Archive for maggio 2015
Il 28 maggio dalle 19 alle 20 si
è Tenuto a largo Villa Glori, a Terni il flash mob “vestiti di rosso e con un
libro sul cuore” contro la riforma della scuola del governo il cui DDL verrà
discusso nei prossimi giorni in Senato.
Hanno partecipato all’evento un
nutrito gruppo di docenti, lavoratori della scuola e cittadini che, disposti in
cerchio hanno osservato 5 minuti di silenzio e, al suono di una campanella,
hanno effettuato in contemporanea, la lettura di un brano dal libro che
ciascuno di loro aveva portato. Un successivo suono della campanella ha sancito
un secondo momento di silenzio durante
il quale i partecipanti hanno tenuto i loro libri sul petto. L’iniziativa si è sciolta
con l’appello ai partecipare allo sciopero degli scrutini. La manifestazione si
è collegata ad analoghe iniziative promosse nelle principali città italiane e
rientra nelle molteplici iniziative indette contro la nefasta riforma della
scuola del governo Renzi.
I partecipanti chiedono con forza
il ritiro della riforma, l’assunzione immediata di tutti i precari,
investimenti reali per la scuola pubblica e si oppongono alla deriva
autoritaria del preside-podestà.
Terni 18.05.15
DAT- Docenti
Autorganizzati Terni
Giorgio Israel: «L’errore di Renzi sulla scuola: non ha capito la trasversalità dell’opposizione»
by Roberto Ciccarelli |
«Il preside-manager viene istituito per una ragione di controllo politico-
ideologico e per creare un ceto di dirigenti che faccia da cinghia di trasmissione con i precetti del Miur». «La scuola forma persone libere, non individui confezionati da un’ideologia tecnocratica» Intervista. Giorgio Israel, storico della scienza e matematico, intervistato da Roberto Ciccarelli, critica lo storytelling messo a punto dal governo sul Ddl scuola. La Buona Scuola? «Speriamo che non sia approvata. Altrimenti, questo insieme di provvedimenti sconnessi, incoerenti, prodotti da chi non ha alcuna autentica competenza sul tema dell’istruzione oppure ha idee devastanti, produrrà semplicemente terra bruciata».
il preside podestà della controriforma Renzi |
Giorgio Israel, professore di matematica alla Sapienza di Roma, è un fine analista dell’ideologia neoliberale della valutazione e della certificazione burocratica che da vent’anni governa l’istruzione e la ricerca. Il blog, gli articoli e gli scritti di Israel sono strumenti per decostruire il racconto imbastito dal governo sulla «Buona Scuola» e per spiegarne le finalità.
Lo storytelling di Renzi sostiene che l’opposizione alla riforma della scuola è ispirata da forze conservatrici. Professore, lei si sente un conservatore?
Questo è il punto. Quello che il nostro premier non ha capito è che chi si oppone alla «Buona scuola» lo fa per lo più in nome della difesa di una visione universalistica dell’istruzione, che mira non alla fabbricazione di individui confezionati in base a un’ideologia tecnocratica bensì alla formazione di persone libere, dotandole degli strumenti conoscitivi adatti a una libera scelta del loro futuro. Una simile visione è presente in chi, a sinistra, è legato a una visione di tipo gramsciano, e in chi invece si ricollega a una visione conservatrice di tipo liberaldemocratico. Non aver capito il carattere di trasversalità dell’opposizione è stato un errore politico colossale. Quanto a me, quel che conta è quel che penso e se ricordo certi linciaggi estremisti cui sono stato sottoposto rifiuto categoricamente di farmi mettere etichette.
Nello spot alla lavagna il premier ha rivendicato la continuità con la riforma di Luigi Berlinguer. Qual è il suo giudizio sul ventennio di riforme dell’istruzione pubblica?
