Quando ipersfruttamento e speculazione immobiliare vanno a braccetto. Il lavoro nero aumenta anche in Umbria
Quattro operaie sono morte per il crollo del maglificio di Barletta. Un'area di capannoni industriali costruiti con la cassa del Mezzogiorno 25 o 30 anni fa, edifici spesso fatiscenti e senza normative antincendio e
sicurezza, sottoscala e cantine trasformate in piccole industrie. Secondo Istat sono 50 mila le lavoratrici (per lo più donne) irregolari nel settore accertate, decine e decine di migliaia in meno quelle che operano nel settore senza contratto, con paghe inferiori a 4 euro l'ora, turni massacranti di 12 o 14 ore al giorno, nessun straordinario pagato, nessuna pausa mensa se non un panino portato da casa e consumato in locali angusti, assente un bagno, assenti le vie di fuga.
Questo è il modello seguito da molte aziende italiane e fatto proprio dalle aziende cinesi, basta andare a Prato per toccare con mano una condizione di vita fatta di precariato, di zero diritti, di ricatti e sfruttamento.
La Banca Europea chiede di "sostenere la competitività delle imprese e l'efficienza del mercato del lavoro", di adeguare anzi "ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende" e sulla
lettera di Trichet si registra il consenso unanime di tutto il Parlamento italiano. La asl vieta l'uso di questi seminterrati ma non ci sono ispettori (perchè il Governo ne ha bloccato le assunzioni) per verificare la idoneità dei locali e ,quando arrivano i controlli , i propretari (o i loro prestanomi) si spostano altrove chiudendo l'azienda (per non pagare le multe)
Non versiamo lacrime di coccodrillo per le lavoratrici morte a Barletta,rendiamo loro dignità e giustizia ponendo fine a quelle condizioni di sfruttamento selvaggio che ci risportano all'ottocento e che rappresentano il modello da seguire per la Banca europea.
Il lavoro nero e l'ipersfruttamento è in aumento anche in Umbria, dall'agricolutura all'acciaio e al suo indotto fino a quelle industrie artigianali dove la miseria costringe donne e uomini, spesso immigrati\e, a lavorare 12 o 13 ore al giorno per 50 euro,
senza contributi previdenziali, senza mangiare e senza copertura infortunistica
confederazione cobas Pisa e Terni
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