INVALSI: DICHIARAZIONE NON DISPONIBILITA’ A SOMMINISTRARE E CORREGGERE O TABULARE LE PROVE INVALSI E DI NON ESSERE DISPONIBILE
Nonostante le richieste di moratoria , le sollecitazioni, le motivazioni pandemiche, le dichiarazioni di avversità, la dichiarazione di sciopero dai COBAS della scuola per il 6 maggio, data fissata centralmente e nazionalmente, per lo svolgimento della prova per la scuola primaria di !° grado, il Ministero intende dar luogo alle prove INVALSI.
A sostegno dello sciopero al fine di evitare i ventilati recuperi e quant’altro, abbiamo predisposto questa dichiarazione di indisponibilità che può essere depositata o inviata al dirigente scolastico.
Al Dirigente Scolastico
OGGETTO: rilevazione degli apprendimenti INVALSI 2021
DICHIARAZIONE DI NON DISPONIBILTA’ ALLA SOMMINISTRAZIONE E ALLA TABULAZIONE E CORREZIONE
Il/la sottoscritto/a docente________________________________________, in relazione all’oggetto,
Viste le date di Somministrazioni delle prove dell’INVALSI per il corrente anno scolastico;
Rilevato che:
- l’attività di somministrazione, tabulazione e/o correzione esula dalla funzione docente e non è contemplata nel CCNL scuola ancora vigente;
- tale attività non rientra nel mansionario del docente e non può intendersi come attività obbligatoria per il personale docente;
- “attività ordinaria” (come varie norme definiscono le attività relative alle prove Invalsi) non significa che tale attività sia obbligatoria;
- infatti, per esempio, anche la partecipazione ai viaggi d’istruzione o agli stage linguistici all’estero rientrano tra le attività ordinarie, ma pacificamente non sono ritenute obbligatorie;
- la stessa può essere svolta dal docente solo in caso di disponibilità espressa;
DICHIARA LA PROPRIA NON DISPONIBILITA’
A SOMMINISTRARE E CORREGGERE O TABULARE LE PROVE INVALSI
E DI NON ESSERE DISPONIBILE
a rinunciare alle proprie ore disciplinari di lezione per lo svolgimento delle prove INVALSI stesse, poiché nel qual caso si inficerebbe la libertà di insegnamento.
Nel caso in cui la S.V. intenda indicare il sottoscritto per lo svolgimento delle varie attività relative alle prove Invalsi, si chiede l’emissione di Ordine di Servizio e/o la Reiterazione di Ordine di servizio. A tal proposito, questa dichiarazione deve intendersi rimostranza scritta ai sensi del DPR n° 3 del 1957 articolo 17.
Data, ______________
firma________________________
allegati
- INVALSI: dichiarazione di indisponibilità (Word – 25 Kb)
CESP-COBAS e Telefono Viola: scuola e residui manicomiali
Nell’ultimo articolo, scritto per Tecnica della Scuola, sulla Medicalizzazione del disagio scolastico segnalavo la presenza sempre più rilevante nelle scuole, di adolescenti e pre-adolescenti con “disturbi” nell’apprendimento, un fenomeno preoccupante dal punto di vista educativo, sul quale il CESP, il centro culturale e sociale dei COBAS, dal 2018 ha aperto un’importante riflessione che ha portato l’associazione a svolgere seminari di approfondimento sulla tematica, il che ha permesso un confronto ampio con la categoria in tante città. Hanno partecipato ai seminari, pedagogisti, psicoterapeuti, psichiatri, avvocati esperti in diritto psichiatrico, docenti e tutti hanno preso atto della trasformazione delle modalità di apprendimento, del crescente disagio sociale e della deriva che sta conducendo la scuola all’adozione di misure di controllo terapeutico delle difficoltà dei giovani, con il rischio, nel quale la scuola spesso incorre, di leggere i comportamenti degli studenti e delle studentesse con la lente deformante della diagnosi clinica, trasformando dirigenti e docenti in agenti di controllo per l’adattamento “alla norma e alla salute”.
