di Alex
Corlazzoli da Il Fatto
Quotidiano, 17.12.2012 Cari allievi, oggi il vostro maestro è stato bocciato.
Sì, avete letto bene: il Ministero della Pubblica istruzione, al Concorsone, mi ha rimandato. Il maestro, che ogni anno entra
in classe insegnando storia, geografia, musica, educazione all’immagine,
informatica, scienze, dopo aver passato un concorso e ottenuto l’abilitazione
nel 1999, non ha passato il test di preselezione che è stato costretto a fare
per tentare di non essere più precario.
Un personal computer, non una persona, in cinquanta
minuti ha deciso che io non potrò continuare a essere il vostro maestro ogni
anno ma sarò destinato ancora a girare come le giostre da un paese all’altro.
Con me sono stati bocciati sei su dieci che hanno
provato: su 22 persone che erano in aula con me solo 9 sono state promosse.
Volete sapere cosa mi hanno chiesto? No, non ho il
coraggio di dirvelo, cari allievi. Voi state immaginando domande sulla
didattica, su come si trasmettono a voi la storia, la geografia, l’educazione
civica. State immaginando che mi hanno “interrogato” per sapere come v’insegno a
usare internet, la mail, i social network che il 74% di voi utilizza.
No, nulla di tutto questo. Mi hanno fatto un quiz,
come quelli che fate voi quando vi costringono a fare i test dell’Invalsi più o
meno. Per sapere se so fare il maestro mi hanno chiesto: “Pamela, Fiona e Gina,
sono tre ragazze newyorkesi. Stanno prendendo il sole in una piscina della loro
città. Pamela indossa un costume intero. Fiona legge un libro, Pamela e Gina
sono cugine”. Dovevo indovinare la risposta esatta tra queste quattro: “Fiona è
una studentessa universitaria; Pamela è grassa; a Roma non sono le 9 del
mattino; Pamela e Fiona sono cugine”.
Lo so che state ridendo. Ma i vostri maestri oggi non
hanno il sorriso. Dicono che si chiama logica, cari ragazzi.
Eppure domani dovrò tornare in classe in una scuola
illogica. Mi hanno bocciato ma per qualche mese servo ancora al signor Ministro
che avrei voluto vedere fare un test con me.
Domattina tornerò tra voi, continueremo a leggere il
quotidiano insieme, a imparare la Costituzione e la democrazia con i nostri
consigli comunali di classe. Parleremo ancora di musica senza suonare il piffero
ma ascoltando Fabrizio De Andrè e Giorgio Gaber. Vi insegnerò scienze portandovi
alla fiera del consumo critico a Milano. Cercherò di ascoltare ancora i problemi
di quelli tra voi che hanno il papà e la mamma separati; di chi non riesce a
studiare perché a casa non c’è nessuno che lo può aiutare visto che mamma e papà
parlano poco l’italiano ma molto bene l’arabo. No, non mi sono dimenticato:
anche se non so bene rispondere al quiz di Fiona, Gina e Pamela; anche se la
nostra Scuola italiana non ha soldi continuerò a organizzare il nostro viaggio
d’istruzione al Parlamento a Roma o sui beni confiscati alla mafia in Sicilia,
cercando soldi tra qualche imprenditore. Andremo a Mirandola, a incontrare i
bambini che vivono nei container: perché per noi parlare di Emilia è anche
questo.
Non preoccupatevi, quel signore che si chiama
Francesco Profumo, forse non ama veramente la scuola ma il vostro maestro prova
ogni giorno ad amarla. Anche se è stato bocciato.
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