Più di ottanta pagine costituiscono il piano di formazione docente nazionale del MIUR. In detto piano si sottolinea che la formazione è un dovere professionale oltre che un diritto contrattuale.
Sarà dovere dei singoli insegnanti quello di inserire, nel proprio codice di
comportamento professionale, la cura della propria formazione come scelta personale prima ancora che come obbligo derivante dallo status di dipendente pubblico.
Si ribadisce che la formazione continua è parte integrante della funzione docente (artt. 26 e 29 del CCNL 2006-2009) e ora la legge 107/2015 lo correda di alcune regole di funzionamento, inserite nel Piano, e lo dota di risorse finanziarie.
Il MIUR sottolinea che “In primo luogo, è la stessa legge 107/2015 a riconoscere che la partecipazione ad azioni formative, con una pluralità di scelte possibili, deve fare riferimento alla comunità scolastica, nello specifico al Piano Triennale dell’Offerta Formativa che dovrà contenere al suo interno anche la previsione delle azioni formative che l’istituto si impegna a progettare e a realizzare per i propri docenti (e per tutto il personale), in forma differenziata in relazione ai bisogni rilevati. In secondo luogo, vi sono gli strumenti per legare il disegno organico sulle azioni formative all’interno della scuola alle priorità e ai traguardi di miglioramento di ogni Istituto.”.
Grande rilevanza lo avrà il “il Rapporto di autovalutazione (RAV), che ogni scuola ha realizzato e aggiornato, individua gli obiettivi di miglioramento che, concordemente, ogni comunità scolastica intende realizzare nei successivi tre anni. Le analisi interne al RAV sono la base di partenza per il Piano di Miglioramento e lo stesso RAV individua la formazione come una delle 7 aree di processo su cui viene espresso un giudizio sull’istituto e uno degli obiettivi di processo che la scuola può indicare e definire per raggiungere i risultati.”
Non potrà il piano essere imposto dall’alto
“Il Dirigente nella definizione delle linee di indirizzo da proporre al Collegio Docenti per l’elaborazione del Piano di formazione dell’Istituto,
tiene conto delle esigenze formative espresse dai docenti nei propri piani individuali. Il Piano di formazione dell’istituto è quindi il risultato di tali valutazioni e dovrà essere inserito nell’aggiornamento annuale del PTOF. In questo capitolo sono indicate, come richiesto dal comma 124 della legge 107, le priorità per la formazione in servizio per il prossimo triennio.”
Sarà compito della rete scolastica/ rete di scopo, curare la progettazione e l’organizzazione della formazione.
“Le scuole, con la promozione, il sostegno e il coordinamento degli USR, sono organizzate in ambiti territoriali e costituiscono le reti di ambito e di scopo, (art. 1 commi 70-71-72-74 della legge 107/2015) per la
valorizzazione delle risorse professionali, la gestione comune di funzioni e attività amministrative e di progetti e iniziative didattiche. La rete costituisce la realtà scolastica nella quale viene progettata e organizzata la formazione dei docenti e del personale tenendo conto delle esigenze delle singole scuole.La progettazione delle azioni formative a livello di ambito territoriale potrà assumere diverse forme e prevedere ulteriori articolazioni organizzative, a partire dalle reti di scopo, per particolari iniziative rispondenti a specifiche tematiche o rivolte a categorie di destinatari (neoassunti, ATA, dirigenti, figure intermedie, docenti di diversi settori disciplinari, ecc.). All’interno della progettazione di ambito è comunque possibile l’assegnazione di fondi anche a singole scuole per rispondere a esigenze formative previste nel piano triennale e non realizzabili in altro modo. Ogni rete di ambito individuerà una scuola – polo per la formazione, anche non coincidente con la scuola capo-fila della rete stessa. La scuola-polo, in coerenza con le modalità specifiche che saranno scelte dalla rete di ambito per la concreta gestione delle proposte formative e delle risorse, sarà assegnataria delle risorse finanziarie provenienti da fondi nazionali.”
