Puntuali come la morte, squillano le fanfare dei giornali di regime, che presentano come una “rivoluzione in arrivo” [1], quella che è l’ennesima controrivoluzione, che innalzano un luogo comune “Un premio ai prof ma dovranno lavorare di più” [2] al Verbo, che dovrà, finalmente, dannare gli oziosi, gli indolenti, i neghittosi, che, sino ad ora, a centinaia di migliaia, hanno ammorbato le aule scolastiche.
Non vi è neppure bisogno di dire che questo mantra, che sostituirà il tormentone canoro dell’Estate, farà breccia, come tutti i luoghi comuni, in un’opinione pubblica smarrita ed in preda alla sindrome dei polli, che si beccano sino al momento immediatamente precedente quello in cui verrà tirato loro il collo.
Ecco un saggio, tra i molti, della prosa levigata, asettica, fors’anche profumata, con cui il Patto, altro termine non scelto a caso, ( Chi vorrà essere così ignavo da sottrarsi ad un patto?), viene presentato:
“Il nuovo cantiere di viale Trastevere ha prodotto la prima opera: il piano per la scuola.
Prevede un nuovo contratto di lavoro: più ore per tutti i docenti, 36 a settimana, e aumenti di stipendio a chi si prende responsabilità, offre competenze specifiche.
A quattro mesi dall’insediamento, il Miur del ministro Giannini e del sottosegretario Reggi ha preparato il primo dossier sul futuro dell’istruzione italiana.
Nei prossimi giorni andrà al vaglio del premier Renzi e il 15 luglio sarà presentato in società: una consultazione generale.
“Dieci giorni ancora e la nostra proposta diventerà una legge delega”, dice il sottosegretario Roberto Reggi, autore del piano. Prima della pausa estiva il governo vorrebbe approvarlo in Consiglio dei ministri” [3].
Naturalmente, né il raggiante Reggi, né l’incolpevole giornalista spendono una parola sul fatto che il Contratto della Scuola non è stato più rinnovato dal 2009.
Il giornalista, che scrive per “La Repubblica”, quotidiano che è impregnato di spirito critico più di quanto gli Apostoli lo fossero dello Spirito Santo, neppure si chiede che cosa abbiano fatto i Sindacati con la S maiuscola in questi 5 lunghi e duri anni, in cui il Personale docente e non docente ha perso decine di migliaia di Euri; né si fa una domanda ancor più semplice:“A questo punto, i Sindacati che cosa ci stanno a fare?”.
Questa, naturalmente, è un’altra frase, che non significa nulla, ma che, appunto per questo, va benissimo nel clima dell’imperante Nientismo renziano, ove la sostanza è niente ed il suono delle parole, sapientemente amplificato, addolcito, “sviolinato” è tutto. Poteva, poi, mancare il rutto dell’ovvio?
“Oggi nelle medie e nelle superiori un docente lavora 18 ore settimanali (più 80 ore l’anno per consigli di classe e d’istituto)” [5].
Naturalmente, solo gli iniziati ai Grandi Misteri Scolastici, a confronto dei quali i Misteri Eleusini scompaiono, sanno che, tornate/i a casa, le/i docenti hanno anche da preparare le lezioni e correggere i compiti. Inoltre, vorremmo fare una domandina al raggiante Reggi ed all’incolpevole giornalista:
“ Se una/un docente, nel pomeriggio, mollemente, fors’anche lussuriosamente, assisa/o in poltrona, trascorre un’ora a leggere il giornale ed un’altra a leggere “La montagna incantata” di Mann, oppure “La primavera hitleriana” di Montale, queste due ore sono da considerare di ozio o di lavoro?
“Il resto, non è contabilizzato: chi fa zero e chi fa troppo. Il Miur di Giannini-Reggi chiede invece una disponibilità doppia e certa: 36 ore per tutti. La soglia dovrebbe valere per elementari e scuole d’infanzia. Una disponibilità maggiore è richiesta anche sull’arco dell’anno scolastico: la stagione dura 230 giorni, la scuola solo 208. Quei ventidue giorni vanno recuperati a giugno inoltrato [6]”.
Infine, l’ “arma segreta”: Ciccio ( non è un insulto, solo una constatazione del fatto che è sempre più in carne: evidentemente, il Potere ingrassa chi lo esercita) Renzi: “Matteo Renzi scommette su un clima diverso e sul patto della qualità: più ore, più impegno, più soldi. Con il nuovo piano prendono un potere fin qui sconosciuto i dirigenti scolastici: saranno loro a decidere a chi dare i bonus stipendiali.
Anche per i presidi sono previsti aumenti in base ai risultati dell’istituto.… Nel dossier si rafforza l’ipotesi del taglio di un anno alle scuole superiori e si immaginano risparmi globali per 1,5 miliardi” [7].
E qui, cade l’asino, poiché viene svelato il Mistero Doloroso, per la Scuola, mica per il Governo: risparmiare ed avere una popolazione sempre meno istruita e consapevole. Su questo elemento fondamentale dovremo tornare.
Valerio Bruschini