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VADEMECUM DEI COBAS SCUOLA IN DIFESA DEI DIRITTI DEL PERSONALE DOCENTE, DEGLI ATA E DELLE RSU
sabato 10 dicembre 2022
· Posted in
cobas terni,
DEGLI ATA E DELLE RSU,
VADEMECUM DEI COBAS SCUOLA IN DIFESA DEI DIRITTI DEL PERSONALE DOCENTE
POTETE SCARICARE QUI IL VADEMECUM DEI COBAS SCUOLA IN DIFESA DEI DIRITTI DEL PERSONALE DOCENTE, DEGLI ATA E DELLE RSU
IMPORTANTE SENTENZA DEL TRIBUNALE DI TERNI SULLA COMPETENZA DISCIPLINARE DEI PRESIDI CHE LA LEGGE LIMITA ALLA SOLA CENSURA
lunedì 20 luglio 2020
· Posted in
cobas terni,
Coppoli Franco,
IMPORTANTE SENTENZA DEL TRIBUNALE DI TERNI SULLA COMPETENZA DISCIPLINARE DEI PRESIDI CHE LA LEGGE LIMITA ALLA SOLA CENSURA,
Madia
IMPORTANTE SENTENZA DEL TRIBUNALE DI TERNI SULLA
COMPETENZA DISCIPLINARE DEI PRESIDI CHE LA LEGGE LIMITA ALLA SOLA CENSURA
Importante
risultato dei COBAS DELLA SCUOLA di TERNI a tutela dei diritti dei docenti: anche dopo il D.Lgs “Madia” n. 75/2017
“ i dirigenti scolastici non hanno alcuna competenza disciplinare oltre la
censura, sono dunque Illegittimi tutti i provvedimenti disciplinari di
sospensione irrogatidal 2009 dai DS!
Il Giudice dott.ssa Michela Francorsi del
Tribunale di Terni, con sentenza 294/2020
del 15 luglio 2020,
ha accolto il ricorso del prof. Franco
Coppoli patrocinato dai COBAS DELLA
SCUOLA tramite gli avvocati Gabriella Caponi e Valentina Fratini, annullato la sanzione disciplinare al
docente e condannato il MIUR -Direzione Regionale Ambito
Territoriale per la Provincia di Terni e l’Ufficio Scolastico Regionale per
l’Umbria, in persona del Dirigente Scolastico pro tempore, prof.ssa Cinzia
Fabrizi legale rappresentate, al pagamento, in favore del ricorrente, delle spese
di lite liquidate in € 2.300,00.
La vertenza riguarda il
docente, sospeso due giorni dal servizio e dallo stipendio dal dirigente
scolastico dell’ ITT “Allievi-Sangallo” di Terni in quanto dopo aver firmato il
registro di classe sii rifiutava di apporre una seconda firma in un foglio
presenze, ritenuta illegittima e vessatoria. La sentenza, pur non entrando nel merito, accoglie l’eccezione
preliminare e riconosce l’illegittimità
della sospensione in quanto riconosce
che, anche dopo il decreto “Madia” i dirigenti scolastici non hanno alcuna
competenza disciplinare oltre la censura scritta e che quindi i presidi non possono irrogare sospensioni
dal servizio e dallo stipendio ai docenti. In particolare la Giudice
afferma che " Deve ritenersi fondata l’eccepita nullità della sanzione disciplinare
per incompetenza (…) del Dirigente scolastico ad irrogare sospensione.".
Un successo a tutto tondo per i docenti della
scuola pubblica, per la libertà di insegnamento e per il carattere democratico
della scuola, una sentenza che, di
fatto, spunta l'arma della ritorsione e
del ricatto disciplinare dei presidi “sceriffo” contro i docenti che rafforza le battaglie per una scuola
comunità-educante collegiale, dove
possano convivere e si confrontino democraticamente e senza minacce di rappresaglia disciplinare diverse
pratiche educative e relazionali, contro
i tentativi di disciplinamento e di standardizzazione della didattica e di
limitare i diritti dei lavoratori della scuola e la libertà di insegnamento
garantita dall’art. 33 della Costituzione
Infatti
con il Decreto legislativo 150/2009
“Brunetta” e successivamente con il D.Lgs 75/2017 “Madia” si era tentato di
imporre alla scuola pubblica un modello aziendale e padronale con la strategia del bastone e della carota:
punire i docenti che rivendicavano una scuola libera e democratica e premiare
la fedeltà dello staff, dei sottoposti alla scuola delle “competenze”, dei quiz
INVALSI, della standardizzazione.
