La scuola media italiana sta per affrontare i “nuovi” quiz INVALSI CBT (“Computer Based” svolti per via telematica): ma se i Signori Invalsi pensavano di riconquistare la fiducia dei docenti italiani eliminando i quiz dall’esame e l’umiliante lavoro di tabulazione che verrà fatto in automatico dai computer, hanno veramente sbagliato, perché mai come quest’anno i quiz sono sentiti come un pesantissimo intralcio alla normale attività didattica e come uno tsunami che sta investendo la quotidiana organizzazione delle scuole.
Il dott. Ricci, responsabile INVALSI, si lamenta in una sua recente letterina di alcuni organi di stampa che insisterebbero troppo sulle difficoltà che le scuole stanno affrontando e loda invece quelle scuole che “con fortissimo senso istituzionale stanno lavorando alacremente per predisporre le attrezzature informatiche che consentano lo svolgimento delle prove”. Non sapevano i Signori Invalsi che i pc disponibili non sarebbero bastati per tutti gli alunni? Non sapevano che la qualità della connessione nelle scuole italiane (ma nel paese in generale) è più che deficitaria? Non sapevano che ormai le classi sono talmente numerose che le aule di informatica non sono fruibili nemmeno per la normale attività didattica? Lo sapevano, eccome se lo sapevano… infatti danno le loro cattedratiche diposizioni: gli alunni possono svolgere i quiz anche a gruppi; se dovesse mancare la connessione, è possibile interrompere la prova e riprendere con “prova nuova” (e se mancasse due o più volte?); è necessario affiancare al docente somministratore un docente esperto di tecnologie… Ma se sapevano tutto questo, non immaginavano il caos che avrebbero prodotto?
Dove sono tutti questi docenti a disposizione nelle scuole? Non ci sono e così i presidi stanno commettendo tutta una serie di illegittimità di cui potrebbero essere chiamati a rispondere: prolungamento arbitrario dell’orario di lavoro per docenti e ATA (in violazione del CCNL), prolungamento arbitrario di obbligo di frequenza per gli alunni (senza nessuna delibera degli organi competenti), migrazione di intere classi in altri plessi o addirittura in altri Istituti, smistamento programmatico delle classi e/o entrate e uscite con perdita delle ore di lezione, modalità di copertura delle assenze del personale non contemplate dalla normativa e che si configura a tutti gli effetti come interruzione di pubblico servizio. Non si vergognano i Signori Invalsi? Credono di scaricare tutte queste responsabilità sui presidi e, a cascata, sui docenti italiani? Oppure contano effettivamente su questo? Sul “senso istituzionale” di chi a scuola ci vive davvero? Continuano a scavare un solco che diventa sempre più profondo con il mondo della scuola.
Perché è già chiaro a tutti che nelle prossime settimane si produrrà un disservizio prolungato mai visto nella scuola italiana e di cui i Signori Invalsi come al solito non si curano affatto, lontani come sono dalla realtà concreta e quotidiana delle scuole. E tutto questo non per una sola giornata, ma per tutti i giorni delle prove (che variano da scuola a scuola a seconda dei potenti mezzi informatici disponibili) che da quest’anno sono tre (italiano, matematica, inglese). Un vero e proprio caos che in alcune scuole si protrarrà per anche più di due settimane e che intaccherà non solo le classi terze, ma i problemi organizzativi finiranno per interrompere l’attività didattica anche nelle altre classi. In un paese normale si parlerebbe di interruzione di pubblico servizio, mentre ai Signori Invalsi pare tutto sia permesso.
In realtà il subbuglio che si sta vivendo nelle scuole certifica, in questo caso certamente in modo oggettivo, il grado di condizionamento negativo che l'INVALSI e le sue ideologiche ed antiscientifiche metodiche esercitano sulla didattica e sull'organizzazione stessa delle scuole.
E secondo i Signori Invalsi le scuole dovrebbero poi tenere conto di questi risultati? Confrontarli tra scuola e scuola? E basare su di esse i propri piani di miglioramento? E sarebbero queste le misurazioni delle famose “competenze”? Un quiz e via? Mentre nei corsi di aggiornamento (anche questi spesso senza retribuzione) continuano a inculcarci una misurazione delle competenze di lungo periodo?
Ormai l’INVALSI è alla farsa e come tale va considerato: un carrozzone pubblico che continua a distruggere la scuola italiana e che va al più presto abolito.
Ma al di là del caos organizzativo restano ferme e preponderanti le critiche ad un sistema di valutazione degli apprendimenti mirato in modo preponderante all’accertamento dell’acquisizione di competenze addestrative decontestualizzate, mettendo in secondo piano tutto ciò che non è misurabile, ma che costituisce il cuore del nostro fare scuola: cogliere i nessi, sviluppare analisi in profondità, confrontare tesi diverse sullo stesso argomento, sviluppare una visione di insieme dei fenomeni, contestualizzare… . Ma quello che non si può contare, conta nella formazione dei nostri studenti come cittadini consapevoli e non solo come forza lavoro precaria e flessibile che deve rapidamente imparare, deve saper fare diversi lavori e poi rapidamente abbandonarli per impararne altri, senza chiedersi per chi, come e per quale scopo si produce. Non dimentichiamo che i quiz Invalsi puntano esplicitamente a condizionare la didattica con effetti retroattivi, sia tramite il Sistema nazionale di valutazione che con l’inserimento dei risultati delle prove di ogni studente, distinti per ogni disciplina, nella certificazione delle competenze che lo accompagna dopo l’Esame di terza media e del suo curriculum dopo l’Esame di Stato. Per cui i quiz Invalsi avranno (stanno già avendo) effetti negativi sulla qualità della scuola pubblica italiana, come peraltro è già avvenuto all’estero.
Invitiamo tutti i docenti e il personale ATA a dichiarare la propria indisponibilità ad arbitrari (e spesso nemmeno retribuiti!) prolungamenti di orario. Nemmeno un’ora per la farsa INVALSI!