“Ad una prima sommaria lettura, il Patto sulla Rappresentanza nei luoghi
di lavoro, sottoscritto ieri a tarda sera tra Confindustria e CGIL Cisl e
UIL, non si discosta dalle anticipazioni già circolate, confermandosi un
accordo della vergogna”.
“Sul piano pratico si stabilisce che possano
partecipare alla contrattazione nazionale di categoria le organizzazioni
aderenti alle confederazioni firmatarie dell'accordo, il che già esclude in
partenza chi non sottoscrive, e che abbiano almeno il 5% degli iscritti e il
5% dei voti alle RSU. Ma non è la fotocopia della normativa già esistente
nel pubblico impiego. Infatti, nel settore privato, non a tutte le
organizzazioni sindacali è consentito ottenere dalle aziende il diritto
alle ritenute sindacali in busta paga, essendo questo privilegio riservato,
dopo i disastrosi Referendum del 1995, alle sole organizzazioni sindacali
firmatarie di CCNL applicati in azienda. Quindi viene tagliato fuori
dalla possibilità di far pesare le adesioni alla propria organizzazione
sindacale, quei sindacati cui non vengono operate le ritenute
sindacali”.
“Il tratto centrale del Patto riguarda però ‘l’esigibilità degli accordi’. I sottoscrittori hanno
individuato una formula che impedisce a chiunque di mettere in discussione
gli accordi sottoscritti dal 50% +1 delle organizzazioni ammesse alle
trattative e validati dal 50%+1 dei lavoratori interessati. Quale sarà lo
strumento attraverso cui si farà la verifica del gradimento dell'accordo è
demandato alle categorie. Le sanzioni e le clausole, ovvero, le punizioni
per chi oserà contestare l'accordo, saranno anch'esse stabilite sul piano
delle categorie e probabilmente commisurate al tasso di conflitto che ogni
categoria esprime, più pesanti ad esempio nei trasporti e meno nei tessili,
e così via”.
“Ogni organizzazione firmataria del Patto dovrà
garantire il pieno rispetto di tutti i suoi contenuti, e quindi qualunque
organizzazione sindacale abbia intenzione di partecipare alle RSU, che per
farlo dovrà sottoscrivere l'accordo, acconsentirà automaticamente
all'autolimitazione della propria autonomia di giudizio sull'accordo
raggiunto, rinunciando ad intraprendere eventuali iniziative di lotta per
contrastarlo, pena l'applicazione delle sanzioni stabilite dalle categorie;
ovviamente di CGIL Cisl e UIL”.
“È altamente probabile che questo continuo
rimando alle categorie sia il tributo che la CGIL ha dovuto pagare per avere
il placet anche della FIOM, la quale, condividendo alla fine questo orrendo
accordo, si garantisce il rientro in pompa magna tra gli attori sindacali
graditi ai padroni e volta pagina rispetto al tanto sbandierato conflitto,
molto spesso evocato, quasi sempre affidato alla magistratura”.
“La definizione utilizzata da molti di ‘governissimo
sindacale’ ben si attaglia a questo Patto che cerca di evitare che sia una
legge a stabilire regole certe per tutti e serve a costituire un blocco di
potere da proteggere da ogni eventuale incursione del dissenso e del
conflitto, mettendo assieme, in una innaturale alleanza, padroni e
lavoratori in un ‘Patto tra i produttori’, utile solo a garantire pace
sociale di fronte ai sempre più avanzati processi di riorganizzazione
produttiva”.
“La cosa più grave è che questo accordo prescinde totalmente dal concetto delle garanzie e delle libertà
democratiche per le lavoratrici e i lavoratori nei luoghi di lavoro.
Toccherà alle lavoratrici e ai lavoratori ribellarsi a questa vergogna. E
noi saremo con loro”.