioni sulla scuola ed in particolare sull’ attività didattica e scientifica, ritenendola una modalità di impegno civile e politico per lui più efficace della militanza tradizionale. In questa sua ricerca ha elaborato e pubblicato diversi testi scolastici tra cui i manuali di storia per i licei in collaborazione con il Prof. E. Bruni (in particolare Storia e coscienza storica, Trevisini, Brescia 1998) e quelli di filosofia in collaborazione con il Prof. F. Bentivoglio ( Il senso dell’Essere nelle culture occidentali, Trevisini, Brescia 1992).
All’attività scolastica ha affiancato un impegno sindacale, militando nei Cobas Scuola fin dalla loro origine, partecipando a diverse iniziative culturali dei Cobas e del CESP e ricoprendo anche il ruolo di RSU presso il Liceo G. Galilei di Pisa. Sul piano scientifico ha pubblicato numerosi lavori di storia e di storiografia filosofica tra i quali si ricordano: una biografia di Gesù reinterpretato in ottica laica (Gesù uomo nella storia Dio nel pensiero, CRT, Pistoia, 2000), una lettura della Filosofia di Hegel ( Filosofia e realtà, CRT, Pistoia 2000), un pamphlet di critica delle riforme scolastiche degli anni ’90 ( L’agonia della scuola italiana, CRT, Pistoia 2000).
La radicalità e l’onestà intellettuale che lo hanno sempre contraddistinto lo hanno portato, negli ultimi anni, ad un atteggiamento sempre più critico verso le derive della sinistra, che riteneva ormai incapace di distinguersi ideologicamente e politicamente dalla destra: per questo aveva intrapreso percorsi di ricerca e di studio non ortodossi rispetto alla tradizione marxista e di sinistra, suscitando riflessioni e discussioni accese, ma mai banali, sulle prospettive del cambiamento sociale e culturale nel nostro Paese. Ne sono testimonianza i due libri prodotti in collaborazione con Roberto Massari : La sinistra rivelata. Il Buon Elettore di Sinistra nell'epoca del capitalismo assoluto (con M. Badiale), «Quaderno di Utopia rossa» n. 2, 2007, e il saggio I cattivi maestri in I Forchettoni rossi. La sottocasta della "sinistra radicale", Quaderni di Utopia rossa, 2007.
Negli ultimi anni il suo pensiero si è orientato verso i temi della critica ambientalista al modello di sviluppo economico contemporaneo con la pubblicazione di alcuni lavori sui temi della decrescita e della crisi economica come occasione di cambiamento positivo ( Marx e la decrescita, Abiblio, 2010).
Massimo era un compagno ed un intellettuale intransigente sul piano culturale, morale e politico che, nella sua vita, ha sempre rifiutato scelte opportunistiche e di compromesso e per questo è stato emarginato dalla cultura ufficiale, anche e soprattutto da quella di sinistra.
Lo spessore culturale e politico del suo pensiero resta nei suoi scritti e nella sua coerenza morale, culturale e politica . Ci mancherà molto ma faremo tesoro della grande eredità che ci ha lasciato.
Cobas Scuola
Il ricordo dell'amico e collega Fabio Bentivoglio dopo la scomparsa di Massimo Scrivere, oggi, una nota in ricordo di Massimo Bontempelli mi è possibile soltanto perché sono ancora in quella sorta di limbo emotivo che da un lato consente di registrare mentalmente l'incredibile notizia della sua scomparsa, dall'altro non consente ancora, per quanto mi riguarda, di cogliere per intero la smisurata voragine che mi si è aperta dentro. Parlare con distacco della sua vita mi è impossibile, perché la sua vita è stata anche la mia. Trent'anni fa, quando in questo Paese si facevano ancora i concorsi pubblici per accedere alla professione insegnante, era necessario studiare e approfondire i contenuti di esame. Conobbi Massimo in occasione di una serie di lezioni da lui tenute a questo scopo. Mi riconosco un merito: dopo poche lezioni compresi subito di trovarmi di fronte a un personaggio eccezionale di cui intuivo una profondità di pensiero che corrispondeva a quello che con passione cercavo nella filosofia. Da quel momento nacque un sodalizio culturale che avrebbe costituito uno degli assi portanti della mia esistenza, non solo professionale. Le sue analisi storiche, filosofiche, sociali, anche nelle loro punte di massima astrazione, finiscono sempre per dare fondamento teorico a un impegno politico teso ad affermare il valore irrinunciabile della giustizia. Massimo ha scritto pagine e opere memorabili su questo e su tanti altri temi, e fatico a contenere la mia indignazione nel vedere come i suoi scritti siano stati colpevolmente ignorati dai circuiti ufficiali della cultura. Ma quegli scritti sono lì e devono essere raccolti, ordinati, letti e discussi per rendersi conto del posto che Massimo deve occupare nel panorama della cultura italiana, e per rendersi conto di come in un mondo di intellettuali di cartapesta esistano ancora potenti testimonianze di rigore culturale, di onestà e amore della verità.E forse è proprio questo che rendeva Massimo un intellettuale scomodo, ma scomodo davvero, temuto dagli apparati: perché ci si trovava di fronte ad un'intelligenza straordinaria non disponibile ad essere piegata ad alcun interesse particolare, perché Massimo quell'intelligenza l'ha messa al servizio dell'essenza della filosofia, cioè dell'amore per la verità e quindi dell'amore per la giustizia, al di fuori di qualsiasi convenienza, al di fuori di qualsiasi appartenenza politico-identitaria. In trent'anni mai una volta che abbia ceduto di un millimetro quando in gioco c'era il valore della coerenza intellettuale. In trent'anni mai una volta che lo abbia visto cedere anche lontanamente alla malattia del narcisismo; mai una volta che abbia privilegiato la convenienza, spesso anche strameritata, all'amicizia e al valore dei rapporti umani. E poi, soprattutto, ha commesso un reato oggi insopportabile: nessuno scarto tra le sue idee scritte e la sua vita pratica. Un intellettuale con le sue doti avrebbe potuto anche senza grandi compromessi occupare posti di privilegio e cattedre importanti. Massimo Bontempelli ha dato tanto, tantissimo, a chiunque gli si avvicinasse con desiderio di conoscenza, in una misura che è difficile poter anche immaginare. Ci ha insegnato con la semplicità della sua vita, con la sua incredibile disponibilità, con la sua umanità che davvero un altro mondo è possibile. Ciascuno di noi, in coscienza, se vuole ricordare Massimo, rifletta sul valore di questo suo insegnamento.
Fabio Bentivoglio
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