Se la “carota” del “bonus
premiale” è stata cancellata con
l’ultima legge finanziaria nel dicembre 2019, il “bastone” delle sanzioni disciplinari contro ‘’ i docenti “
contrastivi” (come li definisce un sindacato dei presidi) è stato rotto con le lotte e con le vertenze in tribunale che
hanno riconosciuto l’illegittimità della sospensioni dal servizio e dallo
stipendio irrogate dai dirigenti scolastici.
Come COBAS DELLA SCUOLA DI TERNI abbiamo
già ottenuto nel 2017 una prima importante vittoria (successivamente confermata
in Corte di Appello di Perugia) contro il decreto Brunetta.
In
violazione del Testo Unico e del CCNL il “Decreto Madia” aveva cercato di
rimettere in mano ai dirigenti scolastici il bastone disciplinare, oggi questa
sentenza conferma l’illegittimità delle sospensioni dal servizio da parte dei
DS e quindi la fine del loro uso disciplinare, padronale e autoritario !
INVITIAMO TUTTI/E I E LE DOCENTI CHE
SONO STATE SANZIONATI/E DAI DIRIGENTI CON PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI DI
SOSPENSIONE A RIVOLGERSI AI COBAS DELLA SCUOLA
PER TUTELARE I PROPRI DIRITTI, LA LIBERTÀ DI INSEGNAMENTO, LA PROPRIA
DIGNITÀ E PROFESSIONALITÀ DOCENTE INVIANDO MAIL A COBASTR@YAHOO.IT O CHIEDENDO APPUNTAMENTO CON MESSAGGIO WHATS APP AL 328
6536553
SEMINARIO NAZIONALE A TERNI: LA SCUOLA AI TEMPI DELLA 107
martedì 13 febbraio 2018
· Posted in
26 FEBBRAIO 2018,
CATIA COPPO,
CESP,
cobas scuola,
cobas terni,
ELISABETTA GRIMANI,
franco coppoli,
LA,
Legge 107,
MARIO SANGUINETTI,
NINO DE CRISTOFARO,
SCUOLA AI TEMPI DELLA 107,
SEMINARIO,
SOFIA,
Terni
AULA MAGNA LICEO SCIENTIFICO
“R.DONATELLI” via della vittoria – Terni
SEMINARIO NAZIONALE DI FORMAZIONE E DI AGGIORNAMENTO
PER IL PERSONALE DELLA SCUOLA PUBBLICA STATALE
PRESENTE
SU PIATTAFORMA SOFIA
LA SCUOLA AI TEMPI DELLA LEGGE
107/15
ore 8.30 – 9.00 Accoglienza e registrazione
delle/dei partecipanti
ore 9.00 – 11.30
Interventi:
·
Catia Coppo (docente, CESP nazionale): introduzione ai lavori
·
Franco Coppoli (docente, CESP nazionale): “La scuola liquida e il docente
flessibile: effetti della 107 sulla didattica e sulla funzione sociale della
scuola pubblica”;
·
Elisabetta Grimani (docente, CESP TR): “Alternanza Scuola Lavoro ai
tempi del Jobs Act, nuovi obblighi ed esami di stato”;
·
Nino De Cristoforo (docente, CESP
Catania): “organi collegiali e democrazia nella scuola”
·
Mario Sanguinetti (insegnante di scuola elementare,CESP Roma): “i
docenti a tempo determinato nella scuola elementare: quali prospettive?”.
ore
11.30-12,00 pausa
ore
12,00-13.00 Dibattito
ore
13,00-14,00 Pausa pranzo
ore
14,00-16,00 Gruppi di lavoro, sintesi
Al termine dei lavori verrà
rilasciato l’idoneo attestato di frequenza ai sensi della normativa vigente.