Meglio stendere un velo pietoso. Le riforme berlingueriane della scuola e dell’università sono state quanto di più devastante si sia dato in questo ventennio. Dagli anni in cui Berlinguer difendeva accanitamente la visione gramsciana di una scuola disinteressata, basata sulle conoscenze e il rigore, con critiche severe degli andazzi della burocrazia europea, egli è passato all’adesione completa a una visione tecnocratica senza la minima giustificazione di tale rovesciamento salvo l’invettiva quotidiana contro Gentile, fonte di qualsiasi male anche di quelli contro cui combatteva e che, in fin dei conti, ha avuto scarsa influenza sulle politiche scolastiche del fascismo rispetto a un Bottai. Un altro storytelling completamente falso.
Qual è la ragione che spinge il governo a imporre la figura del preside manager nella scuola?
Una ragione di controllo politico-ideologico in modo da disporre di un ceto di dirigenti che faccia da cinghia di trasmissione dei precetti ministeriali. Basti pensare all’ultimo concorso per dirigenti. La batteria di quiz era composta da un gran numero di domande sbagliate e poi da una massa di domande che richiedevano da parte del candidato la conoscenza di una letteratura psico-pedagogica di tipo costruttivista. E perché mai per essere un buon dirigente debbo essere esperto e consenziente con certa letteratura e non altra? Qui viene messa fuori gioco non solo la libertà d’insegnamento ma quella di pensare liberamente. Se poi un dirigente viene dotato anche del potere di assumere e controllare la carriera dei «suoi» insegnanti siamo al regime. Si ricordi che la Carta della Scuola fascista del 1940 ridefiniva il preside come «capo dell’Istituto», una figura monocratica che ora viene dotata di altri pesanti poteri.
Com’è cambiato il mestiere dell’insegnante in questi venti anni?
È stato progressivamente trasformato nella figura di un mero esecutore delle prescrizioni ministeriali espresse in un continuo diluvio di circolari, regole, certificazioni spesso deliranti e scritte in un italiano incredibile. Gli è stata sottratta gran parte del tempo della sua attività come «maestro». Del resto, è da un pezzo che certo pedagogismo che ha larga influenza tra i burocrati del ministero predica che bisogna cancellare la parola insegnante per sostituirla con quella di «facilitatore», in nome di una demagogica idea della scuola come «autoformazione», senza rendersi conto che una scuola senza autentici «maestri», capaci di stabilire un rapporto intenso e costruttivo con gli allievi non è tale, è una fabbrica di addetti all’impresa, quel che persegue la Confindustria nella sua solita prassi di ottenere quel che le serve a spese dello Stato.
Il governo ha criticato il boicottaggio dei test Invalsi. Come sono nati e qual è il loro ruolo nel nuovo sistema di valutazione della scuola e degli studenti?
Sarebbe lungo fare una storia dell’Invalsi. All’inizio doveva essere un istituto che con metodi statistici campionari doveva tentare di costruire un’immagine dello stato della scuola italiana. Si è trasformato in un istituto censuario cui è stato dato il potere addirittura di imporre una prova a quiz che interviene e altera il processo di valutazione facendo parte delle prove per l’uscita dalle scuole medie. Siamo in molti ad aver svolto critiche dettagliate della prassi dell’ente senza alcuna risposta perché esso è chiuso, autoreferenziale ed esente da qualsiasi controllo.
Approvata la riforma, che cosa diventerà la scuola?
Speriamo che non sia approvata. Altrimenti, questo insieme di provvedimenti sconnessi, incoerenti, prodotti da chi non ha alcuna autentica competenza sul tema dell’istruzione oppure ha idee devastanti, produrrà semplicemente terra bruciata. I migliori insegnanti non vedranno l’ora di andarsene – come già accade – e la scuola diventerà una mera propaggine della burocrazia e di chi vuol servirsene soltanto a scopi meramente strumentali. Addio cultura e conoscenze, in un paese che ha una delle più ricche tradizioni culturali del mondo e aveva costruito un’ottima scuola.
sciopero degli scrutini legittimo e necessario..
lunedì 18 maggio 2015
Presidente Alesse, a che gioco sta giocando? Non può non sapere che lo sciopero COBAS è perfettamente legittimo, proprio in base all’Accordo del 1999 da lei citato.
Perché gli altri sindacati, oltre alla Cgil, non ricordano ad Alesse le “regole del gioco” che proprio loro hanno firmato?