Quanto accaduto – e di cui ha scritto anche TdS – allo studente diciottenne di Fano, sottoposto di forza ad un trattamento sanitario obbligatorio (TSO) per essersi rifiutato di indossare la mascherina in classe, è l’esemplificazione di questa tendenza (che travalica la scuola e diviene marchio sociale) che interpreta ogni atteggiamento divergente come atto patologico da controllare e reprimere attraverso la coercizione fisica e non come manifestazione di una diversità da comprendere. Ma la vicenda rivela anche il permanere in Italia di una “questione psichiatrica” che si ripropone ogni volta in cui qualcuno, di fronte al manifestarsi di un pensiero “altro”, si sente autorizzato ad alzare nuovamente quel muro che separa il pensiero del singolo da quello degli altri, per evitare “pericolose” contaminazioni, attraverso quel residuo manicomiale costituito dal TSO. Per questi motivi il CESP, su invito della Società Gruppo-AntropoAnalitica Italiana (SGAI) ha avviato , insieme al gruppo SGAI, un dialogo da riportare all’interno della scuola, per il riconoscimento e la valorizzazione delle differenze come occasione di sviluppo della propria ed altrui identità. I temi che si stanno trattando e che potranno essere integrati nel procedere del confronto tra CESP, COBAS, SGAI, Telefono Viola, sono quelli che appaiono emergere in questa fase storica:
a) la dispersione scolastica, nelle sue radici didattiche, relazionali e socio culturali;
b) la medicalizzazione del disagio psico-relazionale;
c) la Didattica a Distanza, come problema motivato dalla pandemia;
d) l’attiva e corretta relazione con le famiglie.
Dal confronto iniziato emergono problematiche interessanti e “cogenti” relative all’insegnamento come una professione “impossibile”, una professione, cioè, che non può essere definita semplicemente tramite un approccio tecnico o normativo, perché ha come destinatari individui, soggettività che implicano una relazione che ha bisogno di senso e tale senso non può essere ottenuto attraverso la tecnologia e la DaD, che possono fornire nozioni, ma non relazioni; al rapporto intercorrente tra Informazione, Relazione e utilizzo gruppale dell’informazione ricevuta, elemento che deve sempre essere tenuto in debito conto nella relazione educativa; le profonde trasformazioni della funzione docente dovute alla rivoluzione tecnologica, che ha minato alla base una professione che stenta a ritrovare quell’autorevolezza che l’ha caratterizzata in passato; l’uso della tecnologia nella generazione dei millennials, che in realtà ha un rapporto esclusivo con i social e i giochi play station, ma non sa utilizzarla come fonte di apprendimento, con evidenti ricadute psico-relazionali, il che implicherebbe, da parte dei docenti, un approccio che problematicizzi il cambiamento e non lo stigmatizzi; le conseguenze dell’improvvisa accelerazione impressa dalla pandemia all’uso della tecnologia, che ha provocato diseguaglianze e dislivelli nell’apprendimento, cosa di fronte alla quale ogni scuola ha reagito diversamente pur raggiungendo, seppur con tempi diversi, la diffusa certezza che la Dad non è uno strumento didattico adeguato, che rivela le profonde differenze nell’approccio alla didattica digitale nelle diverse fasi evolutive dell’apprendimento e della necessaria riflessione sulle ricadute di questa nelle varie fasce d’età.
Su questi temi le associazioni hanno deciso di continuare gli incontri, per farne materia di progettazione ed esecuzione di percorsi di aggiornamento e formativi, finalizzati a successivi seminari/convegni con appuntamenti settimanali da svolgere in più città e territori, nel tentativo anche di comprendere cosa rimane oltre l’istituzione psichiatrica nella società (e nella scuola), di quelle disposizioni, correlazioni e reti di “potere” che autorizzano la gestione dell’individuo.
