Un
professore di religione che fa propaganda anti-gay tra gli studenti di
un liceo. È accaduto pochi giorni fa a Venezia. Un evento tristemente
istruttivo di quanto l’omofobia ancora oggi possa trovare forti
giustificazioni religiose. E che ci deve far interrogare sulla qualità
dell’insegnamento propinato dai professori di religione cattolica nelle
scuole pubbliche.
In
una quarta classe del liceo “Marco Foscarini” di Venezia un insegnante
di religione, Enrico Pavanello, tratta a modo suo la questione
dell’omosessualità. Un tema caldo, che si lega a questioni come
matrimonio, famiglia, adozione, procreazione assistita, e che suscita
dibattito tra i ragazzi. Andrebbe preso con le molle, esprimendo
quantomeno comprensione. Ma il professore, sollecitato, scrive di suo
pugno una serie di appunti che fotocopia e distribuisce agli studenti.
Il foglio pare poi sia stato condiviso su Facebook da una delle madri,
indignata per il suo contenuto. E la storia finisce così sui giornali.
Nel
volantino in questione, dal titolo “Libertà di ragione”, il docente di
religione esordisce distinguendo tra “omosessualità” e “ideologia gay”.
Si passa poi alla definizione, semplicistica, di ciò che l’insegnante
ritiene sia la “cultura gender”. Viene inopinatamente citato pure
Friedrich Engels. “Nessuno fino ad oggi ha scoperto il fondamento
genetico dell’omo”, aggiunge, contestando poi la “bufala del 10%” di gay
attribuita — erroneamente — al sessuologo Charles Kinsey. ”Allo stato
attuale delle ricerche si può parlare in ‘casi singoli’ di una
‘predisposizione’, ma non di una determinazione genetica comune e
irrevocabile”, continua Pavanello, riducendo così i gay a pochi anormali
e confusi.
Snocciola
quindi quelli che ritiene effetti della “cultura gender”: “si sdogana
la pedofilia”, “spariscono i termini ‘padre’ e ‘madre’”, “ci si apre
alla poligamia”, “si affidano i bimbi/e alle coppie gay”, nonché il “far
west della fecondazione artificiale”. E alla fine, la definizione
dell’omosessualità: “ferita dell’identità che affonda le radici in
bisogni affettivi”, che “sperimenta una diversità indesiderata”; nonché
“un’elaborazione della psiche di modelli affettivi diversi da quelli
verso cui la natura normalmente orienta, una tendenza del tutto
reversibile”.
In sostanza, è proprio quella sottocultura omofoba che viene propagandata con sicumera dall’integralismo cattolico
e che trova spazio negli strali di certi siti web
ultra-tradizionalisti. Nel volantino sono ben riassunte e volgarizzate
le classiche leggende metropolitane, i pregiudizi, le esagerazioni, le
imprecisioni, semplificazioni e slippery slope della propaganda
anti-gay. Si parla pure di studi — scarsissimi, molto controversi
rispetto alla letteratura consolidata e adattati a proprio uso e consumo
— e di esperti, per dare una parvenza di scientificità a tesi retrive e
omofobe.
Ed è preoccupante che anche alcuni
quotidiani nazionali peschino ormai fonti per gli articoli da certi
aspiranti stregoni integralisti, quando si tratta di attaccare
l’omosessualità. Come accaduto qualche mese fa, ma anche di recente.
Perché oggi la strategia di delegittimazione delle istanze per i
diritti civili dei gay da parte degli integralisti religiosi
strumentalizza scienza e argomentazioni ‘laiche’, che fanno riferimento
soprattutto alla psicologia.
Raggiunto dall’Huffington Post,
ma non pago, Pavanello si è difeso proprio così. Ha ribadito che
“l’omosessualità è una scelta, e lo dicono anche autorevoli studiosi”.
Aggiungendo candidamente: “Quando gli studenti manifestano un
orientamento omosessuale, oppure mi chiedono spiegazioni, consiglio loro
dei centri dove è possibile rivedere questo orientamento. Ce ne sono
molti”.