Il CESP è
Ente Accreditato/Qualificato per la formazione del personale della scuola (D M 25/07/06 prot.869)
ESONERO DAL SERVIZIO PER IL
PERSONALE ISPETTIVO, DIRIGENTE, DOCENTE E ATA CON DIRITTO ALLA SOSTITUZIONEin base
all’art.64 comma 4-5-6-7 CCNL2006/2009 - CIRC. MIUR PROT. 406 del 21/02/06
|
il comma 5 dell’art.64 del CCNL qualifica
la fruizione di 5 gg per la partecipazione dei docenti come un diritto non
subordinato a condizioni ostative da parte dei
Dirigenti Scolastici, salvo l’applicazione di criteri predeterminati
di fruizione, previsti nella contrattazione integrativa.
E’ possibile iscriversi anche la mattina stessa.
IL PROGRAMMA DEL SEMINARIO
IL MODULO PER L'ESONERO DAL SERVIZIO DA PRESENTARE AL PROTOCOLLO;
IL MODULO PER L'ISCRIZIONE AL SEMINARIO (EFFETTUABILE ANCHE DALLA PIATTAFORMA SOFIA)
PAROLE DI ACCIAIO n. 15, per Marco Bartoli
E' disponibile il file di "Parole di Acciaio n. 15" per Marco Bartoli, distribuito ai cancelli della TK.
Potete scaricarlo qui
Marco Bartoli, 47 anni, appartenente a quella classe
operaia "rude e pagana" che ha tentato l'assalto al cielo, è morto il
pomeriggio del 16 agosto rientrando a casa dalla Thyssen Krupp, ammazzato da un
infarto.
Marco
aveva costituito insieme a Roberto ed altri il Cobas dell'acciaieria
Thyssen Krupp.
"Parole
d'acciaio" è stato il bollettino di lotta che discutevamo e abbiamo
scritto e diffuso insieme.
Ricordo
il suo intervento a piazza San Giovanni all'ultimo sciopero generale unitario
del sindacalismo di base.
Amante
della montagna, di quel posto liminare sulla Valnerina che è la dogana di Salto
del cieco, mille metri sopra Ferentillo, sotto il monte Aspra: il suo rifugio
era la ex dogana tra lo stato pontificio ed i Borboni, una locanda gestita da
tempi antichi dalla sua famiglia. Una locanda in cui dopo il settembre '43 si
riunì la brigata partigiana Garibaldi che costruì in Valnerina una zona
di lotta armata contro fascisti e nazisti. Ne eri fiero, quasi testimone
indiretto.
Quelle
tre radici: operaia ribelle, contadina/montagnarda aspra e generosa ed
antifascista radicale ed intransigente, Marco le ha intrecciate e riunite con
coerenza, nelle lotte che ha fatto sul territorio ed in fabbrica.
Alla
Thyssen è stato tra i protagonisti del primo ciclo delle lotte 'autorganizzate'
agli inizi del '2000 e poi tre anni fa a fine 2014, quando ha partecipato
attivamente ai 44 giorni di sciopero, anche se in maniera critica -prefigurando
la sconfitta operaia e la mediazione dei sindacati concertativi.
Ricordo
la telefonata in cui ci invitava a venire alla palazzina dirigenziale dove era
stata sequestrata dagli operai scesi spontanemente in lotta l'AD della TK,
quella Morselli che sarebbe stata "liberata" dalla polizia sotto una
granucola di sassi solo alle 5 e 30 della mattina, prima del cambio turno.
Ricordo
le riflessioni private e gli interventi pubblici, pacati nel tono ma radicali,
che rivendicavano sempre soggettività, critica e quel ribellismo che ti era congenito.
Ricordo
i volantinaggi alle 5 di mattina, le tante firme raccolte e la rabbia per la
sconfitta alle elezioni RSU contro la burocrazia sindacale dei compromessi e
delle prebende.