Anna Grazia Stammati presidente del CESP e del Telefono Viola
la scuola dei padroni e delle competenze....
La DaD non finirà più, ci sarà pure dopo il Covid. Bianchi: sì, ma non come oggi. E le aziende vogliono formare i prof
La didattica a distanza non finirà più, anche se dopo il Covid prenderà delle sembianze diverse da quelle degli ultimi 14 mesi ed in particolare del periodo del lockdown: a farlo intendere è stato il ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi.
Il ministro: non sarà più come l’anno scorso
Bianchi: serve più senso critico
Leonardo chiede al ministero di collaborare Nel corso della giornata, sempre il ministro Patrizio Bianchi aveva partecipato all’evento digitale “Dialoghi matematici”, durante il quale Leonardo – azienda dell’aerospazio, difesa e sicurezza – ha annunciato la volontà di contribuire “a spiegare ai professori la digitalizzazione, che in Italia rappresenta ancora un’importante barriera alla conoscenza”. Leonardo si è detta quindi pronta a collaborare con il ministero dell’Istruzione “per consentire agli insegnanti di aggiornarsi sulle competenze richieste dalle aziende”.
Iarlori: serve più sensibilità matematica
W 1° MAGGIO INTERNAZIONALISTA , ANTIRAZZISTA E ANTICAPITALISTA
Come per il 25 Aprile, migliaia di antagonisti sono tornati a riempire le piazze d'Italia il 1° Maggio, nel segno dell'opposizione al governo Draghi e alla modernità capitalista annunciata nel "recovery plan", assecondata da tutto l'arco parlamentare e giubilata da Cgil,Cisl Uil, che proprio il 1° Maggio hanno mostrato la faccia del loro asservimento ai piani padronali facendosi finanziare il concertone dall'ENI, multinazionale dell'estrattivismo fossile e della corruzione,
La manifestazione più partecipata è stata quella di Torino con le
motivazioni della rinnovata lotta NO TAV dopo le vincenti battaglie di S.
Didero e le solite aggressioni delle forze dell'ordine . Non da meno è stato il
partecipato corteo del 1° Maggio a Milano ; così come le manifestazioni di
Brescia, Bologna , Firenze, Pisa e Napoli largamente unitarie; a Roma eravamo
in p.za S.
Apostoli a sostenere la lotta dei lavoratori Alitalia, con la delegazione curda
a rappresentare il valore universale del 1° Maggio; a Taranto per chiudere la
fabbrica di morte ex Ilva, che il 22-23 maggio porterà a Roma la protesta;
iniziative a Cosenza, Messina, Padova,....
1° Maggio vietato in Turchia , con arresti e feriti a
Istambul,Izmir, Dyarbakir,...; in Palestina si è lottato "il venerdì del
ritorno" e contro Israele+ ANP che impediscono le elezioni; in Colombia
sotto assedio" contro la riforma fiscale", in Cile, Perù e Ecuador ;
in Europa 150.000 in piazza a Parigi e scontri....; a Madrid e Barcellona;
Primo maggio: migliaia in piazza per un futuro libero da
sfruttamento e devastazione
Oggi primo maggio migliaia di
manifestanti sono scesi in piazza per rivendicare la necessità di un cambio di
direzione nella politica istituzionale a fronte della pandemia che sta
sconvolgendo il nostro modo di vivere e rendendo evidenti le contraddizioni
della società.
Mentre sindacati ed istituzioni
celebravano il primo maggio rinchiusi nel Comune di Torino proiettando il
comizio su un megaschermo in Piazza San Carlo, cifra distopica della distanza
che esiste oggi tra queste componenti e la sofferenza sociale che da Nord a Sud
riguarda milioni di persone, due piazze vive e partecipate da lavoratori e
lavoratrici, facchini, giovani, migranti e No Tav hanno scelto di condividere
lo spirito originario di lotta di questa giornata.
