 Il 15 marzo scorso, in un Appello alle altre organizzazioni sindacali affinché si giungesse in tempi ragionevolmente rapidi ad uno sciopero contro la regionalizzazione della scuola, scrivevamo: “il Disegno di Legge del governo Lega-5Stelle sull’Autonomia differenziata porta a disastroso compimento la riforma costituzionale del Titolo V del 2001 e intende dare alle regioni la competenza esclusiva su diverse materie, tra cui, oltre alla Sanità, l’Istruzione. Quest’ultima verrebbe organizzata in base alle disponibilità economiche territoriali, con uno Stato che abdicherebbe alla propria funzione istituzionale, acuendo il divario economico e sociale tra Nord e Sud, tra regioni ricche e povere, emarginando i più vulnerabili e indifesi”.Sottolineavamo come questa sciagurata prospettiva - voluta con la massima forza dalla Lega (che vuole l’autonomia finanziaria ed economica regionale come surrogato del vecchio separatismo delle origini) e subita passivamente dai 5 Stelle timorosi di perdere il potere governativo - comporterebbe un irrimediabile e definitivo dislivello tra due parti dell’Italia, rischiando di consegnare i giovani delle regioni più povere alla malavita organizzata, facendo scomparire il carattere unitario dell’istruzione, istituendo 20 scuole differenti a partire dai programmi e dal reclutamento di docenti e ATA, creando divaricazioni stipendiali tra lavoratori/trici, con gravissime conseguenze anche sull’inquadramento giuridico e posizioni rispetto al contratto nazionale. In base a tali considerazioni facevamo dunque appello affinché “in tempi rapidi tutti i sindacati della scuola, al di là delle divergenze su altri punti, ritrovino quell’unità che raggiunsero il 5 maggio del 2015 italiana...arrivando ad una grande giornata di sciopero con la partecipazione corale del personale scolastico, oltre che degli studenti, che porti in piazza il popolo della scuola pubblica per bloccare il disastroso progetto di disgregazione del sistema scolastico nazionale”.
Il 15 marzo scorso, in un Appello alle altre organizzazioni sindacali affinché si giungesse in tempi ragionevolmente rapidi ad uno sciopero contro la regionalizzazione della scuola, scrivevamo: “il Disegno di Legge del governo Lega-5Stelle sull’Autonomia differenziata porta a disastroso compimento la riforma costituzionale del Titolo V del 2001 e intende dare alle regioni la competenza esclusiva su diverse materie, tra cui, oltre alla Sanità, l’Istruzione. Quest’ultima verrebbe organizzata in base alle disponibilità economiche territoriali, con uno Stato che abdicherebbe alla propria funzione istituzionale, acuendo il divario economico e sociale tra Nord e Sud, tra regioni ricche e povere, emarginando i più vulnerabili e indifesi”.Sottolineavamo come questa sciagurata prospettiva - voluta con la massima forza dalla Lega (che vuole l’autonomia finanziaria ed economica regionale come surrogato del vecchio separatismo delle origini) e subita passivamente dai 5 Stelle timorosi di perdere il potere governativo - comporterebbe un irrimediabile e definitivo dislivello tra due parti dell’Italia, rischiando di consegnare i giovani delle regioni più povere alla malavita organizzata, facendo scomparire il carattere unitario dell’istruzione, istituendo 20 scuole differenti a partire dai programmi e dal reclutamento di docenti e ATA, creando divaricazioni stipendiali tra lavoratori/trici, con gravissime conseguenze anche sull’inquadramento giuridico e posizioni rispetto al contratto nazionale. In base a tali considerazioni facevamo dunque appello affinché “in tempi rapidi tutti i sindacati della scuola, al di là delle divergenze su altri punti, ritrovino quell’unità che raggiunsero il 5 maggio del 2015 italiana...arrivando ad una grande giornata di sciopero con la partecipazione corale del personale scolastico, oltre che degli studenti, che porti in piazza il popolo della scuola pubblica per bloccare il disastroso progetto di disgregazione del sistema scolastico nazionale”. 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