L'antifascismo
carsico che era riaffiorato durante i tentativi dei neofascisti di mettere il
muso nella concaternana, durante la manifestazione all'aviosuperficie, oppure
per monitorare i tentativi di infiltrarsi in Valnerina, oppure nella bandiera
rossa che con altri facesti sventolare il primo maggio sulla torre di Macenano.
Oggi
affiora dai ricordi anche il tuo sorriso sornione, d'intesa, durante gli
scontri di piazza a Roma, di nuovo a Piazza San Giovanni, qualche anno
fa, o la rabbiosa marcia notturna alla casa del capo del personale TK,
quando sembravano vicine le centinaia di lettere di licenziamento.
Il
tuo non piegarti a compromessi, non accettare di svenderti per qualche moneta,
preferendo sempre la coerenza e la difficile solidarietà tra compagni di
lavoro. Il non accettare tessere che ti avrebbero garantito passaggi di livello
e le ultime discussioni in cui mi dicevi che preferivi rimanere "operaiaccio" che non essere assorbito
nelle gerarchie di fabbrica per sfruttare i tuoi compagni per qualche fiorino
in più.
Il tuo
non obbedire ai superiori, il tuo rivendicare inflessibilmente diritti e
sicurezza nel posto di lavoro. Il tuo sentire e vivere materialmente e
naturalmente la solidarietà di classe, espressa
senza
retorica ma con presenza ed attenzione costante ed attenta, come per il
licenziamento di Paolo da parte della Coop.
Ed anche
sul territorio, contro il nucleare prima, contro la privatizzazione dell'acqua
pubblica poi ed infine contro un acquedotto nefasto ed inutile che devasta la
tua valle, nelle manifestazioni, negli incontri, nei dibattiti che hanno visto
la tua presenza tra chi rivendica la difesa della Valnerina contro la
speculazione e le devastazioni da parte delle lobbyes politico-economiche che
si spartiscono il territorio.
Come
potevi ti rifugiavi in montagna, da vero metalmezzadro dell'Appennino, dove
gestivi il tuo tempo tra rimossi ricordi paterni e la cura, la precisione e
l'amore che avevi per le tue passioni. Ultima la coltivazione dello zafferano,
nonostante l'altitudine ed i cinghiali. Sulla montagna che muore mi avevi
raccontato che Pietro -l'eremita che viveva vicino al Salto del
Cieco- dopo oltre 20 anni aveva abbandonato la montagna, e me lo
avevi raccontato come se ti avesse lasciato più solo, lassù in alto.
Quelle
serate, quelle cene davanti al camino, tra tartufo e grigliate a parlare di
presente, di futuri possibili, mentre il vino rosso e tosto scendeva bicchiere
dopo bicchiere.
Solo non
sei mai stato, grazie a tua moglie Sabrina e a tua figlia Iris, non lo sei mai
stato per i tanti amici e compagni che hai legato a te con la tua esistenza non
banale, mai vuota, sempre alla ricerca, sempre spinto da una profonda voglia di
sapere, di conoscere, di costruire mondi e relazioni altre...
Ciao
Marco, continui a esserci nelle nostre lotte, nei nostri brindisi...
Franco Coppoli
***
Per uomini come Marco, la parola ''Compagno'' non è né 'scaduta', decretata cadùca, obsoleta, né dissipata, inflazionata, logorata da ambiguità e stupri semantici. Neanche è fregio stucchevole inalberato a buon mercato e fatuamente esibito. È pertinente. È parola netta, pregnante, limpida, antica e sempre nuova. Cum, com, il radicale di comune, di comunanza, dicomunismo come istanza, necessità radicale saputa riconoscere ; come forma di vita e d'azione, come abitudine che non è né ''paradiso perduto'', età dell'oro, né qualcosa imprigionato nel 'nôvismo', nel culto dell'inedito, relegato nel futuro più o meno probabile. E il resto della parola parla del pane, del pane spartito, condiviso, nella fratellanza di vita e lotta, di rivolta e di intensa applicazione a ''pensare il più possibile, insieme'', e agire di conseguenza.