Da piazza Vittorio è partito un
corteo di almeno 1500 persone che ha ricordato quanto sta succedendo in Val
Susa, la devastazione del cantiere di San Didero, l’allargamento del cantiere
di Chiomonte ed i rischi che questi rappresentano per la salute pubblica della
valle e per le casse del paese. Mentre viviamo un evento storico che dovrebbe
farci ripensare interamente il sistema di sviluppo odierno, la logica delle
grandi opere sottrae risorse e possibilità ad una sanità territoriale che sia
in grado a rispondere all’emergenza, a scuola ed università, alla riconversione
ecologica ed ad un lavoro che non sia sfruttamento e precarietà, ma che sia
utile e giusto.
Fridays for Future è
intervenuto durante il corteo contestando il piano per la transizione ecologica
che dietro il green washing nasconde le solite logiche di finanziamento delle
produzioni inquinanti, in barba alla necessaria decarbonizzazione, e delle
grandi opere inutili che ancora una volta dentro il recovery plan rivestono un
ruolo centrale nonostante le enormi emissioni di CO2 che comportano. La
transizione ecologica di questo governo è una farsa dietro cui si nascondono i
soliti grandi interessi come quelli di Eni e di Enel, come quelli degli
speculatori e devastatori della terra.
In questo primo maggio è stato
necessario ancora una volta sottolineare “che c’è lavoro e lavoro”, che esiste
lavoro utile, degno, che costruisce condizioni di vita migliori per tutti e che
questo lavoro andrebbe liberato dallo sfruttamento, mentre altri lavori
significano solo impoverimento, devastazione e inquinamento.
Il corteo di Piazza Vittorio ha
poi raggiunto Piazza Castello incontrandosi con i lavoratori e le lavoratrici,
gli studenti e le studentesse che hanno condiviso dai microfoni le esperienze
di lotta e di sfruttamento che hanno vissuto durante la pandemia.
La manifestazione ha provato a
dirigersi verso il Comune dove si teneva la celebrazione istituzionale per
rivendicare la necessità di un cambio di direzione rispetto le politiche che
sono state messe in campo nel PNRR nazionale e regionale. La polizia ha
caricato il corteo a freddo ferendo tre manifestanti alla testa. La solita
gestione dell’ordine pubblico da parte della Questura torinese impegnata come
sempre a tenere la legittima rabbia popolare lontana dai responsabili della
crisi, delle privatizzazioni e di una gestione della pandemia fallimentare.
La volontà di lottare in questa
giornata si è affiancata alla consapevolezza di quanto questo sistema di
sviluppo sia insostenibile, di quanto larga parte della popolazione stia
pagando le scelte della politica, dei sindacati asserviti al potere e delle
lobbies finanziarie e speculatrici del nostro paese. Sappiamo bene come questo
momento storico ci imponga una scelta, quella di lottare per salvarci dalla
crisi, dalla devastazione ambientale e dalla malattia. Come recitava lo
striscione in testa al corteo, per salvarci dobbiamo cambiare sistema.
AVANTI NO TAV
BOLOGNA , alle 10 in via
Matteotti la la manifestazione indetta da Cobas,Sgb, Usi, Unione
Inquilini , Comitato emiliano-romagnolo No Autonomia Differenziata, Prc, Pcl,
Pci e Nessuno resti indietro.
A Milano importante
manifestazione organizzata dai sindacati conflittuali,con alcune migliaia di
lavoratori e altri movimenti sociali da p.za Cairoli
nonostante la pioggia battente .
Una quindicina gli organizzatori: tra gli altri, Non una di meno,
i lavoratori dello spettacolo, Cantiere, Lume, la Camera del non lavoro e la
brigata Lena Modotti, i sindacati Usb,S.I. Adl ,Sial e Slai Cobas, Usi e
Cub,Rifondazione, Partito Comunista dei Lavoratori e Partito Comunista. I rider
partecipano con una delegazione.
