L’INVALSI è l’Ente di ricerca dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, che per Legge e disposizione statuaria può agire anche su mandato di soggetti privati ed essere anche finanziato da soggetti privati, ha recentemente pubblicato il rapporto nazionale sulla rilevazione degli apprendimenti 2011/12 nonché le caratteristiche tecniche delle Prove Invalsi del 2012. Prove che, grazie in particolar modo al forte contrasto culturale, didattico e legale sollevato dai Cobas ma anche dall’UDS, hanno creato discussione e fatto emergere ancora una volta la criticità di quel sistema, come rappresentato dall’Invalsi, che vorrebbe conferire un valutazione complessiva al sistema scolastico, per arrivare ad emulare il sistema anglosassone , fallimentare, il quale tende, proprio sulla base di prove simili a quelle dell’Invalsi, a definire anche la sopravvivenza di intere istituzioni scolastiche, che rischieranno la chiusura qualora queste prove non verranno superate positivamente, perché un risultato negativo compromette l’immagine della scuola, l’immagine negativa della scuola si ripercuote sul valore immobiliare del quartiere, ed il valore immobiliare del quartiere determina il tipo di scuola che dovrà trovare affermazione. In Italia siamo ancora lontani da questo tipo di realizzazione, però l’Invalsi sembra andare in quella direzione, sarà solo questione di tempo, comunque, come detto sopra, sono stati appena pubblicati i rapporti delle prove che si sono svolte in questo anno scolastico( 2011/12), e la domanda sorge spontanea, ed ora? Già, perché da vari anni queste prove si svolgono, con ampia conflittualità, nelle scuole, ma i dati quando vengono utilizzati e se vengono utilizzati, servono solo a campagne di strumentalizzazioni o peggio ancora, a fondazioni private, per proporre il loro modello di scuola, come accaduto recentemente con la Fondazione Agnelli, che ha utilizzato i dati del test invalsi per demonizzare la scuola media, che certamente soffre di problemi strutturali e proporre un nuovo modello di scuola media, proposta che è stata ben accolta dall’attuale ministro dell’Istruzione. Ma con il rapporto di questo anno emergono delle anticipazioni che devono porre in allerta tutti quelli che vogliono battersi per una scuola pubblica degna di tal nome.
Veniamo al dunque delle risultanze della elaborazione delle prove Invalsi del 2012. Non mi soffermerò sui contenuti dell’esito delle prove per un semplice motivo, perché a parer mio non sono commentabili. Come pretendere di valutare in modo standardizzato ed omogeneo l’intero sistema scolastico italiano quando, già nella stesse città, ma anche tra scuola e scuola, esistono differenze ed eterogeneità così profonde da non consentire alcun tipo di modello standard di valutazione? Chi decide che quelli imposti dalla commissione dell’Invalsi sono i criteri validi con cui definire il sistema di valutazione delle scuole? Chi valuta chi valuta? Cosa vuol dire valutare? E la libertà d’insegnamento e la professionalità e dignità professionale dei docenti dove viene relegata? Esiste ancora?
L’invalsi mira a renderla prigioniera delle catene del ricatto. O adegui il tuo insegnamento agli indirizzi invalsi, in modo tale che i tuoi studenti possano superare le prove secondo la volontà decisa da poche persone espressione della voce del sistema di potere oggi esistente, oppure la tua scuola, con la pubblicazione dei risultati ne risentirà a livello di immagine, verrà denigrata, se ne parlerà male, ciò ovviamente qualora i risultati non saranno “ positivi”. E visto che il datore di lavoro sostanziale è rappresentato da quello che oggi è definita utenza, studenti/famiglie, è chiaro che la libertà d’insegnamento non sarà più tale. E se le famiglie vedranno i propri figli essere iscritti in delle scuole che non superano brillantemente i test/quiz Invalsi, potrebbero optare per l’iscrizione del proprio figlio in altra scuola, e la Dirigenza scolastica non potrà certamente rimanere indifferente a ciò ed ovviamente andrà volendo o non volendo a colpire chi può essere reputato responsabile del cattivo superamento delle considerate prove, i docenti. Ciò senza tener conto delle problematiche che emergono nelle varie scuole, delle problematiche sociali e territoriali, senza tener conto del numero di studenti presente nelle classi, senza tener conto di nulla. Certo, emergono dei dati interessanti ma, per i motivi espressi in precedenza, assolutamente opinabili.
