All'appello manca solo la revisione del Testo Unico del 1994, per il resto - se tutto dovesse filare liscio - la legge sulla "Buona Scuola" potrebbe arrivare a compimento entro il 17 aprile prossimo, data ultima al di là della quale non si potrà andare.
Parliamo di scelta sconcertante a ragion veduta. Per esaminare gli otto decreti le Commissioni parlamentari avranno a disposizione esattamente 60 giorni a partire dal momento in cui i testi dei provvedimenti saranno consegnati ai presidenti delle Commissioni stesse (si presume che questo possa avvenire la prossima settimana). Scaduti i 60 giorni il Governo sarà autorizzato ad emanare i testi definitivi dei decreti anche senza il parere di deputati e senatori.
E siccome per esaminare 8 decreti, alcuni dei quali anche particolarmene delicati e complessi come ad esempio quelli sul reclutamento dei docenti, sul sistema 0-6 anni e sulla riforma del sostegno, ci vorranno tempo e attenzione, non è da escludere che i 60 giorni risultino davvero pochi.
A quel punto il Governo potrebbe trovarsi a dover fare i conti persino con gli stessi parlamentari della maggioranza: si può escludere, infatti, che i senatori e i deputati del PD che tra maggio e luglio del 2015 avevano votato obtorto collo a favore della legge 107 per "disciplina di partito" adesso non decidano di dire basta e di mettere in difficoltà la Ministra?
Ministra che, per parte sua, ha già detto che i decreti approvati oggi dal Governo sono solamente delle bozze molto provvisorie e che adesso bisogna aprire un'ampia campagna di ascolto. Ma allora la domanda è: se queste sono bozze molto provvisorie, perchè non sono state adottate dal Governo già un paio di mesi fa? Se non altro ci sarebbe stato un po' più di tempo per discutere e dibattere.
Intanto sta già partendo la battaglia per contrastare l'approvazione definitiva dei decreti.
Nel pomeriggio del 14 è iniziato un primo giro di consultazioni fra Gilda, Cobas e Unicobas per promuovere uno sciopero di tutto il comparto scuola nella seconda metà di marzo.
E quasi certamente la protesta coinvolgerà anche altri soggetti del sindacalismo di base (Usb e Cub innanzitutto).
Piero Bernocchi, portavoce nazionale Cobas, aggiunge: "Non possiamo non reagire di fronte a questo atto di arroganza. La 107 è stata contrastata in tutti i modi possibili dai lavoratori della scuola; hanno costruito una gabbia e adesso stanno anche pensando di chiuderla definitivamente lasciando dentro insegnanti, studenti e tutti quanti. Le deleghe sono la chiave per chiudere la serratura della gabbia e per distruggere definitivamente il sistema scolastico pubblico".