Va attivata al più presto la garanzia suppletiva per i soci prestatori che è stata già prevista dalla Banca d'Italia
Il refuso sui dati del bilancio di Coop Adriatica «Quali sono le tutele per i soci prestatori? Anche una grande Coop può fallire»? Come ormai puntualmente accade all'indomani della pubblicazione su PLUS24 dell'inchiesta sullo stato di salute delle Coop che emerge dall'analisi dei bilanci, anche quest'anno le mail arrivate in redazione e i commenti lasciati sul sito internet dai lettori manifestano tutta la preoccupazione dei soci prestatori nell'apprendere l'assenza di qualsiasi forma di garanzia sui capitali depositati nei prestiti sociali.
IL SOCIO NON INVESTE, FINANZIA
Non ci sono prestiti sociali sicuri, perché non esistono imprese cooperative troppo grandi da non poter fallire. Dopo il 15 settembre 2008, data del fallimento della banca Lehmann Brothers, e dopo una crisi finanziaria, due recessioni e la crisi dei debiti sovrani, sono rimasti in pochi a credere nel "too big to fail". Crisi dei consumi e finanza "strategica", come abbiamo visto nello speciale di sabato scorso, stanno erodendo la solidità delle grandi cooperative di consumatori. In questo scenario è naturale che i soci prestatori si chiedano quali siano le garanzie di quello che, in prevalenza, continuano a considerare un "investimento", piuttosto che un "finanziamento". Ed è proprio questo l'equivoco di fondo che non consente ai soci di percepire i rischi che si assumono: depositando le somme sui prestiti sociali non investono i risparmi, ma finanziano, concedono credito alla Coop di cui sono soci. L'unica garanzia è data dal patrimonio della cooperativa.
È GIÀ TUTTO SCRITTO NERO SU BIANCO
Difficile pensare che 1,2 milioni di soci prestatori, distribuiti in nove cooperative, possano maturare questa consapevolezza. Sarà anche per questo che la normativa di Banca d'Italia (istruzioni di vigilanza Titolo IX, Cap. 2, sez. V) contempla la possibilità di attivare "schemi di garanzia dei prestiti sociali" promossi dalle associazioni di categoria, ovvero direttamente dalle cooperative interessate, anche nell'ambito d'iniziative di tipo consortile. Si tratta di una forma di tutela che prevede, per le ipotesi di fallimento, liquidazione coatta amministrativa o concordato preventivo della cooperativa, il rimborso dei prestiti effettuati dai soci in una misura almeno pari al 30%, ma auspicabilmente superiore. Nell'ambito di ogni schema di garanzia, poi, è necessario che la somma dei prestiti sociali delle cooperative aderenti (non garantiti da soggetti vigilati) non superi un limite pari a tre volte la somma dei patrimoni delle cooperative medesime.
RISPARMIATORI DA TUTELARE
La disposizione, che attribuisce alle associazioni di categoria del movimento cooperativo un ruolo promozionale decisivo e che è rimasta sino a oggi lettera morta, ripropone, con una portata più contenuta, il modello mutualistico-consortile dei fondi di tutela che garantiscono ai clienti bancari il rimborso, fino a 100 mila euro e entro 20 giorni dal default (7 giorni secondo la proposta di nuova direttiva europea sui sistemi di garanzia dei depositi), delle somme depositate. In entrambi i casi, infatti, la ratio sembra essere quella di tutelare i piccoli risparmiatori inconsapevoli, incapaci di valutare la solidità della banca o della cooperativa
GARANTIRE IL SOCIO O LA COOP?
Resta aperta, per le associazioni di categoria, in presenza di consorzi fortemente coesi come Coop, la scelta fra un "sistema di mutua garanzia", che protegge la singola cooperativa e ne garantisce la solvibilità, e quello di un "sistema di garanzia dei depositi" che tutela i depositanti. Infatti se, grazie al sistema di mutua garanzia, una cooperativa non fallisce, non è necessario rimborsare i soci prestatori. Per contro, un "sistema di garanzia dei depositi" è attivato solo in caso di default dell'impresa cooperativa. Le soluzioni ci sono, basta attivarle.
Coop Adriatica in utile, ma alla Camera di commercio risultava il contrario
Nel servizio pubblicato lo scorso 19 ottobre, PLUS24 ha riportato un risultato netto di esercizio 2012 negativo per Coop Adriatica. Si tratta di un errore: la Cooperativa ha chiuso il 2012 con un risultato di pertinenza del Gruppo di 18,78 milioni nel Consolidato e di 26,59 milioni nel bilancio d'esercizio. L'errore è dovuto a un refuso nel solo conto economico di uno dei documenti di bilancio consolidato depositati alla Camera di commercio, e utilizzati come fonte da PLUS24. Il risultato invece è correttamente riportato sia nello stato patrimoniale dello stesso documento, sia in tutti gli altri atti di bilancio depositati alla Ccia, on line sul sito della cooperativa (www.adriatica.e-coop.it, sezione Chi siamo), negli stampati e comunicati stampa di bilancio. Coop Adriatica ha già provveduto a correggere il refuso anche presso l'organismo competente.
Ufficio stampa Coop Adriatica
Per l'inchiesta di sabato sono stati utilizzati i dati dei bilanci consolidati depositati e pubblicati presso il Registro delle Imprese, ciò proprio alfine di indicare solo dati ufficiali. Anche il risultato netto di pertinenza del gruppo Coop Adriatica (-2 milioni), pertanto, è stato rilevato dall'ultima riga del conto economico depositato. Rendiamo atto a Coop Adriatica di aver ammesso che il dato era erroneamente riportato, sia per l'anno 2012 che per il 2011, e che solo ora ne è stata chiesta la correzione. Precisiamo, conseguentemente, che anche L'ammontare complessivo del risultato netto aggregato di pertinenza dei gruppi delle nove Coop è una perdita di 132 e non di 153 milioni. Resta confermato tutto il resto, considerazioni comprese. (G.Ur.)
28 ottobre 2013, Adriano Melchiori, Gianfranco Ursino, Il Sole 24 Ore |
Powered by Blogger.