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Primo maggio, manifestazione dei lavoratori dello spettacolo al
‘Rendano’ di Cosenza
La rete composta da Approdi,
collettivo di lavoratori dello spettacolo e della cultura della Calabria,
insieme ad altre realtà e associazioni di base dell’area urbana, oltre a
singole individualità del territorio regionale, si è riappropriata simbolicamente
per un giorno del Teatro Rendano di Cosenza. “Dopo un anno di incontri, di
riflessioni e mobilitazioni dal basso – raccontano gli operatori del comparto –
crediamo sia arrivato il momento di ritrovarsi fisicamente per prendere
nuovamente la parola”.
Sulla facciata del teatro
cosentino è stato esposto uno striscione con scritto “Senza cultura l’anima
muore. Lavoro, reddito, diritti, tutele”. Nel pomeriggio, un dibattito
all’interno del teatro cosentino e per consentire l’accesso a chi vorrà
partecipare – sempre nel rispetto del distanziamento sociale – sono stati
eseguiti dei tamponi rapidi, in modo da consentire lo svolgimento della
manifestazione in totale sicurezza.
“Senza un intervento definitivo
– spiegano gli organizzatori – e il più possibile unitario, le conseguenze di
questa crisi saranno drammatiche. Stiamo già assistendo a ricadute
insostenibili sulla vita dei lavoratori, sulla salute dell’intero comparto
dello spettacolo, specie per le attività più piccole che non hanno la
possibilità e la forza di riaprire senza sostegni concreti”.
A Padova l’appuntamento
dato da Adl Cobas, Maestranze dello Spettacolo, Priorità alla Scuola, realtà
sportive popolari cittadine e dalla rete di mutualismo All You Can Care è nel
piazzale della stazione. Qui, in contemporanea con l’inizio del concentramento,
è stato montato l gazebo di Granma, il laboratorio di salute popolare, che ha
fatto tamponi con l’obiettivo di tutelare la manifestazione, ma soprattutto per
garantirli a tutte quelle categorie di lavoratori e lavoratrici a rischio a cui
viene negato un servizio così basilare.
Primo Maggio, rendere visibili gli invisibili nella convergenza
delle lotte
Il
primo maggio c'è. A Milano, Bologna, Roma e in altre città in piazza
movimenti, sindacati e auto-organizzati. Dal pomeriggio in tutto il paese sfila
un'ampia e eterogenea rappresentanza di un quinto stato ancora frammentato. E'
la festa programmatica di chi, al di là delle vertenze settoriali, cerca una
rivendicazione comune come il reddito di base e le politiche per superare la
precarietà
1°
MAGGIO IN TURCHIA:
Primo maggio, Turchia: centinaia di persone fermate per il corteo
La polizia in tenuta anti sommossa intorno alle strade ha fermato centinaia di
manifestanti Tweet 01 maggio 2021 I numeri di quanti siano stati fermati non
sono certi. Alcuni parlano di 100, altri di 200 persone. Secondo l'ufficio del
governatore della città turca, sarebbero 212 le persone fermate a Istanbul.
Quello che è certo è che nonostante il lockdown, molti sfidando il blocco, sono
scesi per le strade per corteo per il 1° maggio a Istanbul. Un corteo che si è
trovato davanti transenne e polizia in tenuta anti sommossa. Bloccate le strada
che portano a piazza Taksim, luogo simbolo della protesta, e in altre aree
vicine, compresa la popolare Istiklal Avenue. Non sono mancati momenti di
tensione. Gli arresti sarebbero avvenuti in diverse aree intorno alla piazza,
dove i manifestanti hanno cercato di superare gli schieramenti di polizia, i
cui agenti in servizio dopo aver invitato più volte le persone a rispettare il
lockdown, sono passati alla carica, prima di procedere con gli arresti. La
cronaca parla di focolai di scontri tra poche centinaia di manifestanti e le
forze dell'ordine in diversi quartieri attorno alla piazza.