E il Cattivo Maestro Renzi riesuma la leggenda del ’68 che imponeva il “6 politico”
Presidente Alesse (della Autorità di garanzia sugli scioperi) a che gioco sta giocando? Sabato, ha dichiarato: “Chi si muove fuori dalle regole danneggia solo studenti e famiglie e a loro dovrà spiegare le ragioni di un blocco illegale degli scrutini. Userò il massimo rigore!”, lasciando intendere che il nostro sciopero fosse illegale e provocando una sfilza di titoli giornalistici di questo tenore. Ma poteva essere una dichiarazione a “caldo”, non avendo tra le mani la nostra indizione formale dello sciopero ma solo il nostro comunicato, pur inequivocabile. Ma ieri, “a freddo”, ha fatto nella sua intervista al Corriere della Sera una dichiarazione davvero sbalorditiva: “Per quanto riguarda gli scioperi nella scuola, c’è l’accordo del 1999, sottoscritto da tutte le principali sigle sindacali, che vieta categoricamente la proclamazione di scioperi in concomitanza con le giornate in cui si effettuano gli scrutini finali”. Diavolo, Alesse, non riusciamo a credere che davvero non conosca, né si sia andato a rileggere quell’Accordo. Che qui, dunque, siamo indotti a ricordare a lei e a tutti i giornalisti affinché informino i cittadini/e su come stanno le cose. Ecco il brano tratto dall’Accordo, attualmente in vigore, allegato al Contratto nazionale di lavoro sottoscritto il 25 maggio 1999 da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda: “Gli scioperi proclamati e concomitanti con le giornate nelle quali è prevista l’effettuazione degli scrutini finali non devono differirne la conclusione nei soli casi in cui il compimento dell’attività valutativa sia propedeutico allo svolgimento degli esami conclusivi dei cicli di istruzione. Negli altri casi i predetti scioperi non devono comunque comportare un differimento delle operazioni di scrutinio superiore a 5 giorni rispetto alla scadenza programmata della conclusione”. Chiarissimo, no? Si può scioperare a patto di non bloccare gli scrutini delle classi “terminali” dei cicli di istruzione: e noi abbiamo escluso dallo sciopero tali scrutini; non si può differire la conclusione degli scrutini per più di 5 giorni e noi abbiamo convocato lo sciopero per 2 giorni. Limpidissima la legalità, non le pare Alesse? Ed ora, preso atto di come stanno le cose, interverrà con la stessa tempestività ed estensione mediatica per smentire la presunta illegalità del nostro sciopero? E lo faranno tutti quei mezzi di informazione che avrebbero potuto documentarsi ed arrivare alle stesse nostre conclusioni?
Una domanda, però, la rivolgiamo anche agli altri sindacati che, insieme a noi, hanno indetto lo sciopero del 5 maggio. Possiamo capire che abbiate bisogno di tempo per decidere se convocare lo sciopero pure voi, anche se ne parlate da settimane e sappiate che prima della fine dell’anno non ci sono altre forme di lotta possibile nelle scuole. Ma perché, unica eccezione la Cgil, non avete replicato ad Alesse e dato la corretta interpretazione di un Accordo che porta le vostre firme? Rinunciate persino a questa, residua, arma di lotta dopo che ce ne sono state sottratte quasi tutte? Il danno che ne verrebbe non colpirebbe solo i COBAS ma tutti i docenti ed Ata, non vi pare?
Infine, qualcosa anche per il Cattivo Maestro Renzi. Non siamo noi “a giocare con la pelle dei ragazzi”, ma è il tuo governo, cercando di imporre la cattiva scuola del preside-padrone (a tua immagine, di premier-padrone). Noi stiamo cercando, lealmente (abbiamo respinto ad esempio ogni scappatoia del tipo “diamoci malati agli scrutini”), di bloccare una legge sciagurata che non solo la stragrande maggioranza dei lavoratori/trici della scuola respinge, ma anche tantissimi genitori e studenti, gli stessi che hanno impedito in prima persona, e persino più dei docenti COBAS, di effettuare gli insulsi e umilianti quiz Invalsi. E pensare che centinaia di migliaia di genitori e di studenti siamo stati “plagiati” o “strumentalizzati” dai COBAS dimostra la tua e vostra (Giannini e Faraone in primis) distanza dalla realtà della scuola. Nonché la distanza da quel ’68 che citi a sproposito. Che i “sessantottini” volessero il “6 politico” è una leggenda!. Perché le leadership dell’epoca amavano la cultura e la scuola (anche se la ritenevano classista) ed erano assai più preparati e “acculturati” della stragrande maggioranza dei politici delle ultime generazioni, compresa la tua. E non avrebbero mai potuto chiedere o accettare un presunto “6 politico”, perché in genere avevano la media dell’8!