Il
professore di religione è dunque un aperto sostenitore delle ‘cure’ per
gli omosessuali, le famigerate terapie “riparative” o “di conversione”
(che, non a caso, si accompagnano sovente ad esercizi spirituali e
preghiere). E veniamo a sapere che in Italia esistono molti
professionisti che si dedicano a queste pratiche, che hanno già destato
scandalo negli Stati Uniti specie per i danni psichici inflitti ai
minori, tanto da essere bandite dalla California.
Ci chiediamo se non sia il caso che ministero della Salute, quello
dell’Istruzione e l’ordine degli psicologi indaghino sulla questione.
Tutte idee che si nutrono, vale la pena
di ricordarlo, anche di pregiudizi religiosi. E che ne rappresentano
una versione ora più presentabile. Non è un caso l’accanimento delle
gerarchie religiose. Ancora due giorni fa Benedetto XVI
ha per l’ennesima volta criticato, oltre all’ateismo e alla cultura dei
diritti, proprio “filosofie come quella del gender”. Con espressioni
solo più edulcorate e vaghe rispetto a quelle maldestramente esposte
dall’insegnante veneziano.
Il direttore dell’istituto balzato agli onori della cronaca, Rocco Fiano, prende le distanze
dall’incauto docente. In una nota spiega: “parole decisamente infelici,
talvolta decisamente inaccettabili, specie per l’uso di citazioni fuori
contesto, suscettibili di interpretazioni che possono ferire chi
ascolta”. “Affermazioni che si presentano come scientifiche”, aggiunge,
“ma che ben poco supporto possono offrire in tal senso”. Temi così
delicati, continua, “non possono essere affrontati in modo
semplicistico, ma esigono di essere discussi in un clima sereno e
rispettoso”.
Non siamo comunque stupiti per le uscite del professore di religione. Perché sta impartendo, come è tenuto a fare, un insegnamento conforme alla dottrina della Chiesa in materia di omosessualità.
Senza contare che in qualità di insegnante di religione cattolica viene
scelto a insindacabile giudizio del vescovo. A non rigar dritto ci
paiono casomai i professori più aperti, quelli che si rifiutano di
impartire insegnamenti antiquati e diseducativi o non si adeguano alle
stringenti direttive episcopali anche nei comportamenti personali. Come Aniello D’Angelo, che aveva chiesto la riduzione allo stato laicale protestando su Facebook. O Genesio Petrucci, omosessuale che giustificava l’uso del preservativo. Per citare alcuni di quelli cui la curia ha rimosso dall’incarico.
Non mancano, sul fronte opposto, casi
di professori di religione che durante le elezioni diffondono idee
omofobe e intolleranti, come avvenuto a Ravenna.
Siamo sicuri che una parte non indifferente degli insegnanti di Irc non
sia oggi così retriva. E che anzi sia anche più avanti rispetto alle
gerarchie religiose. Ma è costretta giocoforza a piegarsi ai desiderata dei
vescovi, che ne hanno in mano la conferma o meno dell’idoneità. Certi
episodi si ripercuotono però su tutta la categoria ed evidenziano un
pesante problema di aggiornamento educativo.
I
genitori dovrebbero dal canto loro interrogarsi sull’educazione che
ricevono i figli, soprattutto in tenerà età, quando non hanno la forza
di protestare pubblicamente. Quale insegnamento si può trarre dai
concetti di eterne punizioni infernali, di possessioni demoniache, della
superstizione, dell’intercessione a enti sovrannaturali a scapito della
responsabilizzazione individuale, dello sviluppo della coscienza
critica e del senso civico, della razionalità e della solidarietà?
Di fronte a episodi del genere, i ragazzi e i genitori possono scegliere. Scegliere di non frequentare o non far frequentare l’ora di religione ai propri figli. Grazie anche all’azione legale dell’Uaar, l’ora alternativa
all’Irc deve essere garantita per legge da tutte le scuole pubbliche.
Proprio da oggi 21 gennaio si aprono le iscrizioni per l’anno scolastico
2013/2014, da effettuare on line seguendo le indicazioni.