Lo avevo conosciuto quasi subito, rientrato nel ''Paese dove il Sì suona'' dieci anni fa per maturata prescrizione dell'esecuzione della pena dopo più di venticinque anni di... ''esilio'' (che è termine eufemistico per ''latitanza''), preceduti da altri tre fra carceri speciali, ospedali, ''evasione sanitaria'' ed erranza di fuggiasco come tanti altri uomini e donne della lunga onda d'urto seguita in Italia al Sessant'otto, che avevano avuto la chance di non essere rimasti intrappolati dietro quelle muraglie...
Li avevo conosciuto a Terni, al ''Cimarelli'', lui e il suo ''intimo compagno d'arme'' Roberto 'Anafrik'. Operai, quelli del ''dentro/contro'', della resistenza accanita alla pervasività cancerosa del Lavoro, e di tutte le forme connesse della società costituita, le logiche, le relazioni, i dispositivi e gli effetti, la ''formattazione della vita intera'' rispetto alle economie di comando, di messa a valore, di dominio che si vuole totale.
Operai di tipo ''classico'', e al contempo culturalmente, esistenzialmente debordati da una coincidenza unidimensionale con quelruolo, i conflitti connessi, la sua stessa contestazione.
Proletario, Marco, complesso, con tutta la memoria delle radici antiche come inscritta nel corpo, alla maniera della ''memoria dell'albero'' di cui parla Brecht, e al contempo con la frequentazione di tutte le dimensioni ulteriori che si possono sperimentare.
Non voglio ripetere con qualche variazione su tema le parole di Franco, narrazione e abbozzo di ritratto. Voglio solo offrire un riscontro a quel ritratto, per così dire, ''antropologico'', che il dialogato immaginario con lui scritto e probabilmente ridetto qui da Franco : sì, quel misto di disincanto ''sornione'' e di 'disperata tenacia' comunque ; quell'esporre con quïeta ragionevolezza concetti, analisi critiche, linee di condotta radicali.
Irriducibile 'quadratore di cerchî', Marco. Tra quella che si potrebbe chiamare ''ontologia di una guerra sociale incessante'', e l'attenzione alla singolarità, al convivio, all'amicizia, al riso...allo zafferano di montagna.
Per quanto mi riguarda, lo avevo detto per iscritto l'altro giorno :
'' MARCO BARTOLI, Compagno.
Compagno : ''vecchio'' ribelle, combattente contro il
padrone-ThyssenKrupp, contro il Lavoro, forma alienata di attività, contro
''funzionarî e marescialli'' del capitale, sbirrerìa padronale,
''vaselina'' d'ogni tipo, ''protettori'' (nel senso proprio di
'prosseneta') delle gerarchie sindacali ; contro maldeliranti demenzialisti
criminaloidi dell' ''Arte del Governo'', tòssici della Governamentalità,
politicanti di 'mmerda, fascisti o 'baroni' dell'antifascismo di Stato come
fondo di commercio e diversivo ; contro democratòcrati, e in particolare
mandarini social-demo-stalino-liberalo...cràtici, contro crumiri della
replicazione metastatica di servo/padronalità||...quanto si potrebbe
continuare ?
Compagno : ''vecchio'' ribelle, combattente contro il
padrone-ThyssenKrupp, contro il Lavoro, forma alienata di attività, contro
''funzionarî e marescialli'' del capitale, sbirrerìa padronale,
''vaselina'' d'ogni tipo, ''protettori'' (nel senso proprio di
'prosseneta') delle gerarchie sindacali ; contro maldeliranti demenzialisti
criminaloidi dell' ''Arte del Governo'', tòssici della Governamentalità,
politicanti di 'mmerda, fascisti o 'baroni' dell'antifascismo di Stato come
fondo di commercio e diversivo ; contro democratòcrati, e in particolare
mandarini social-demo-stalino-liberalo...cràtici, contro crumiri della
replicazione metastatica di servo/padronalità||...quanto si potrebbe
continuare ?
Per intanto, vengono alle labbra parole pur sempre inadeguate :
▪ Poi che ''il nostro bisogno di consolazione è indissetabile''*, vogliamo
pensare che ''chi ha compagni non morirà''*– non del tutto...
▪ « Nelle città venni al tempo del disordine,
quando la fame regnava.