Il “maestro” Renzi bocciato senza appello
Il “maestro” Renzi bocciato senza appello: molto meglio dietro la lavagna (con le orecchie d’asino) che davanti. In suo soccorso corre Roberto Alesse, presidente della Commissione di garanzia. Da quando decide lui le precettazioni?
Proposte agli altri sindacati e a tutto il popolo della scuola pubblica: dopo le declamazioni, convochiamo lo sciopero durante gli scrutini, del tutto legittimo almeno per i primi due giorni?
E tutti in piazza domenica 7 giugno?
L’annuncio di uno sciopero degli scrutini e lo straordinario successo dello sciopero anti-quiz Invalsi (malgrado gran parte dei mezzi di informazione, e anche Giannini-Faraone, ne nascondano gli autori COBAS) stanno provocando considerevoli sbandamenti nelle file governative. Ha iniziato il Grande Imbonitore che ha provato a vendere la sua mercanzia sul modello del famigerato Patto con gli italiani di Berlusconi. Davanti ad una lavagna ha dimostrato che vi starebbe meglio dietro, magari con il cappellino da somarello “d’antan”. Perché voleva spiegare la bontà della sua misera e cattiva scuola-azienda ma non ha manco tentato di farci capire: 1) come potrebbe un preside con centinaia di docenti nei vari plessi della sua scuola - che vede, se va bene, due o tre volte l’anno in collegio docenti - giudicarne le capacità didattiche; 2) come lo potrebbero fare addirittura i genitori e gli studenti che, al più, potrebbero dire qualcosa su quelli della propria classe ma ai quali verrebbe addirittura dato il potere di assegnare aumenti salariali ad un dieci per cento di “migliori” docenti dell’istituto; 3) con quali doti medianiche un preside potrà “ingaggiare” dagli albi territoriali, per la propria scuola, docenti mai visti e mai conosciuti, 4) perché precari con la stessa anzianità di servizio dei possibili centomila stabilizzati, invece di essere anch’essi assunti stabilmente come richiesto dalla sentenza della Corte di Giustizia europea, verrebbero gettati fuori dalla scuola come limoni spremuti; 5) perché dovrebbero essere i cittadini, e non lo Stato, a finanziare la scuola pubblica con il 5 per Mille, favorendo le scuole delle famiglie ricche a discapito di quelle disagiate, e aumentando ancora i finanziamenti alle scuole private con i 400 euro di detrazioni alle famiglie. Piuttosto che esibirsi in TV senza contraddittorio, come faceva il suo maestro Berlusconi, sfidiamo Renzi ad un confronto pubblico in una delle tante trasmissioni TV che lo ospitano quotidianamente. Le domande/quiz gliele abbiamo già anticipate, avrebbe tutto il tempo di prepararsi.
Nel frattempo, però, il governo ha mosso tutte le sue batterie sparando contro lo sciopero degli scrutini come se esso, e non già il progetto disastroso della cattiva scuola, mettesse a repentaglio gli interessi di studenti e famiglie. Ed oggi è intervenuto a sproposito anche il presidente della Commissione di garanzia sugli scioperi Roberto Alesse che ha pre-annunciato la precettazione dei docenti in caso di sciopero degli scrutini. Ricordiamo ad Alesse che il suo compito è solo quello di giudicare la congruità degli scioperi convocati con la legge-capestro 146/90, a suo tempo definita anti-COBAS e anti-sciopero: le precettazioni, eventualmente, spettano ai Prefetti. Ma ricordiamo anche, a lui e a tutti, cheè perfettamente lecito scioperare per due giorni consecutivi durante gli scrutini, a patto di non coinvolgere le classi “terminali” dei corsi di studio. Se poi si dovesse andare oltre i due giorni, la legge 146 prevede sanzioni pecuniarie ma non precettazioni.
