La manovra economica si presenta come un nuovo attacco a testa bassa del Governo al mondo del lavoro, un’offensiva in cui gioca un ruolo determinante l’aspetto ideologico. Da tempo il Ministro Sacconi persegue la riduzione o l’eliminazione dei diritti e delle tutele del lavoro, giustificandola come un sacrificio indispensabile alla modernizzazione del mercato del lavoro e della nostra economia, queste teorie sono false e reazionarie.
La Commissione straordinaria sulla crisi, istituita dal Parlamento europeo, ha presentato le sue conclusioni approvate a larghissima maggioranza dall’assemblea di Strasburgo, indicano la necessità di affrontare la crisi tutelando e valorizzando il lavoro, con il superamento della frammentazione e della precarietà. Nessuno in Europa, nemmeno i governi e i gruppi parlamentari di centro destra, ha chiesto la libertà di licenziare o politiche finalizzate alla riduzione dei sistemi di tutela del lavoro.
Ed ora, nel mezzo di una crisi economica e sociale devastante di cui non vediamo i confini, dopo che sono stati cancellati centinaia di migliaia di posti di lavoro, dopo che 400mila giovani hanno perso il posto l’anno scorso, il governo vorrebbe favorire la “flessibilità in uscita”, cioè dare alle imprese la libertà di licenziare, per favorire il risanamento e rilanciare l’economia. È una provocazione, una follia politica da parte di un Ministro “sfiduciato” da settori strategici dell’economia nazionale, nel tentativo di riaprire i contatti con Fiat e Confindustria.
Ma nessuno può davvero credere che una nuova guerra contro il lavoro non attiverà gli anticorpi dando luogo a reazioni e tensioni sociali. E allora chi ci metterà la faccia, chi domerà le fiamme dell’incendio sociale, il Ministro Sacconi?
Lavoratori e lavoratrici, ci attendono presto momenti difficili per ciò che non possiamo accettare come unica ricetta
“VOGLIONO CURARE LA MALATTIA CON IL VIRUS CHE L’HA GENERATA”
“Negli Stati Uniti d’America le aziende possono licenziare liberamente, manca lo Stato Sociale come vorrebbero fare anche qui da noi, ma le grandi crisi, quella attuale e quella del 1929, hanno avuto origine proprio in U.S.A. dove non esistono le tutele. Difendiamo i nostri diritti prima che ci tolgano il posto di lavoro solo perché non gli siamo simpatici o non siamo disponibili a lavorare 10/12 ore al giorno ogni volta che ce lo chiedono”