Brittany Maynard è morta, nel suo letto, «tra le braccia dei suoi cari». Lo ha annunciato Sean Crowley, portavoce dell’associazione “Compassion & Choices”.
Per poter dare seguito alla sua decisione la 29enne statunitense malata di cancro al cervello si era trasferita dalla California all’Oregon dove, dal 1998 (con l’entrata in vigore del Death with Dignity Act), i malati terminali residenti nello Stato possono ottenere la prescrizione da parte del medico di sostanze letali della cui somministrazione si fa carico il paziente stesso.
A quanti in queste settimane hanno criticato la scelta di Brittany Maynard non si può che rispondere con le sue stesse parole: «È una scelta etica, perché è la mia scelta».
«Niente di etico hanno invece — ha sottolineato Raffaele Carcano, segretario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (UAAR) — quelle morali o dottrine religiose che negano simili scelte e che si configurano come dogmatiche e totalitarie poiché pretendono di imporre urbi et orbi le loro convinzioni».
Il caso di Brittany Maynard ci ricorda inoltre che il vuoto legislativo dell’Italia sul tema è un’urgenza non più prorogabile. «È tempo di riprendere in mano la questione come ha chiesto anche il presidente della Repubblica — ha proseguito Carcano — discutendo la proposta di legge di iniziativa popolare (che prevede la possibilità di rifiuto dei trattamenti sanitari e la liceità dell’eutanasia) presentata dall’Associazione Luca Coscioni e depositata in Cassazione insieme all’UAAR, ai Radicali italiani, a Exit Italia e a Amici di Eleonora Onlus».
Comunicato stampa Uaar
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