Per esempio si legge che tra le regioni del Centro, la Toscana e le Marche hanno punteggi medi significativamente superiori alla media italiana, mentre fra le regioni meridionali, la Campania, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna hanno punteggi significativamente inferiori. La regione con il punteggio medio più alto in Italiano è la Valle d’Aosta e quella con il punteggio medio più basso è la Calabria: fra le due la differenza assomma a 21 punti, circa mezza unità di deviazione standard
Tra quelle al di sopra troviamo la Valle D’Aosta,la provincia di Autonoma di Trento, la Toscana e la Puglia, mentre l’Emilia Romagna ha un risultato inferiore alla media italiana. La regione con punteggio medio più alto in Matematica è la Valle D’Aosta e quella con il punteggio medio più basso è la Calabria: fra le due la distanza è di 11 punti.
Oppure emerge il sessismo. Il grafico di figura 4.5, del rapporto, mette in evidenza come, nella prova di Italiano, i maschi tendono a esser più rappresentati nella parte bassa della distribuzione dei punteggi rispetto alle femmine. Nella prova di Matematica (vedi figura 4.6) i maschi conseguono un punteggio medio più elevato e sono maggiormente rappresentati nei valori più alti della distribuzione rispetto alle ragazze.
Maschi e femmine.
Per non parlare della discriminazione attuata verso i bambini e gli studenti segnalati con delle difficoltà di apprendimento, i quali anche se in alcuni casi effettueranno le prove, queste non verranno prese in considerazione ai fini statistici. Dove è finita la scuola dell’integrazione?
Insomma invalsi ovvero omologazione dell’insegnamento, standardizzazione dell’insegnamento, che si rifletterà direttamente sulla formazione delle future generazioni, che non potranno più scegliere, non potranno più criticare, ma decidere come vuole il sistema. Ciò perché le risposte alle domande fornite dall’Invalsi, sarebbero potenzialmente tutte corrette, ma solo una sarà quella giusta, quella decisa da pochi soggetti, annientando ogni capacità critica e libera decisionale dello studente. Veniamo al rapporto come pubblicato dall’Invalsi, ove emergono importanti anticipazioni.
Estensione Invalsi all’ esame di Stato scuola secondaria:
E’ previsto dal prossimo anno scolastico, la somministrazione delle prove dell’Invalsi all’esame di Stato della scuola secondaria di secondo grado. Si legge nel rapporto che: Rispetto ai traguardi fissati nelle Indicazioni nazionali le rilevazioni condotte quest’anno omettono ancora di considerare il livello V della scuola secondaria di II grado, il cui inserimento è in programma per il prossimo anno scolastico.
Prove Invalsi per altre materie e classi:
Si estenderanno le prove dell’Invalsi su altri ambiti disciplinari e livelli scolastici:
Sono previste infatti, una serie di rilevazioni, su base campionaria, su altri ambiti disciplinari e/o in altri livelli scolastici, col fine di arricchire il quadro conoscitivo sul sistema scolastico nel suo complesso; per taluni livelli scolastici e momenti di rilevazione, si sta inoltre studiando il ricorso a prove di tipo adattivo da svolgere tramite computer.