Dunque, ci rivolgiamo ai sindacati che sembrano convenire con noi sulla necessità dello sciopero degli scrutini e diciamo loro: facciamo seguire alle parole i fatti, a meno che voi non riteniate che basteranno annunci eclatanti a far fare al governo marcia indietro. E convochiamo intanto, insieme, i due giorni di sciopero consentiti, i primi dopo la fine delle lezioni, articolati regionalmente. Poi, sulla base delle decisioni governative e delle volontà di docenti ed Ata, valuteremo se e come proseguire, sfidando eventuali precettazioni grazie ad un sostegno plebiscitario alla lotta. Discutiamone con i lavoratori/trici in lotta nelle giornate di mobilitazione unitaria tra il 18 e il 20, in occasione del voto alla Camera: e si ci sarà, come crediamo, grande consenso, effettuiamo congiuntamente la prima convocazione di sciopero. E in più, smontiamo il tentativo del governo di contrapporre i docenti e gli Ata agli studenti e alle famiglie. La nostra opposizione è in nome della scuola Bene comune, degli studenti e dei cittadini tutti/e, e non solo degli “addetti ai lavori”, contro l’immiserimento materiale e culturale provocato dall’insulsa scuola-quiz aziendalistica. Quindi, offriamo a tutti/e un’occasione per manifestare in una giornata in cui la stragrande maggioranza dei cittadini non lavora: una manifestazione nazionale, enorme, di domenica, per il ritiro del Ddl e per la scuola Bene comune (7 giugno?); o in alternativa decine di manifestazioni cittadine nella stessa domenica. In Italia non esiste una tradizione di manifestazioni domenicali: ma proprio per questo risalterebbe quanto elevata è la preoccupazione generale per la disgregazione della scuola pubblica contenuta nella sciagurata idea dell’”uomo solo al comando”. Una domenica con tutti/e in piazza sarebbe un segnale fortissimo, che anche il Grande Imbonitore non riuscirebbe a nascondere.
Piero Bernocchi portavoce nazionale COBAS
Il video di Renzi non è diretto ai prof, ma agli elettori di Berlusconi
http://www.tecnicadellascuola.it/item/11503-il-video-di-renzi-non-e-diretto-ai-prof,-ma-agli-elettori-di-berlusconi.html?fb_ref=Default
Il video di Renzi non è diretto ai prof, ma agli elettori di Berlusconi
Nuova strategia comunicativa di Renzi: si rivolge all’opinione pubblica, scarica i prof, irride i sindacati. L’obiettivo è uno solo: raccogliere voti a destra alle prossime regionali. I sindacati e i docenti dovrebbero lanciare una ben gestita controffensiva mediatica.
Basta guardare le news. Il video di Renzi ha prodotto migliaia di articoli e commenti. Bocciato da chi nella scuola ci lavora e ben conosce le irricevibili proposte, sta facendo breccia nell’opinione pubblica e raccogliendo consenso.
Fa parte di una nuova strategia comunicativa diretta a chi di scuola non ci capisce niente, ma crede facilmente ai miliardi stanziati, alle centomila assunzioni, alla bontà del progetto complessivo. A quell’opinione pubblica che ce l’ha coi sindacati, con i dipendenti pubblici, e con i prof che “lavorano poco”. Su questo facile cavallo di battaglia già in passato si sono costruite campagne elettorali vincenti.
Non dimentichiamo i dati pubblicati dai giornali nazionali: la stragrande maggioranza degli italiani non sa di cosa si parli precisamente con la riforma della scuola. Renzi si rivolge a loro direttamente, con lavagna, gessetto, e messaggi chiari e semplici, che fanno presa: un colpo da maestro! Da maestro di politica e comunicazione.