Tra gli uomini venni al tempo delle rivolte e mi ribellai con loro, insieme
a loro.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato »*
[* Stieg Dagermann * L'Internazionale di Fortini * Bertolt Brecht
(trascelto da 'Scalo')]
Oreste Scalzone
***
Ciao, Marco, ti scrivo perché oggi davanti a tutta quella gente forse non
me la sentivo di parlare.
Mi sembra assurdo che te ne sei andato così senza preavviso,
inaspettatamente.
Il giorno di Ferragosto eravamo insieme vicinissimi come una famiglia. Io e
te non ci conoscevamo benissimo ; mi ricordo che neanche sapevo che tu fossi
mio zio, e tu mi chiamavi "parè".
Eppure quando ci incontravamo nei pressi del Salto del Cieco o al Centro
Sociale Cimarelli avevo sempre l'impressione di parlare con un amico oltre che
con uno zio, quella sensazione che nasce spontanea tra compagni, quel senso di
fratellanza che va oltre legami parentale e che sconfitta nella condivisione
libera di quelle cose belle che non muoiono mai e che hai dentro da sempre;
come la montagna e i canti partigiani che riecheggiano nel tempo tra le
vallate, tra quei boschi, nelle grotte nei sentieri e nelle dogane.
Mi ricordo che quando stavamo seduti a tavola su al Salto tu ricordavi la
zì Teresa, anche lei scomparsa da poco e io ricordo ancora la sua grande
conoscenza dei boschi e dei posti dove trovare i funghi. Stavamo lassù a
parlare di come ci si sente soli mentre vedi il tempo che passa e le persone
che passano con lui.
Tutte pero' hanno lasciato un segno indelebile, tutte parte di una ricchezza.
Questa amarezza che sentiamo oggi, caro Marco è anch'essa parte di una
storia che abbiamo scritto insieme e passerà lasciandoci forse un po' tristi,
ma pieni di coraggio e forza, quella forza che tu avevi e ci insegnavi e che
rimarrà sempre con noi, sul al fresco, tra le montagne.
"Per Aspera ad Astra".
Ciao Parè.
Francesco Scaccetti
***
Il pomeriggio del 16 agosto è
venuto a mancare Marco Bartoli.
L’abbiamo incontrato mentre
giravamo il documentario, ai blocchi delle portinerie, al centro sociale e dove
c’era bisogno di esserci.
L’abbiamo conosciuto nella
lunga intervista che abbiamo fatto insieme, in cui ci ha raccontato il suo
lavoro, la sua militanza, il suo amore per la Valnerina; senza le parole di
Marco il film non avrebbe avuto la sua spina dorsale. L’abbiamo conosciuto per
poco ma a volte basta poco per fare crescere l’affetto e l’ammirazione.
Marco era una persona che
riusciva a parlare della propria vita e del proprio impegno con un'onestà e una
lucidità rara e preziosa.
Alla fine della proiezione del
mese scorso, la sua fu l’unica voce che si alzò tra il pubblico in silenzio:
“Tenete la telecamera accesa!” ci disse.
Lo faremo Marco, anche per te.
Greca e Matteo
Risultato dell'elezione del consiglio dei lavoratori (Betriebsrat) nello stabilimento principale ThyssenKrupp a Duisburg-Hamborn
mercoledì 22 luglio 2015
· Posted in
ast,
cobas terni,
Risultato della nuova elezione del consiglio di lavoratori (Betriebsrat) nello stabilimento principale ThyssenKrupp a Duisburg-Hamborn,
ThyssenKrupp
Risultato della nuova elezione del consiglio di lavoratori (Betriebsrat) nello
stabilimento principale ThyssenKrupp a Duisburg-Hamborn:
13,295 I colleghi hanno avuto il diritto di voto.
13,295 I colleghi hanno avuto il diritto di voto.
Il consiglio dei lavoratori è composto da 39
delegati.
