Come vedrete si tratta di interventi, a favore e contro, di persone molto conosciute e autorevoli nel mondo della scuola, che analizzano la questione INVALSI in modo diffuso e competente.
Probabilmente, anzi, quasi sicuramente, non saprà mai come realmente è andata, se e dove ha risposto bene, se e dove ha risposto male; questo perché gli esiti, ad esempio nella mia scuola, nessuno li ha mai comunicati, e poi dal momento che “dovrebbero” essere anonimi, si saprebbero soltanto i risultati complessivi; certo, chi sceglie questa opzione può pretendere che i prof di riferimento (italiano e matematica) forniscano successivamente i testi delle prove e diano le risposte corrette in modo che ciascuno possa, a memoria, realizzare se ha risposto bene o ha risposto male; consiglio vivamente quest’ultima opzione per chi crede nella utilità e correttezza del metodo INVALSI; aggiungo, anzi, che, per chi ci crede, sarebbe bene pretendere che non solo venga prevista una comunicazione ai docenti degli esiti dei test e una loro riflessione sugli stessi, ma che tale informazione venga comunicata anche agli studenti, che possano avere un riscontro dall’essersi misurati con questa prova e un’occasione di riflessione sulla propria preparazione; senza questi basilari passaggi, al di là di ogni altra considerazione, si tratterebbe di una inaccettabile ipocrisia collettiva.
Questa soluzione rende la contrarietà non palese, nessuno se ne accorge e il risultato è che verranno assunte informazioni non attendibili sul vostro grado di apprendimento, ma in modo inconsapevole, per cui verranno prese per buone e considerate lo specchio del vostro grado di preparazione.
Diciamo che si tratta di una scelta che non è di testimonianza delle proprie idee e di assunzione di responsabilità.
Non mi permetto di esprimere giudizi di natura etica su questa opzione, ognuno conosce se stesso e la situazione in cui si trova e potrà valutare se ricorrono le condizioni per operare una scelta come questa, che ha una dimensione molto individuale ed intima e accantona o ritiene non percorribile, il confronto con una dimensione collettiva della decisione.
Questo atto rende palese la scelta fatta ed è un atto di testimonianza contro lo strumento test INVALSI, un atto di cui ci si assume la responsabilità rendendolo pubblico, anzi, direi quasi, rivendicandolo; nessuno potrà essere punito per questo o ne riceverà un danno, perché non si tratta di una valutazione (nel manuale INVALSI di somministrazione dei test è scritto, a pag 12, “che non verrà dato alcun voto per lo svolgimento della prova”), a differenza di quanto accade all'interno dell'esame di 3^ media.
C’è da aspettarsi, però, che venga in classe qualcuno (docenti, dirigenti ...) a convincere i resistenti a collaborare, e potrebbero anche arrivare ad usare le minacce – l'anno scorso, ad esempio nella mia scuola, lo hanno fatto – ma si tratta di minacce senza fondamento perché nessuno è perseguibile in alcun modo per questa libera scelta.
Occorre dire, però, che far passare ben 90 minuti per ogni test (90 min +90 min = 180 min) più 30 min per il Questionario studenti (totale 3h e mezza!) per poi consegnare in bianco, rischia di essere molto noioso e richiede una grande determinazione al sacrificio.
Dal punto di vista dell’informazione, poi, questa scelta rimane nell’ambito ristretto della classe a meno che chi decide di operarla non la diffonde utilizzando i canali più vari.
Sicuramente però, tale decisione si presta a rendere evidente, a se stessi innanzi tutto, una dimensione collettiva della scelta, che non può che rendere più forte la determinazione a far valere le proprie idee.
Si tratterebbe ovviamente di un’assenza da giustificare sul libretto e concorre a costituire quel monte ore di assenze da non superare, pena la non validità dell’anno scolastico (264 ore di assenza per chi fa religione, 256 ore per chi non la fa), quindi se qualcuno è a rischio di raggiungere questi numeri nell’anno, fa bene ad evitare di assentarsi; se invece questo limite è lontano, la scelta di assentarsi rappresenta un modo per dichiarare in modo palese ed evidente la propria contrarietà ai test ed evita ogni intervento coercitivo da parte della Scuola (docenti, dirigenti ...).
Si evita anche la lunga attesa inoperosa (90 min +90 min + 30 min = 210 min = 3,5 h) di chi decida di consegnare in bianco.
Dal punto di vista dell’informazione, poi, risulta più evidente e palese la scelta di non collaborare, che potrà essere misurata dal numero di assenze della giornata nelle classi seconde.
La dimensione collettiva di una scelta come questa si gioca nelle giornate prima del 16, quelle in cui essa può maturare nel confronto e nella discussione tra tutti i membri della classe, ma non nel giorno in cui ognuno rimane a casa sua, cosa che non ha molto di collettivo.
A meno che i dissenzienti non decidano di organizzare insieme attività alternative, casomai con l’aiuto dei docenti che quel giorno sciopereranno, per rendere comunque utile quella giornata, salvando la dimensione collettiva della scelta.