Il 19 luglio la Camera ha dato il via libera definitivo al «Fiscal compact», il Trattato sulla stabilità dell’eurozona, con il voto favorevole dei partiti che sostengono il governo Monti, nel silenzio mediatico. L’Italia è il decimo paese a ratificare e dare esecuzione alla “regola d’oro”, dettata dall’oligarchia finanziaria. Una regola che impone il pareggio di bilancio (già introdotto nella
Costituzione), meccanismi automatici per il rientro dal deficit e dal debito e determina un ulteriore limitazione di sovranità per i paesi che l’accettano.
Con l’introduzione del dogma neoliberista del «Fiscal compact» viene resa strutturale e permanente la politica di austerità, si cancella qualsiasi ruolo pubblico nelle politiche economiche, viene resa obbligatoria la riduzione del debito che eccede il 60% del PIL al ritmo di un ventesimo l’anno.
Il debito pubblico italiano raggiungerà entro fine anno i 2.000 miliardi di Euro. Dunque dal 2013, oltre alle consuete manovre finanziarie, i governi imporranno un saccheggio sociale di 50 miliardi l’anno, per 20 anni. E’ una dichiarazione di guerra al movimento operaio, popolare e sindacale, volta a far pagare alle masse la crisi e i debiti del capitalismo, a liquidare ulteriromente tutte le conquiste sociali. Grazie al «Fiscal compact» i lavoratori faranno la fame, mentre i principali detentori dei titoli di Stato (le istituzioni finanziarie e le banche) continueranno ad incassare enormi interessi.
Con il vincolo del «Fiscal compact» voluto dall’UE dei monopoli finanziari sarà devastato il futuro delle prossime generazioni. Il patrimonio pubblico verrà sacrificato sull’altare di questa politica neoliberista che aggraverà la recessione, la cassa integrazione e i licenziamenti, approfondirà il declino economico, la regressione dei diritti sociali e l'attacco ai salari, alle pensioni ed ai servizi. E' chiaro l'uso politico dlla crisi per imporre al paese l'attacco finale alle conquiste salariali e ai diritti conquistati con le lotte degli anni '70. Dello stesso tenore la diffusione della menzogna per cui, per aumentare il PIL, la soluzione è la minacciata soppressione delle festività civili del 25 aprile, del 1 maggio e del 2 giugno. Un attacco oltre che ai diritti di chi lavora anche alla storia ed ai simboli della storia della resistenza e del movimento dei lavoratori.
Dobbiamo contrastare la politica economica del governo delle banche costruendo un forte movimento di piazza come quello greco o quello spagnolo: que se vayano todos
Confederazione Cobas Terni
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