Sono un docente precario di discipline giuridiche ed
economiche presso un istituto professionale statale superiore della provincia di
Vicenza. Sono al sesto anno di insegnamento, e scrivo questa lettera aperta
perché dopo aver assistito all'intervista che l'attuale Presidente del Consiglio
ha rilasciato alla trasmissione televisiva di RAI 3 “Che Tempo che Fa” del 25
novembre 2012 ho perso ogni speranza e ho fugato i pochissimi flebili dubbi che
avevo rispetto a quale sia il progetto che il professor Monti e i gruppi che
egli rappresenta hanno in mente al fine di “risanare” la difficile situazione
del nostro Paese. Innanzitutto, quando un Primo Ministro, tanto più ammantato
dell'aura imparziale del “tecnico”, mente sapendo di mentire di fronte ad una
platea di milioni di telespettatori, credo sia in atto una crisi etica e
culturale prima che politica. Nel minuto scarso all'interno dell'intervista in
cui il Presidente Monti ha affrontato il tema della scuola, ha enunciato almeno
tre evidenti bugie. La prima ha riguardato il fatto che il Primo Ministro ha
dichiarato che ad un possibile aumento dell'orario di lavoro di due ore
settimanali avanzato dal Governo nella recente proposta legge di stabilità si
sarebbe scatenato il rifiuto da parte della classe docente. La proposta del
Governo poi fatta cancellare a suon di scioperi e manifestazioni riguardava un
aumento di sei ore di lezione frontale, che sarebbe naturalmente corrisposto ad
aumentare l'orario di lavoro non di sei ore ma di molte di più, visto che le sei
ore di lezione vanno preparate aggiornandosi e studiando, e comportano in
seconda battuta tutto ciò che consegue l'avere due o tre classi in più
(verifiche e compiti da preparare e correggere, attività d'istituto obbligatorie
pomeridiane eccetera). A parte questa enorme bugia pronunciata in diretta senza
battere ciglio, lo stesso Presidente del Consiglio ha parlato di conservatorismo
e corporativismo da parte del personale docente della scuola. Balla numero due.
Monti sa bene che il conservatorismo e il corporativismo in Italia imperano da
sempre, ma le corporazioni e le caste non sono certo quelle costituite da
lavoratori del settore dell'istruzione che guadagnano 1,300 euro al mese dopo
avere conseguito lauree, master e a volte dottorati di ricerca. Basta leggere un
qualsiasi articolo o libro del professor Michele Ainis o di giornalisti quali
Sergio Rizzo o Gian Antonio Stella per capire dove si annidano i privilegi e gli
sprechi dell'Italia contemporanea. Purtroppo, essendo il professor Monti il vero
conservatore di gruppi di interesse e corporazioni, a partire da quelle
finanziarie dalle quali proviene (vedi Commissione Trilaterale, Gruppo
Bildeberg, Goldman Sachs e via a seguire), non si permetterà mai di toccare o
scalfire le rendite di posizione, i privilegi e le vergognose leggi (presenti
anche in Europa e nel Mondo in generale) che fanno dell'Italia del 2012 una
specie di feudo medievale dove la maggior parte delle persone fa una vita di
sacrificio fino ad arrivare ad una pensione da miseria per permettere a pochi
speculatori, affaristi, intoccabili di fare la bella vita in barba a quel minimo
di meritocrazia che vanno tanto decantando il nostro Presidente del Consiglio e
il Governo da lui presieduto. Aggiunge lo stesso Presidente Monti che
un'apertura sulle proposte di ridimensionamento del quadro orario da parte dei
docenti avrebbe liberato risorse e permesso una migliore qualità didattica.
Balla numero tre. Purtroppo lo sa anche un ragazzino delle scuole medie che più
ore per insegnante equivalgono a meno posti di lavoro per i docenti (e ancora
una volta sono i giovani docenti precari a pagare) oltre che a peggior qualità
della didattica per gli alunni. La mimica facciale e gestuale del Primo Ministro
infine sono da osservare preoccupandosi. Col dito alzato ha intimato questa
raffica di bugie al conduttore e alla platea, volendo in realtà subliminarmente
dare un messaggio di stampo autoritario e reazionario ben preciso a chi era
davanti al televisore: “Questi docenti si sono permessi di non volersi piegare
alle nostre richieste, e questo fatto è intollerabile”. Questi sono contenuti e
modi da monarca medievale che si rivolge ai suoi sudditi. Non avevo mai
scioperato né fatto assemblee sindacali in 6 anni di carriera, oltre che non
avere mai votato a sinistra in vita mia. Da quest'anno non ho mancato una
manifestazione, pur perdendo almeno 140 euro di stipendio questo mese, visto che
la legge italiana è così “coerente” da prevedere allo stesso tempo che
scioperare è sì un diritto del lavoratore, ma che per ogni giorno in cui si
sciopera si debbano lasciare allo Stato 70 euro dalla busta paga. Tuttavia il
problema fondamentale è in realtà un altro. Il Professore è fermo ai concetti
arcaici del liberalismo economico che ha portato il Pianeta alla crisi
ambientale e sociale in cui attualmente versa. Il presidente del Consiglio è
anziano dentro come fuori, e non si è mai evoluto né aggiornato rispetto a
queste tematiche. Non sa di cosa si parla veramente quando si studia il concetto
di capitale sociale di un'economia. La linfa vitale di un Paese è la cultura che
permea le persone, e tagliare le risorse alla cultura come si sta facendo ormai
da anni in Italia (ma non solo), in primo luogo nei confronti della scuola, è
come tagliarsi le gambe da soli. La cultura dominante che guiderà la società di
domani è quella che viene minata e svilita quotidianamente dai continui tagli
all'istruzione e alle scuole, le quali hanno in realtà il compito principe di
formare le teste dei cittadini di domani. Una cattiva qualità della didattica a
scapito dei giovani oggi è il danno peggiore che si possa compiere per il futuro
della società. Questo principio cardine di tutte le civiltà non passa
minimamente per la testa dei grandi capi dei gruppi finanziari che governano il
Pianeta, e i risultati di tali convincimenti sono sotto gli occhi di tutti. A
furia di applicare i dettami delle oligarchie finanziarie che rappresenta e per
cui lavora il Professor Monti migliora
i nostri conti pubblici del presente, ma mette in rosso i conti culturali,
ambientali e sociali che il Pianeta e la società dovranno affrontare di qui a
breve. I trentenni di oggi non hanno futuro, ma agli studenti coi quali sfiliamo
fianco a fianco nelle piazze oggi è stato tolto anche il presente.
prof. Steven
GHEZZO
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