UNA BOMBA DAI RISVOLTI AUTORITARI
La prima umana reazione, con il cuore colmo di rabbia e dolore, è quella di abbracciare fraternamente gli amici, le amiche, i familiari di Melissa e gli studenti feriti.
Un abbraccio che purtroppo non può restituire né la giovane vita spezzata, né sanare profonde cicatrici (non solo fisiche) di chi quel giorno si trovava davanti alla scuola Falcone di Brindisi, divenendo vittima sacrificale di oscuri affari..
L'oscurità è qualcosa con cui purtroppo più volte siamo stati costretti a fare i conti.
Da Piazza Fontana in avanti, l'oscurità è stata parzialmente dissolta solo dalla caparbietà di chi oltre a chiedere verità ha anche provato a smontare gli elementi di mistificazione di volta in volta introdotti da apparati dello Stato.
Quelle istituzioni che ora si propongono come elemento centrale .attorno a cui coagulare “coesione e fermezza” in realtà non possiedono alcuna credibilità.
Solo un mese fa la sentenza di Piazza dello Loggia di Brescia ha indicato quale condanna è prevista per chi mette bombe a nome e per conto dello Stato e gli altri processi per stragi si sono persi nel tempo, in un infinito ginepraio in cui non esistono mandanti, al massimo qualche probabile esecutore materiale.
La domanda che bisognerebbe porsi è: A chi giova far esplodere una bomba davanti ad una scuola?
Per provare a rispondere a questa domanda è necessario attraversare un territorio governato dalle ipotesi e non dalle certezze, per cui vale la pena analizzare almeno le principali ipotesi.
Bomba mafiosa?
E' l'ipotesi più sbandierata, ma è davvero così robusta nelle argomentazioni?
Innanzitutto sarebbe meglio precisare che il termine mafia, nell'epoca del libero mercato, in realtà non indica un'unica organizzazione, ma è una sintesi mediatica di differenti holding della criminalità.
Nel Brindisino, la holding criminale più potente è la sacra corona unita, ma un'organizzazione che fa affari, leciti e non leciti, quale interesse può avere ad attirare intorno a sé tanta attenzione?
Molta attenzione significa meno affari o affari più rischiosi.
Inoltre, ammazzare ragazzine che vanno a scuola nel proprio territorio, non costituisce elemento di pregio o di potenza, anzi rischia di minare le relazioni con il territorio controllato.
L'unico motivo che potrebbe apparire plausibile è quello che sia in corso una trattativa con lo Stato, e qualcuno vuole alzare il prezzo, ma in tal caso rimane comunque poco probabile che l'azione venga fatta nel proprio territorio.
L'ipotesi che un'altra holding della criminalità (mafia, camorra, ecc.) possa agire indisturbata in un territorio controllato dalla sacra corona unita appare improbabile e causerebbe una guerra tra organizzazioni.
Bomba terrorista?
Altra ipotesi, subito emersa, è quella dell'attentato terroristico.
Anche in questo caso, dal dopo guerra ad oggi, l'uso di bombe in luoghi frequentati casualmente da chiunque (banche, treni, piazze, ecc.) è stato attuato da esponenti di organizzazioni neofasciste in cooperazione con agenti dei servizi segreti, ma tale ipotesi è meglio verificarla a parte.
Se si esclude, per il momento, questa ipotesi ed alcune sue varianti, per quale strano motivo un gruppo o un'organizzazione dovrebbe scegliere un simile obiettivo?
Uccidere ragazzine che vanno a scuola non può certo avere lo scopo di far proseliti o conquistare consenso.
Bomba da nuova strategia della tensione?
Destabilizzare per stabilizzare, questa era la tecnica utilizzata da chi metteva bombe in banche treni e piazze.
Bombe posizionate in luoghi anonimi, poiché tutti dovevano sentirsi potenziali vittime, tutti dovevano chiedere più sicurezza, tutti dovevano desiderare il pugno di ferro e l'autoritarismo più spinto, con tanto di opzione “dittatura militare”.
Per quanto si possono scorgere delle similitudini con tale strategia, una similitudine non prova nulla, ma soprattutto nel frattempo molte cose sono cambiate.
L'ipotesi deve quindi necessariamente calarsi nell'attualità.
Oggi, in epoca di crisi, la distanza tra istituzioni e persone, tra rappresentanti e presunti rappresentati è enorme, poiché quest'ultimi non sono molto soddisfatti del loro progressivo impoverimento, usato per pagare i debiti ai ricchi.
Una bomba può servire a seminare panico per raccogliere ordine, a restituire fiducia in istituzioni a cui chiedere sicurezza.
“Uniamoci tutti attorno alle istituzioni per contrastare questa minaccia” è come una moneta a due facce ed in quella nascosta è riportato “chi non si unisce alla grande ammucchiata degli altrui sacrifici è complice”.
Fermezza, invece, la storia ci insegna è un termine ancora più inquietante, poiché in genere ciò prefigura una virata ancora più autoritaria, che completa il disastro in atto con la depredazione finanziaria di vite e risorse con la gestione militaresca delle tensioni sociali che il rigorismo produce.
L'aver trovato un movente plausibile, però, non significa aver trovato la risposta alla domanda iniziale, l'ipotesi rimane tale e non è dimostrabile, anzi rischia di avere il sapore del “complottismo”, purtroppo però al di là di chi ha messo quella bomba, quella descritta sembra essere la probabile gestione che lo Stato attuerà.
Esistono poi una serie di possibili varianti all'ipotesi accennata.
Lo Stato, esattamente come la mafia non è un entità monolitica, all'interno vi sono anche interessi economici, militari, di potere che a volte si contrappongono.
Quando ciò accade, prima che si determinino nuovi equilibri, tendono a lanciarsi pericolosi messaggi a colpi di bombe o altre azioni, mettendo in mostra pericolosità e capacità militare.
Se tale ipotesi fosse plausibile, purtroppo, la storia non finisce qui, in genere chi sta attuando una prova di forza, tende a dimostrare di avere una capacità di azione su tutto il territorio nazionale.
L'ipotesi più inquietante è quella dello scivolare verso una società iper autoritaria e militarizzata.
E se qualcuno si fosse messo in testa: i politici sono delegittimati, i tecnici si stanno delegittimando da soli, chi rimane per gestire i patriottici inesistenti interessi nazionali? I militari, naturalmente.
Difficile e presuntuoso affermare con certezza quale tra queste ipotesi si avvicina di più alla verità, magari nessuna di queste.
Perchè, allora, fare ipotesi?
Non certo per giocare a fare i detective, anzi proprio perchè è meglio non fidarsi dei detective e delle versioni ufficiali, se non altro per prudenza dettata dalla storia.
D'altronde se molti, molti anni fa alcuni ostinati contestatori non si fossero messi in testa di formulare ipotesi sulla bomba alla banca dell'agricoltura di piazza fontana, smentendo e smontando anche tecnicamente le versioni ufficiali, difficilmente sarebbe emerso che è stata una strage di stato.
In fin dei conti c'è un solo modo per combattere l'oscurità, cercare la verità!