75 milioni di euro sono i finanziamenti che andranno a favore di 321 ambiti:
“I 321 ambiti riceveranno dal MIUR per il prossimo triennio un investimento annuale complessivo di circa 25 milioni di Euro corrispondente ad un investimento triennale di 75 milioni di Euro. A questi fondi, che saranno gestiti in totale autonomia dalla rete di ambito, andranno aggiunte le altre risorse definite nel Piano per realizzare le azioni indicate dalle priorità formative”
Formazione sì obbligatoria, ma senza monte ore specifico
“Le azioni formative per gli insegnanti di ogni istituto sono inserite nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa, in coerenza con le scelte del Collegio Docenti che lo elabora sulla base degli indirizzi del dirigente scolastico.L’obbligatorietà non si traduce, quindi, automaticamente in un numero di ore da svolgere ogni anno, ma nel rispetto del contenuto del piano Tale piano può prevedere percorsi, anche su temi differenziati e trasversali, rivolti a tutti i docenti della stessa scuola, a dipartimenti disciplinari, a gruppi di docenti di scuole in rete, a docenti che partecipano a ricerche innovative con università o enti, a singoli docenti che seguono attività per aspetti specifici della propria disciplina.” Nascono le Unità formative, si guarda al modello universitario per la formazione
“Al fine di qualificare e riconoscere l’impegno del docente nelle iniziative di formazione, nel prossimo triennio in via sperimentale, le scuole articoleranno le attività proposte in Unità Formative. Le Unite Formative possono essere promosse direttamente dall’istituzione scolastica o dalla rete che organizza la formazione, con riferimento ai bisogni strategici dell’istituto e del territorio, rilevabili dal RAV, dal Piano di Miglioramento e dal POF triennale. Possono quindi integrarsi con i piani nazionali (Capitolo 4) e la formazione autonomamente organizzata per gestire le attività richieste dall’obbligo della formazione. Le Unità Formative, possono essere inoltre associate alle scelte personali del docente, che potrà anche avvalersi della carta elettronica per la formazione messa a disposizione dal MIUR (DPCM 23-9-2015, in attuazione della legge 107/2015).
Le attività formative (partecipazione a percorsi, frequenza di stage, corsi accademici, percorsi on line anche attraverso modalità di riconoscimento delle competenze come gli open badges, partecipazione a gruppi di ricerca, gemellaggi e scambi, ecc.) saranno documentate nel portfolio personale del docente e portate a conoscenza della scuola di appartenenza, che si impegna a valorizzarle in diversi modi (workshop, panel, pubblicazioni, ecc.) in modo da ricondurle ad un investimento per l’intera comunità professionale.”
Si dovrà garantire l’opzione metodologica di minoranza
Si deve capire in tutto ciò in che modalità troverà spazio l’opzione metodologica di minoranza. Il Comma 14 articolo 1 della legge 107 2015 che modifica l’articolo 3 del DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 8 marzo 1999, n. 275 afferma che : “il piano è coerente con gli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi e indirizzi di studi, determinati a livello nazionale a norma dell’articolo 8, e riflette le esigenze del contesto culturale, sociale ed economico della realtà locale, tenendo conto della programmazione territoriale dell’offerta formativa. Esso comprende e riconosce le diverse opzioni metodologiche, anche di gruppi minoritari, valorizza le corrispondenti professionalità e indica gli insegnamenti e le discipline tali da coprire: (omissis)”. Da ciò discende che quando viene fatta valere la detta opzione, questa non potrà che essere inserita obbligatoriamente nel Piano dell’Offerta Formativa Triennale, detto PTOF, senza che si possa esercitare un voto positivo o negativo, D’altronde il Dirigente nella definizione delle linee di indirizzo da proporre al Collegio Docenti per l’elaborazione del Piano di formazione dell’Istituto, tiene conto delle esigenze formative espresse dai docenti nei propri piani
individuali e visto che è la stessa legge 107/2015 a riconoscere la partecipazione ad azioni formative, con una pluralità di scelte possibili,come ha evidenziato il MIUR, pur non essendo espressamente citata tale opzione nel piano nazionale, non potrà che essere garantita.
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