L’obiettivo è uno solo: raccogliere voti a destra alle prossime regionali. Renzi ha capito di essersi alienato i voti degli insegnanti, ma in questa fase storica di debacle del partito di Berlusconi (v. esiti elettorali a Trento e Bolzano) ha intuito che pescando in quell’area può ottenere più voti di quelli che perde. Ha già cannibalizzato Scelta civica, e lo stesso si appresta a fare col Ncd (al quale è riuscito abilmente a sottrarre un ministero chiave senza conseguenze).
La grande operazione mediatica del premier ha suscitato reazioni a catena nella scuola, ma di fatto i prof parlano fra di loro, sui siti specialistici e nei social, ma i motivi della protesta e dell’indignazione non sono colti all’esterno.
Bisognerebbe portarsi sullo stesso terreno del premier, nelle piazze, sui giornali e sui media nazionali che fanno opinione. E fare presto. Ci vuole qualcosa di eclatante, come la trovata della lavagna e del gessetto. Bisognerebbe che i sindacati si facessero promotori di una qualche iniziativa pubblicitaria o mediatica ben studiata e ben gestita, ricorrendo magari anche a degli esperti della comunicazione di massa.
Bisogna cercare di fare il tutto per tutto. Renzi docet.
Prove INVALSI: e dalli con il termometro…
Di Giorgio Israel on 13 maggio 2015 at 13:08
Sono anni – non mesi – che vengono avanzate critiche argomentate e costruttive nei confronti dell’Invalsi: autoreferenzialità dell’ente sottratto a ogni valutazione e composto sempre dalle stesse persone, discutibilità dei metodi statistici e dei test proposti, eccesso di intervento con la prova per la secondaria di primo grado che fa media, sconsiderata incentivazione del deleterio “teaching to the test”, ecc.
A tanti sforzi si è sempre opposto uno sdegnoso commento: «Chi critica è solo uno che non vuol farsi valutare ed è contro il merito». L’Invalsi ha sgomitato soltanto per ottenere lo stesso potere che ha ottenuto l’Anvur nell’università, per ragioni che sarebbe interessante approfondire.
Ora l’Invalsi paga tale arroganza con il crollo della partecipazione ai test, senza contare che anche quelli compilati sono pieni di cose inattendibili: so direttamente di studenti italiani che hanno scritto che a casa loro la lingua corrente è il bulgaro o lo swahili e altre amenità …
Ma oggi su buona parte della stampa – in cui ogni voce anche moderatamente contraria non trova più spazio – si leva un grido unanime:
A tanti sforzi si è sempre opposto uno sdegnoso commento: «Chi critica è solo uno che non vuol farsi valutare ed è contro il merito». L’Invalsi ha sgomitato soltanto per ottenere lo stesso potere che ha ottenuto l’Anvur nell’università, per ragioni che sarebbe interessante approfondire.
Ora l’Invalsi paga tale arroganza con il crollo della partecipazione ai test, senza contare che anche quelli compilati sono pieni di cose inattendibili: so direttamente di studenti italiani che hanno scritto che a casa loro la lingua corrente è il bulgaro o lo swahili e altre amenità …
Ma oggi su buona parte della stampa – in cui ogni voce anche moderatamente contraria non trova più spazio – si leva un grido unanime:
«È uno scandalo. Rifiutare i test Invalsi è come rompere il termometro quando si ha la febbre».
E giù prediche sulla valutazione e l’assenza di meritocrazia.
Ora, che questo lo faccia un personaggio che ha millantato due lauree e un master mai avuti e tante altre cosucce e che, mostrando impavido di non sapere e capire nulla di scuola, s’impanca – proprio lui! – a parlare di merito, dovrebbe essere considerato un fatto comico, se non fosse che il fatto che gli si dia credito è l’immagine più lampante di come davvero quando si pronuncia questa parola si fa soltanto retorica, e in modo sfacciato.
Ora, che questo lo faccia un personaggio che ha millantato due lauree e un master mai avuti e tante altre cosucce e che, mostrando impavido di non sapere e capire nulla di scuola, s’impanca – proprio lui! – a parlare di merito, dovrebbe essere considerato un fatto comico, se non fosse che il fatto che gli si dia credito è l’immagine più lampante di come davvero quando si pronuncia questa parola si fa soltanto retorica, e in modo sfacciato.
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