L'Italia finora ha tirato a campare ha detto Monti.
E giù un decreto per farla tirare a crepare!
E' questa la “filosofia” del decreto legge del 6 luglio, con cui il governo Monti sta continuando la guerra contro il mondo del lavoro dipendente e contro lo “stato sociale”.
Non si era mai visto dal dopoguerra un governo con politiche sociali così spietate contro i lavoratori.
Con la tiritera della lotta agli sprechi nella spesa pubblica, il decreto del 6 luglio chi poteva prendere di mira se non i lavoratori pubblici e, insieme, tutto ciò che di pubblico esiste in questo Paese, allo scopo di tagliarne le risorse per devastare occupazione e retribuzione nel pubblico impiego, servizio sanitario, servizi pubblici e sociali (dai trasporti agli asili ai contributi assistenziali)?
Decenni di evasione fiscale da capogiro, di denaro pubblico investito in ricche “consulenze” clientelari, in appalti miliardari, in ruberie organizzate, in stipendi e pensioni d'oro a manager e dirigenti inetti: dopo tutto ciò, il risanamento dei conti dello Stato devono pagarlo, come sempre, i lavoratori.
Un risanamento, che è fatto di un taglio di 26 miliardi da rapinarci in poco più di 2 anni.
Questi i punti centrali del decreto:
- Pubblico Impiego: 250-300mila licenziamenti, blocco dei salari, blocco delle assunzioni, blocco dei contratti.
- Dimezzamento del numero delle Province.
- Tagli per 5miliardi del Fondo sanitario nazionale, che si aggiungono ad altri 22 miliardi tagliati nell'ultimo triennio e che vorranno dire per le Regioni minore spesa in beni e servizi ospedalieri e in farmaci; 18mila posti-letto azzerati negli ospedali; interi pezzi della sanità pubblica messi ko; chiusura di mille reparti ospedalieri. E i medici avvisano: “Ci restano a malapena le barelle”.
- Regioni, verranno depredate di altri 2miliardi. Destino che riguarderà anche le Province (1,5 miliardi) e i Comuni per 2miliardi e mezzo. * Sotto la scure anche Tribunali, Procure, Uffici del Giudice di pace, uffici dell'Agenzia delle Entrate.
- Scioglimento di enti, che sono vere eccellenze nel campo della ricerca scientifica e storica.
- E ancora: taglio dei permessi sindacali, ferie imposte d'agosto, riduzione dei buoni pasto, ecc.
Tutto questo, mentre sono sparite la “tassa sui grandi patrimoni” e la “tassazione degli affari finanziari” e 230 miliardi in venti anni (cioè 11 miliardi e mezzo ogni anno) andranno alle forze armate e al loro arsenale di guerra, per garantire ai poteri forti di questo Paese un posto importante nel controllo e nel dominio del mondo.
In Grecia, i primi a essere fatti inginocchiare sono stati i lavoratori pubblici. Da noi, l'attacco al pubblico impiego, iniziato dal ministro Brunetta, si “perfeziona” ora, a coronamento dell'assalto della ministra Fornero al lavoro privato. Cambiando l'ordine degli addendi, però, il risultato non cambia: l'Italia sta andando verso la Grecia.
Padroni e governo vogliono farci credere che l'economia possa ripartire con milioni di disoccupati e precari, attraverso l'immiserimento feroce del salario e delle pensioni, l'esproprio dei diritti sociali e civili. Ma a questa crisi ne seguirà un'altra e poi un'altra ancora, perché è il sistema che è “malato”.
Basta con le menzogne sull' “equa distribuzione dei necessari sacrifici richiesti dai mercati per uscire dalla crisi”!
Cosa fare di fronte a tanta ferocia sociale, che i padroni, il loro governo e i partiti loro amici ci stanno scaricando addosso, confidando nella complicità delle segreterie Cgil-Cisl-Uil?
Prima di tutto, unità alla base: unità dei lavoratori pubblici, unità di quelli privati, unità tra gli uni e gli altri, per una lotta comune. Se ognuno se ne andasse per conto suo, non si andrebbe da nessuna parte.
Una lotta generale e di massa, di tutto il lavoro dipendente, dei disoccupati, degli studenti, dei movimenti.
Quest'ultimo assalto del governo, infatti, non è diretto solo contro chi lavora nel pubblico impiego, ma anche contro tutti gli altri, che si ritroveranno senza servizi pubblici e sociali o li avranno meno adeguati e più costosi.
Non c'è più tempo da perdere PER fermare questo governo dell'infamia sociale che ci schiaccia nella precarietà di vita e di lavoro; PER cancellarne tutti i provvedimenti di legge decisi da dicembre a oggi.
PER APRIRE UNA PROSPETTIVA DI LIBERAZIONE.
CONFEDERAZIONE COBAS TOSCANA (pubblico impiego, lavoro privato, sanità)
via S. Lorenzo 38, Pisa,
telefono: 050 8312172
e-mail: confcobaspisa@alice.it
web: www.cobaspisa.it
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