Nell’iscrizione online, di fronte alla “Scelta relativa
all’insegnamento della religione cattolica/attività alternative”, l’Uaar
invita a optare per queste ultime che, viene precisato, “saranno
comunicate dalla scuola all’avvio dell’anno scolastico”. Chi invece non è
un fase di passaggio ad un nuovo istituto scolastico può consegnare in
segreteria gli specifici moduli per non frequentare più l’insegnamento della religione cattolica e optare per l’alternativa preferita.
La nostra associazione auspica
l’abolizione definitiva dell’Irc ed è al fianco degli studenti e dei
genitori che chiedono una scuola più laica e all’avanguardia. Inoltre,
fornisce consigli per chiarire dubbi
ed eventuale assistenza per l’ora alternativa. Molti cittadini italiani
ne hanno già approfittato: in caso di difficoltà, fatelo anche voi.
UAAR
Per completezza di informazione riportiamo la trascrizione del
trattatello del professore di religione che ha fatto scoppiare la
polemica.
Libertà di ragione
Omosessualità ≠ da ideologia gay
Cultura “gender”
Secondo questa ideologia, il genere non coincide più con il sesso
biologico, ma con il ruolo che ognuno si sente di assumere
(“orientamento sessuale”). Non c’è nulla di originario, di “dato”
naturale, nella differenza tra uomo e donna, quindi tutto può e deve
essere cambiato.
C’è l’idea che la famiglia sia una mera creazione culturale del cristianesimo. È una tesi dell’800. Ne L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato, F. Engels (1820-1895) scrive:
“In un vecchio manoscritto mai pubblicato da Marx e da me nel 1846, ho
trovato queste parole: ‘La prima divisione del lavoro è quella tra uomo e
donna per la riproduzione dei bambini’. Oggi posso aggiungere: la prima
opposizione di classe che appare nella storia coincide con lo sviluppo
dell’antagonismo uomo-donna nel matrimonio monogamico, e la prima
oppressione di classe coincide con quella fatta dall’uomo sul sesso
femminile”.
Chi ha deciso che un omosessuale (vi dà fastidio il termine? E. Io… lo…
dico O-mo-sess-su-a-le) debba per forza identificarsi con l’ideologia
gay e non invece aiutato a mettersi in discussione e a verificare sino
in fondo la propria situazione? L’ipotesi che qualcuno nasce omosessuale
è stata formulata nel 1897 dal fisico Magnus Hirschfeld (1868-1935).
Nessuno fino ad oggi ha scoperto il fondamento genetico dell’omo. Alfred
Charles Kinsey (1894-1956) lanciò, nel suo rapporto sull’omosessualità,
la bufala del 10% della popolazione con tendenze omosessuali. Allo
stato attuale delle ricerche si può parlare in “casi singoli” di una
“predisposizione”, ma non di una determinazione genetica comune e
irrevocabile.
Nel tempo questa ideologia ha esteso i soggetti da tutelare: gay,
lesbiche, bisessuali, transgender, queer (bizzarri), unknow (confusi).
Un NO al matrimonio gay è una discriminazione? Si discrimina quando si
trattano diversamente cose uguali. La natura della relazione tra
uomo-donna è diversa dalle alter, a meno che non si afferma (ideologia
gay, appunto) che la differenza sessuale non abbia più senso e valore.
Si può verificare qualcosa della cultura Gender?
Brevità dei legami omosex; si sdogana la pedofilia (che è un
orientamento sessuale); in Olanda il partito dei pedofili,
“Carità-Libertà-Diversità”, lotta per il diritto dei bambini alla
sessualità; spariscono i termini “padre” e “madre” per “genitore A” e
“genitore B”, “genitore C”, ecc…; Ci si apre alla “poligamia” (che è un
potere unico dei mariti sulle mogli o viceversa); si affidano i bimbi/e
alle coppie gay (non basta l’amore per crescere dei bambini/e, servono
due personalitù differenti dal punto di vista fisico e psichico); far
west della fecondazione artificiale.
OMOSESS[UALITA']=ferità
dell’identità che affonda le radici in bisogni affettivi inversi
(affetto-attenzione-approvazione), sperimenta una diversità
indesiderata. È un’elaborazione della psiche di modelli affettivi
diversi da quelli verso cui la natura normalmente orienta, una tendenza
del tutto reversibile.