PALESTINA, Abbas rinvia le elezioni palestinesi. I giovani
protestano
il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas ha
dichiarato che le elezioni saranno rinviate fino a quando non ci sarà la
garanzia che il voto possa aver luogo nella Gerusalemme est occupata,
ritardando ulteriormente le votazioni in un Paese che è andato alle urne per
l’ultima volta nel 2006.
Rivolgendosi a una riunione
delle fazioni palestinesi, Abbas ha affermato di aver esortato la comunità
internazionale a spingere Israele a consentire la campagna elettorale e il voto
a Gerusalemme est, un’area annessa dallo Stato ebraico nel 1967 che i
palestinesi rivendicano come loro futura capitale.
Abbas ha aggiunto che il
processo elettorale non può proseguire perché Israele non ha fornito garanzie
riguardo a Gerusalemme prima delle elezioni legislative e presidenziali –
indette rispettivamente per il 22 maggio e il 31 luglio.
“Abbiamo
deciso di rinviare le elezioni fino a quando non ci sarà una
garanzia su Gerusalemme”, ha dichiarato il leader palestinese di 85 anni.
I palestinesi nella
Cisgiordania occupata da Israele e nella Striscia di Gaza bloccata hanno
espresso la speranza che le elezioni, dopo 15 anni di attesa, potrebbero
aiutare a risanare il sistema politico palestinese e le divisioni interne.
Le elezioni erano state indette a seguito di un accordo tra il movimento Fatah,
di Abbas, che controlla la Cisgiordania, e il suo rivale di lunga data Hamas,
che amministra la Striscia di Gaza bloccata da Israele.
Hamas ha affermato mercoledì
che rifiuterà “qualsiasi tentativo di rinviare le elezioni”.
Un ritardo rischia di
infiammare le tensioni nella società palestinese politicamente fratturata e i
manifestanti a Ramallah hanno prontamente denunciato la mossa di Abbas.
“Abbiamo un’intera generazione di giovani che non sa cosa significano le
elezioni”, ha detto all’Afp il
manifestante Tariq Khudairi.
“Questa generazione ha il
diritto di eleggere i suoi leader”, ha aggiunto.
I critici di Abbas hanno
avvisato che avrebbe usato la questione di Gerusalemme per guadagnare tempo
poiché le prospettive di Fatah sono state minacciate da fazioni interne.
Hamas è visto come meglio organizzato di Fatah e in una buona posizione per
guadagnare terreno in Cisgiordania.
Abbas deve anche affrontare le
sfide delle scissioni all’interno di Fatah, tra cui una guidata da Nasser
al-Kidwa, nipote dell’iconico leader palestinese Yasser Arafat, e un’altra da
un potente ex capo della sicurezza di Fatah in esilio, Mohammed Dahlan.
1 Maggio: 150mila in piazza in Francia, tensioni a Parigi
Lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere la folla
Quest'anno il ritorno delle manifestazioni di piazza e dei cortei
dopo lo stop dello scorso anno a causa del covid-19: alle 18 la Confederation
Generale du Travail (Cgt), la principale sigla sindacale in Francia, conta
150mila partecipanti ai raduni in tutto il Paese, 25mila a Parigi dove si sono
registrate anche tensioni e 34 fermi, stando a Le Parisien. Melenchon
interrvistato" Francia e Italia sbagliano su ex terroristi,l'estradizione
è una inutile vendetta".
1° Maggio in Colombia,proteste e scontri contro la
riforma fiscale
Mobilitazioni in tutto il paese
contro la proposta di legge del presidente Ivan Duque. Se approvata, comporterà
l’aumento dei prezzi dei generi alimentari in un paese già gravemente colpito
dalla crisi pandemica e dalla violenza di Stato .