Linee-guida del MIUR sull' “educazione al rispetto”:
la ministra Fedeli va a braccetto con gli integralisti catto-fascisti e regala ai genitori il potere di veto sui contenuti dell’insegnamento.
Per il ritiro del documento e una riscrittura coerente con i valori della scuola pubblica, laica e plurale.
Si attendeva da due anni l’uscita delle linee-guida su quanto previsto nel comma 16 della legge 107/15 in tema di educazione alla parità tra i sessi e del contrasto alla violenza di genere. La lunga attesa è dipesa dalla subordinazione del MIUR nei confronti delle contestazioni dei gruppi di integralisti cattolici (Pro Vita, Difendiamo i nostri figli, Generazione Famiglia ecc.), spalleggiati dai neofascisti di Forza Nuova, Casa Pound, Libertà-Azione, che intendono demolire qualunque pratica didattica volta alla promozione della parità di genere e al contrasto all’omofobia e transfobia nella scuola e nella società. I catto-fascisti farneticano di “diabolici piani delle lobby omosessualiste” che, non contente del riconoscimento delle unioni civili, vorrebbero sovvertire l’ordine sociale basato sulla famiglia “naturale” usando la scuola, e diffondendovi “idee pericolose al fine di produrre confusione sessuale e di genere“ in bambine, bambini e adolescenti (la fantomatica “teoria del gender”).
Sulla base di questa surreale convinzione, si sono susseguiti in tutta Italia attacchi e minacce a insegnanti e istituzioni (dallo scontro al liceo Giulio Cesare di Roma per la lettura in una classe di un testo di Melania Mazzucco a tematica omosessuale, alle proteste contro lo spettacolo sul bullismo transfobico “Fa’Afafine”), becere propagande di odio (il bus in giro per l’Italia con la scritta “I bambini sono maschi, le bambine sono femmine. La natura non si sceglie. Stop gender nelle scuole”) e furbesche pressioni politiche sul MIUR (sit-in dei gruppi no-gender a giugno e incontro con la ministra Fedeli il 31 luglio). Finalmente, il 27 ottobre, sono uscite le linee-guida del MIUR che avrebbero dovuto indicare alle scuole come sostenere una corretta educazione alle differenze di genere, contrastando il clima reazionario e intimidatorio diffuso su questi temi.
E invece…La lettura del documento dimostra inconfutabilmente che i gruppi no-gender sono i principali interlocutori del MIUR ed hanno ragione ad esultare per un documento che viene loro incontro totalmente, affermando che non ci sarà mai alcuna “teoria del gender” nella scuola (e così confermando la fondatezza dei loro deliri), ma si promuoverà un'educazione basata sulla differenza uomo-maschio/donna-femmina quale fondamento “dell'intero orizzonte esistenziale” di ciascuna e ciascuno (in linea con la propaganda del famigerato pullman). Per giunta, si ribadisce l'attribuzione ai genitori del potere di veto e di intervento sui contenuti della didattica, anche a costo di stravolgere le scelte maturate finora nelle scuole nei piani triennali dell'offerta formativa. Possiamo immaginare che fine faranno progetti rivolti alla prevenzione e al contrasto dell'omofobia e delle discriminazioni.
Altro che il “rispetto” sbandierato nel titolo! Il tema della lotta alla violenza di genere è affrontato nel documento solo nell'ottica, ovviamente condivisibile, della parità uomo-donna. Totalmente ignorata è, invece, la questione dell'omotransfobia, che pure imperversano tra le forme di bullismo più feroce nelle scuole. Così come viene occultato il tema, attualissimo e urgente, dell'educazione alla sessualità e all’affettività. Insomma, va bene l'educazione alla differenza uomo-donna, ma guai a toccare ciò che potrebbe urtare l’iper-sensibilità dell’integralismo catto-fascista, mentre si cerca di distorcere il significato profondo delle lotte femministe per l'uguaglianza, per confermare il più becero binarismo di genere. Eppure altre voci sono nate e cresciute in questi anni, di associazioni e persone che fanno davvero l'educazione al rispetto per le differenze, nella pratica didattica e nella formazione, giorno dopo giorno. Chi crede davvero nel rispetto per tutte e tutti, chi vuole insegnare e imparare senza pregiudizi, chi non ha paura di difendere i diritti dell'altra e dell’altro, non si riconoscerà di certo in queste “linee guida”. Quindi facciamo esprimere con forza queste voci, chiediamo il ritiro di questo documento e una riscrittura coerente con i valori di una scuola pubblica, laica e plurale: l'educazione alle differenze non si fa a braccetto con gli integralisti; ed il rispetto, quello vero, non esclude.
Esecutivo Nazionale dei COBAS Scuola
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