Finalmente anche la ministra Carrozza rilascia la dichiarazione più impegnativa da quando ha assunto il ministero, dopo quella di adeguare le spese italiane per l’istruzione alla media europea: la ministra annuncia una riforma «complessiva su istruzione, università e ricerca, una riforma che non significhi qualche norma sparpagliata dentro decreti vari o emendamenti alla legge di stabilità».
Anche il governo Letta, al momento di presentarsi per il voto di fiducia, ha fatto cenno nel suo programma alla scuola, parlando dell’intenzione di realizzare: licei quadriennali, nuove regole per reclutamento e carriera, potenziamento della scuola infanzia, una costituente della scuola entro giugno.
Ogni volta che i politici annunciano provvedimenti, la scuola comincia a temere.
A volte si tratta di interventi tendenti a ridurre i margini della democrazia scolastica,come la legge delega che dovrebbe riformare gli Organi Collegiali, che dopo essere stata ritirata come collegato alla Legge di Stabilità rispunta all’interno del “decreto semplificazioni“.
A volte si tratta di tagli di insegnanti, insegnamenti, di ore di lezione, o di anni di lezione. Non si è finito di piangere i tagli della Gelmini, che la ministra dà il via a una sperimentazione di 6 scuole finalizzata al taglio di un anno di scuola: il pretesto è l’adeguamento ai modelli europei, la realtà è che esso comporterebbe un risparmio di 3 miliardi di euro e un taglio degli organici di almeno 80 mila cattedre.
Ci sono anche i tagli ai fondi per la gestione ordinaria delle scuole, come i tagli alFondo d’Istituto, decurtato per pagare gli scatti per l’anno 2012. E il cui ammontare comunque è comunicato sempre in ritardo, in modo da impedire alle scuole di predisporre il Piano Annuale entro la data prevista del 15 dicembre.
E tagli sono annunciati al sostegno. Il piano del commissario Cottarelli per tagliare la spesa prevede anche una riduzione dell’organico dei docenti di sostegno da affiancare agli alunni diversamente abili. Il decreto del governo della scorsa estate però, prevedeva esattamente il contrario. Il ministero dice che non era stato informato:
“Nessuno ci ha chiamato, non è certo una nostra idea. Per noi resta valido quanto detto negli scorsi mesi e stabilito nell’ultimo decreto legge sulla scuola: ovvero esattamente l’opposto”.
“Abbiamo la spiacevole sensazione di trovarci di fronte a un bieco gioco delle parti, consumato sulla pelle del sistema di istruzione. Da un lato trapelano notizie sui tagli che potrebbero essere realizzati attraverso la spending review dal commissario Cottarelli, dal’altra il Miur afferma di non sapere nulla a tal proposito, e scarica il barile“.