La “Controriforma” della Pubblica Amministrazione di  Renzi e Madia.
Tra democrazia virtuale e cancellazione reale dei posti di lavoro
e dei servizi pubblici.
Avevamo già preso posizione sui 44 punti della
riforma della Pa e sulla vergognosa lettera di Renzi e Madia. La consultazione
pubblica si è rivelata un "bluff",
il modo innovativo di partecipazione altro non è che muoversi solo
lungo le direttive di Confindustria e del Governo, escludendo ogni forma di
rappresentanza collettiva e organizzata di lavoratori e lavoratrici, per cui al
massimo sarà possibile mediare su qualche punto irrilevante perchè quello che
conta (tagli al personale e ai servizi, mobilità, sostanziale perdita del
potere di acquisto e di contrattazione) non sarà oggetto di cambiamento.
E' quanto traspare
dal report finale del Ministero  della Funzione Pubblica.
Ma dal report  traiamo qualche riflessione in
più. Le
email arrivate al ministero sono per lo più richieste di rinnovi contrattuali a
dimostrazione che i 5 anni e passa di blocco, hanno impoverito i dipendenti
pubblici e sostanzialmente bloccato la stessa contrattazione decentrata
utilizzata in maniera strumentale, non più per ridistribuire salario, ma al
contrario per abbassare il costo del lavoro.
Le e-mail, che non
vengono integralmente riportate, ma analizzate strumentalmente per avvalorare
la posizione precostituita del Governo, avrebbero avanzato proposte che
coincidono, guarda caso,  con quelle dello stesso Governo. Ma è mai possibile
che i lavoratori e le lavoratrici siano intervenuti/e per sostenere le tesi di
Renzi e Madia? Quale altra bugia ci racconteranno per sostenere la devastazione
dei settori pubblici?
E quindi, anticipata
dalla consueta fanfara mediatica, il Consiglio dei Ministri  ha approvato un disegno di legge
soprannominato “Delega al Governo per la riorganizzazione delle amministrazioni
pubbliche” che altro non è che un’ulteriore mattanza della pubblica
amministrazione, in sintesi:
- Introduzione del
     ruolo unico, abolizione delle fasce economiche, incarichi a termine e pensionamento
     anticipato dei dirigenti (da sostituire con altri dirigenti part time e
     con rapporto “fiduciario” magari con la propria amministrazione). Basterà
     lasciarli senza incarichi per accelerare il loro licenziamento e così i
     nuovi politici al governo potranno avere campo libero e scegliersi i loro;
·        
Mobilità
obbligatoria nel raggio di 50 Km, con il passaggio anche  da un’amministrazione all’altra e con il
demansionamento dei lavoratori che in conseguenza dei tagli, delle riduzioni
degli uffici e degli accorpamenti saranno dichiarati in esubero. Di fatto
diventa un  incentivo agli esoneri
cosiddetti volontari come strumento per tagliare posti di lavoro (se sei vicino
alla pensione o se hai figli/anziani a carico e ti sposto di 50
Km, nei fatti sei  costretto a scegliere tra famiglia e lavoro, quindi se
hai una certa anzianità di servizio puoi lasciare il lavoro prima del tempo ma
con una forte contrazione dell'assegno previdenziale che ovviamente riscuoterai
al raggiungimento dell'età minima per la pensione);
- saranno
     incentivati i contratti part time per sostituire quelli a tempo pieno,
     ragion per cui il contratto di riferimento in molti settori e servizi sarà
     quello a tempo ridotto (minore spesa di personale e maggiore
     flessibilità);
- soppressione di
     enti ritenuti inutili e riduzione delle Camere di Commercio,  per
     favorire la liberalizzazione del commercio;
- accorpamento di
     Aci, Pra e Motorizzazione Civile;
- riorganizzazione
     e accorpamento delle Ragionerie Provinciali, delle sedi regionali Istat e
     riduzione delle Prefetture a 40, con una competenza regionale o similare;
- accorpamento
     delle Sovrintendenze e dei Poli Museali, rivendicando di fatto una
     gestione manageriale e profit della cultura;
- soppressione dal
     1 ottobre 2014 delle sezioni staccate di tribunale amministrativo
     regionale; 
- unificazione
     delle scuole di formazione;
- riorganizzazione
     alias riduzione delle aziende municipalizzate e apertura alle
     privatizzazioni, ovviamente senza spendere una parola sul personale delle
     stesse;
- riduzione da
     agosto 2014 dei permessi sindacali delle organizzazioni sindacali
     rappresentative ma molto peggio è la riduzione del già esiguo monte ore di
     permessi delle RSU. L'obiettivo del Governo Renzi è quello di indebolire
     il potere dei sindacati all' interno dello scontro politico interno al suo
     partito, ma finirà per tagliare quelli dei delegati di base aziendali che
     prendono qualche ora di permesso per esercitare il loro ruolo in Rsu , e
     non quelli degli apparati sindacali filogovernativi confederali che godono
     già di risorse economiche consistenti e di prebende e benefit governativi
     che in realtà li farà continuare a beneficiare e mantenere i loro
     distacchi/poltrone sindacali. 
Non
una parola sul rinnovo dei contratti pubblici ormai fermi al 2009 e la
catastrofica perdita di salario, nessun accenno a progressioni economiche e
percorsi di carriera.
Non
un accenno alle centinaia di migliaia di precari pubblici, che ad oggi non
hanno nessuna prospettiva concreta di stabilizzazione.
Nessuna
soluzione in questo colossale quadro di tagli, accorpamenti di uffici, di enti
e aziende partecipate, di mobilità ed esubero del personale, riguardo   ai servizi all’utenza,  che saranno fortemente penalizzati.
Nessun
riferimento a reinternalizzare finalmente funzioni pubbliche centrali, come
nelle Agenzie Fiscali il servizio riscossione demandato all’odiata Equitalia e
i sistemi informatici gestiti dalla Sogei, esternalizzazioni che hanno avuto
negli anni risultati molto scadenti.
Renzi e Madia sanno che i sindacati confederali,
a difesa dei diritti dei lavoratori e della cittadinanza tutta, oltre alle chiacchiere
producono poco o nulla.
Cgil, Cisl, Uil sono
alleati del Governo, gli ultimi a capirlo sono in certi casi proprio i
dipendenti pubblici. 
Occorre su questo aprire  veri conflitti in
tutti  i luoghi di lavoro al fine di creare le condizioni per autorganizzare
le proprie rappresentanze di base e opporsi al disegno renziano che vuole
cancellare il lavoro pubblico, le amministrazioni e i diritti complessivi del
personale.