Una grande
parte, almeno la metà, del debito pubblico italiano (ma non solo di
quello italiano), che in totale è di circa 2000 miliardi di €, è stato
prodotto dalla speculazione finanziaria internazionale. Ciò
vuol dire che la gran parte di esso si è creato - e continua a
riprodursi – con effetti moltiplicatori che non sono affatto cessati –
perché ad esso vengono applicati tassi di interesse da “cravattari”,
come di direbbe a Roma, cioè da usurai.
Questa
parte preponderante di debito è detenuta da poche e ben individuate
entità finanziarie internazionali (Goldman-Sachs, City Group, Unione
Banche Svizzere, Blackrock e compagnia) che gestiscono masse finanziarie
ormai anche superiori a quelle amministrate dai singoli stati, che
governano e indirizzano più o meno direttamente, sia le istituzioni
economiche sovranazionali (BCE, FMI, Commissione Europea), sia le
cosiddette “agenzie di rating” (Standard & Poors, Fitch
e Moodys, sono di loro proprietà) che a loro volta, in un immorale
gioco delle parti, determinano il livello di affidabilità (la
solvibilità, in altre parole) dei crediti vantati sui diversi paesi e
sui diversi Stati, influenzando, attraverso i “mercati”,
il livello degli stessi tassi di interesse sui debiti nazionali.
Vedete
molta differenza tra questo meccanismo e quello che succede a molti,
purtroppo, quando si rivolgono agli strozzini che decidono loro, non
certo in base ad un fantomatico “mercato libero”, anzi impongono
d’autorità, e con le minacce, quanto e quando il debitore deve
restituirgli il denaro da loro prestato, con l’aggiunta di ben
sostanziosi (ed illegali) interessi ?
Nel nostro
caso (quello italiano) il solo interesse annuo sul debito ammonta a 80
miliardi. Tutte le manovre che si succedono sotto diverso nome e forma
normativa servono perciò a tamponare solo queste quote di
interesse. 80 miliardi nel 2012, 80 miliardi nel 2013 (o forse di più,
perché il debito magari sarà cresciuto ?) e così ancora nel 2014 , 2015
ecc.
Questi
sono dati e parametri che dovremmo imparare a tenere sempre in mente,
fissi, perché ci servono per capire a che livello di collasso perdurante
si trova lo stato italiano, come d’altronde quelli degli altri
paesi europei , così da vaccinarci dalle false promesse di risanamento e
di prospettiva positiva che ogni tanto ci ammanniscono per tentare di
tenerci tranquilli (false perché irreali sulla base dei dati di fatto
che abbiamo detto).
Questi
dati ci dovrebbero impedire di pensare che i tagli di salario, di
servizi, di assistenza a cui veniamo sottoposti di continuo possano
avere una loro conclusione positiva e che miracolosamente, prima o poi
possano produrre una rinascita ed una ripresa dello sviluppo,
dovrebbero impedirci di pensare che un qualsiasi cambio di compagine
politica al governo possa, di per sé cambiare la strada verso il baratro
che stiamo percorrendo, perché nessun partito,
se non si prefigge di cambiare radicalmente le regole del gioco, potrà chiamarsi fuori dal debito e rinunciare a taglieggiare la popolazione.
Forse alcuni (quelli più umani e “democratici”) eviteranno di opprimere anche i disabili, come sta facendo
ignobilmente e vigliaccamente questo governo, ma la sostanza e
gli obiettivi non potranno cambiare, perché gli impegni ed i sacrifici
sono già tutti stabiliti e presi, da qui e per i prossimi anni, quanto e
chi (sempre noi ovviamente) dovrà continuare
a pagare. La strada da percorrere è già segnata.
E quella strada si cambia solo se si fa una sterzata decisa per cambiare direzione.
Quella
strada si cambia se noi, tutti noi apriamo sempre di più gli occhi e
riusciamo ad imporre, collettivamente e con la nostra lotta consapevole e
solidale quel cambiamento di direzione, che deve partire dal
RIFIUTO DI PAGARE QUESTO DEBITO ILLEGALE E CRIMINALE, costruito e determinato illecitamente da chi ci ha governato politicamente e dominato economicamente in tutti questi anni.
Il 27
ottobre prossimo si tiene una manifestazione nazionale contro le
politiche del governo, ed è sicuramente un appuntamento importante e da
non mancare.
Noi, però,
crediamo anche che si debba arrivare a questo appuntamento (e che ad
esso debba anche seguire), una seria e protratta mobilitazione di massa,
un movimento duraturo che si opponga con continuità e decisione
non solo e non tanto a questo o quel governo, “fantoccio” momentaneo e
non significativo, ma al tipo di sistema economico e di struttura
sociale e politica che ci ha portato a queste conseguenze ed a questa
situazione.
Siamo
quasi ad un punto di non ritorno, la presa di coscienza non può essere
più ritardata, toglietevi il paraocchi e lottate per la vostra
sopravvivenza e soprattutto per quella delle generazioni più giovani.
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