Nina e Marianna sono tutt’ora detenute e rischiano di dove continuare a subire il carcere per il solo fatto di aver opposto - insieme a migliaia di altre donne e uomini - una resistenza pacifica ma determinata alla imposizione con la forza di un opera devastante come il Tav, per avere espresso il rifiuto della occupazione militare del territorio, per aver accettato il rischio di esporsi continuamente alla furia dei gas CS sparati a migliaia e ad altezza d’uomo ormai quasi ogni giorno da quando la Maddalena è stata occupata, spianata, circondata di reti e di filo spinato: un fortino di guerra travestito da cantiere.
Un fortino al quale da quasi tre mesi il popolo della valle sta opponendo un assedio tenace e crescente, un assedio fatto di rabbia e indignazione ma anche di rifiuto e opposizione alla guerra che lo Stato vuole dichiarare e intensificare contro un territorio ed una intera popolazione.
Nina e Marianna, cui va tutta la nostra solidarietà, vicinanza e condivisione, sono tra le prime vittime di una repressione spietata portata avanti da una compagine trasversale e vergognosa che accomuna ministri del governo ed esponenti della falsa opposizione, funzionari sindacali concertativi e esternazioni del sindacato “autonomo” delle forze dell’“ordine”: tutti a invocare nuove regole d’ingaggio, arresti e processi sommari di massa per trasformare la Val Susa in un luogo di prevaricazione costante.
Una prevaricazione che il popolo valsusino è determinato a continuare a respinge, così come respinge tutte le costanti e programmate falsificazioni mediatiche che fanno anch’esse parte di questa offensiva, come i predisposti ritrovamenti di armi, o la contrapposizione tra il popolo della valle e quei pochi operai tenuti negli appalti del cantiere in condizioni di lavoro sottopagato, precario e schiavizzato.
.Coordinamento provinciale
Confederazione Cobas Torino
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