Da settembre autovalutazione scuole:
Da settembre nelle scuole partirà, secondo l’Invalsi, l’autovalutazione delle scuole grazie ai risultati del test . L’INVALSI supporterà tali processi di autovalutazione, con una guida alla lettura dei risultati della rilevazione sugli apprendimenti – che verrà resa disponibile a beneficio delle diverse componenti della vita scolastica – e con la predisposizione di ulteriori strumenti di rilevazione del proprio clima interno che le scuole potranno adoperare
Si stipuleranno protocolli per la valutazione della performance e funzionamento delle scuole:
A supporto della definizione di tali azioni di supporto, che in quanto tali non competono all’INVALSI, l’Istituto ha infine in programma lo studio di possibili protocolli di valutazione più complessivi della scuola, atti a combinare le informazioni discendenti dalle rilevazioni sugli apprendimenti con l’osservazione e la valutazione, più in dettaglio, dei processi di funzionamento.
Schedatura degli studenti automatica:
Nella prospettiva di semplificazione degli aspetti procedurali e organizzativi, già a partire dall’a.s. 2011-12 l’INVALSI ha raggiunto un accordo con le principali case produttrici di software per la raccolta e la gestione dei dati relativi all’anagrafe degli alunni per consentire il trasferimento automatico dalle scuole all’INVALSI di tutte le informazioni di contesto richieste per la realizzazione delle indagini SNV
L’anonimato non è garantito? Sono stato uno dei primi a denunciare la farsa dell’anonimato, scrivendo e motivando come la privacy dello studente è a rischio violazione. Ed infatti l’Invalsi afferma che con l’occasione, si modificherà, altresì, la modalità di acquisizione del questionario studente per assicurare una maggiore riservatezza delle risposte in esso contenute. O la riservatezza è garantita o non lo è. Parlare di maggiore riservatezza, vuol semplicemente dire che la riservatezza non è stata piena, quindi lesa. E ciò mi sembra una pacifica ammissione della lesione della privacy degli studenti
La minaccia dell’Invalsi, i test gonfiati verranno trasmessi ai singoli Dirigenti Scolastici:
L’invalsi denuncia che l’eventuale presenza di cheating – che l’INVALSI comunque provvederà a identificare statisticamente per ogni singola classe coinvolta nelle rilevazioni – inficia la qualità dei risultati che poi vengono restituiti alle single scuole e rischia, ove la scuola poi pubblicasse tali risultati, di “gonfiare” indebitamente i risultati proprio di coloro che si comportano in modo scorretto. I risultati di ciascuna scuola che verranno restituiti dall’INVALSI a partire da settembre, saranno perciò espressi al netto dell’effetto stimato dei fenomeni di cheating; se ne ometterà la restituzione per quelle classi ove il fenomeno abbia superato una certa soglia.
E specifica quindi che al fine di aumentare il livello di consapevolezza sul tema l’INVALSI trasmetterà a ciascuna dirigente scolastico la misura statistica del cheating, disaggregata per le singole classi.
Cosa faranno in tal caso i Dirigenti Scolastici? Si attueranno ritorsioni verso le così dette classi ribelli, verso chi lotterà per difendere la propria dignità professionale, la libertà d’insegnamento, la libertà di far maturare una coscienza libera e critica agli studenti?
Si deve continuare a parlare di Invalsi. La battaglia deve essere prima di ogni cosa culturale, didattica, sociale e non legale e legalitaria. Perchè, come insegna il funzionamento della società, il sistema realizza le Leggi per imporre il proprio status, e gli apparati del sistema, quali i Tribunali, salvo rari, rarissimi casi, altro non possono fare che adattarsi a questa volontà. Una battaglia sociale e cultuale, per opporsi ad un modello di scuola omologato e standardizzato, che vada contro i numeri e la statistica utilizzata per imporre un modello di istruzione che non forma e formerà menti pensanti e critiche ma unicamente automi. Parlare di Invalsi nuoce all’Invalsi, così come criticare il sistema è critico per il sistema. Ed allora parliamo di Invalsi.
Marco Barone