Cancellieri riparte da dove s’era fermato Maroni il 14 dicembre del 2010, nel giorno d’una violenza peggio che fascista, d’una miseria morale che non ha precedenti nella storia della repubblica. E chi ha la memoria corta farà bene e ricordarlo: quel giorno, mentre un’intera generazione protestava e prendeva botte attorno ai palazzi d’un potere squalificato, in Parlamento autodefiniti deputati compravano e vendevano voti per tenere in piedi un governo che non aveva più nessuna maggioranza nel Paese.
Si comincia dove s’è finito in quel 14 dicembre di due anni fa, con uno stesso Parlamento illegittimo nominato da segretari di partito, uno stesso presidente della Repubblica dal telefono bollente, un nuovo governo ma senza elezioni, una nuova maggioranza che rimescola il diavolo e l’acqua santa, ancora ministri indagati per frode fiscale, sottosegretari accusati di truffa e mille e mille conflitti d’interesse.
Capita dalle nostre parti una di quelle “primavere” colorate che mandano in solluchero tastiere e carta stampata se si tratta di Paesi lontani, ma diventano violenza se varcano i nostri confini e ci dicono ciò che sappiamo tutti: le giovani generazioni derubate del futuro e i lavoratori massacrati da Monti, Fornero e compagnia cantante stanno presentando il conto. In un Paese civile, chi ha prodotto un simile sfascio si assumerebbe la responsabilità della tragedia e si farebbe da parte, Napolitano e Monti prima di tutti. Non accadrà: i filmati sono chiari. Si vuole la prova di forza. Sarà quel che sarà, ma è bene ricordarlo: non ci sono manganelli e reparti antisommossa che tengano, i giovani sono il treno che va incontro al futuro e la storia li segue. Andrà dove essi la condurranno. Chi pensa di fermare quel treno è un illuso, che in nome dell’ordine costituito difende la Bastiglia e il Palazzo d’Inverno.
di Giuseppe Aragno da Fuoriregistro