Ma i mezzi d’informazione non hanno parlato di questo, né del messaggio inviato da questa manifestazione a milioni di lavoratori, studenti, pensionati e disoccupati in Italia: un messaggio di lotta, un messaggio a rialzare la testa.
Hanno parlato, invece, delle imprese di qualche centinaio di “incappucciati”, che -pure non avendo promosso nessun corteo- se ne sono di fatto impadroniti, contrastandone il percorso dall’inizio alla fine danneggiando vetrine e automobili, incendiando cassonetti e un edificio statale (peraltro, pare, in disuso).
Le forze dell’ordine, però, sono intervenute in perfetto stile antisommossa, quando piazza S. Giovanni, stabilita come luogo dei comizi finali, era ormai stata raggiunta da 250 mila persone, mentre altrettante stavano ancora dirigendovisi. Sono intervenute in modo proditorio contro manifestanti pacifici, con caroselli di blindati lanciati a 70 km l’ora, con camion forniti di idranti scaricati con violenza sulla gente, ferendo giovani e anziani, provocando ferite gravi a tre persone (una è ricoverata con “codice rosso”), arrestando indiscriminatamente, facendo irruzione negli ospedali per costringere illegalmente i medici a fornire i nominativi dei feriti.
Di che meravigliarsi, poi, se in piazza, di fronte a tanta violazione dello stato di diritto, migliaia di manifestanti da pacifici cittadini si sono trasformati in cittadini resistenti, reagendo con determinazione alle forze del disordine pubblico?
Il ministro di polizia Maroni e quello della guerra La Russa, il sindaco di Roma Alemanno e il presidente dei senatori berlusconiani Gasparri hanno inneggiato alle prodezze delle forze dell’ordine, grazie alle quali -hanno proclamato- si sarebbe salvata la democrazia.
Ma quale democrazia? Quella dei cittadini e del loro diritto a manifestare pacificamente; o la “democrazia” di quella sorta di campi di concentramento chiamati CIE, dove Maroni rinchiude illegittimamente i migranti; o la “democrazia” del ventennio fascista, riferimento ideale della formazione politico-culturale di La Russa, Alemanno e Gasparri?
Che dire, inoltre, dello spettacolo istituzionale offerto da Maroni, che per i fatti di piazza ha scaricato la responsabilità sul questore di Roma; o di quello offerto dallo stesso questore di Roma, che ha scaricato la stessa responsabilità sul sindaco Alemanno la cui unica risposta è vietare per un mese i cortei nella capitale colpendo per primo quello dei metalmeccanici?
È chiaro che l’operazione militare di piazza S. Giovanni ha avuto il preciso scopo di soffocare un movimento, il quale aveva deciso che la piazza, già da quella stessa sera, dovesse diventare luogo di organizzazione permanente della vera opposizione alle politiche del governo, con tanto di tende e attrezzature necessarie a fare della giornata del 15 ottobre l’inizio di una lotta di massa di lunga durata.
Per questo, il governo aveva impartito alle sue truppe l’ordine di chiudere gli occhi di fronte agli “incappucciati”, per usare le loro azioni come pretesto per sgomberare la piazza e sottrarla a chi è il nemico delle sue manovre “lacrime e sangue”. Il Governo e buona parte della “opposizione “ , Idv in testa, propongono nuove leggi speciali, una sorta di legge reale bis, Negli anni settanta (guarda caso con il sostegno della allora opposizione di sinistra) approvo’ un pacchetti di norme che rafforzarono il potere delle forze dell'ordine,sia per quanto riguarda l'uso delle armi che per il ricorso al fermo preventivo. La legge sanci’ il diritto delle forze di polizia di utilizzare armi da fuoco quando strettamente necessario anche per mantenere l'ordine pubblico e questo uso indiscriminato di armi ha provocato la morte di oltre 1000 innocenti negli ultimi 30 anni. Quella legge permise perquisizioni arbitrarie e la chiusura di tante sedi del movimento, la stessa soluzione oggi vorrebbero praticarla contro i centri sociali e i movimenti sociali, contro la Val di Susa , i disoccupati e gli studenti. Impedire l’applicazione di questa nuova legislazione emergenziale è un dovere di tutti\e coloro che hanno a cuore le sorti democratiche del paese.
Cobas Pubblico impiego Pisa