2015 2014
Non elettori (abstaination) 5,241 4,675
IG Metall ardesia 5,049 voti 26 delegati 6,249 voti, 30 delegati
Ardesia Alternative 698 voti 3 delegati 1.012 voti, 4 delegati
Belegschafts ardesia 1.824 voti 9 delegati 797 voti, 3 delegati
Slate 2 (2014:. IG 35 Std Woche) 216 voti 1 delegato 465 voti, 2 delegati
Ardesia christian metal 142 voti 0 delegati 93 voti, 0 delegato
(La percentuale del risultato ufficiale è diverso, perché contano solo gli elettori, ma non tutti i lavoratori, compresi gli astenuti).
IG Metall ardesia è un sindacato concertativo-collaborazionista. Avevano contrattatto con ThyssenKrupp un taglio dei salari del 10%.
Non elettori (abstaination) 5,241 4,675
IG Metall ardesia 5,049 voti 26 delegati 6,249 voti, 30 delegati
Ardesia Alternative 698 voti 3 delegati 1.012 voti, 4 delegati
Belegschafts ardesia 1.824 voti 9 delegati 797 voti, 3 delegati
Slate 2 (2014:. IG 35 Std Woche) 216 voti 1 delegato 465 voti, 2 delegati
Ardesia christian metal 142 voti 0 delegati 93 voti, 0 delegato
(La percentuale del risultato ufficiale è diverso, perché contano solo gli elettori, ma non tutti i lavoratori, compresi gli astenuti).
IG Metall ardesia è un sindacato concertativo-collaborazionista. Avevano contrattatto con ThyssenKrupp un taglio dei salari del 10%.
"Alternativa"-ardesia non è un'alternativa, ma un
gruppo di lavoratori di colore bianco, che fa concertazione, come IG
Metall.
"Belegschafts"ardesia (Belegschaftsliste) è l'unica lista con uno
spirito combattiva, che rappresenta anche l'immigrazione turca e curda.
Slate 2 è un piccolo gruppo di
immigrati conservatori. Per loro il "Belegschaftsliste" è troppo a
sinistra.
1.Per il fatto che ThyssenKrupp è in una profonda crisi, con il taglio dei salari e servizi sociali dei lavoratori, un forte gruppo di 5,241 (39,5 %) sui 13,295 colleghi non ha preso parte alle elezioni. Anche un gruppo che promette di reagire non li attrae.
2. L'ardesia IG Metall ha preso solo 5.049 voti = 37,9 % di tutti i 13,295 colleghi. Un risultato inferiore al gruppo delle astensioni! Ma il 92% di tutti i colleghi sono membri/iscritti alla IG Metall. Una parte di loro ha fatto un boicottaggio, perché hanno protestato individualmente contro la politica della IG Metall. Un'altra parte di loro si è dimesso.
3. Un vero successo ha avuto la lista comune di opposizione"Belegschaftsliste" . Questa era la prima volta, che l'opposizione ha avuto un 'unità. Questa è l'unica lista contro i tagli, a favore di azioni contro la politica ThyssenKrupp. Hanno ottenuto 1.824 voti e 9 delegati. Hanno ottenuto 13,7 % di tutti i colleghi.
1.Per il fatto che ThyssenKrupp è in una profonda crisi, con il taglio dei salari e servizi sociali dei lavoratori, un forte gruppo di 5,241 (39,5 %) sui 13,295 colleghi non ha preso parte alle elezioni. Anche un gruppo che promette di reagire non li attrae.
2. L'ardesia IG Metall ha preso solo 5.049 voti = 37,9 % di tutti i 13,295 colleghi. Un risultato inferiore al gruppo delle astensioni! Ma il 92% di tutti i colleghi sono membri/iscritti alla IG Metall. Una parte di loro ha fatto un boicottaggio, perché hanno protestato individualmente contro la politica della IG Metall. Un'altra parte di loro si è dimesso.
3. Un vero successo ha avuto la lista comune di opposizione"Belegschaftsliste" . Questa era la prima volta, che l'opposizione ha avuto un 'unità. Questa è l'unica lista contro i tagli, a favore di azioni contro la politica ThyssenKrupp. Hanno ottenuto 1.824 voti e 9 delegati. Hanno ottenuto 13,7 % di tutti i colleghi.
Attenzione al Nucleo di Valutazione
Come sapete lor signori e signore governativi vogliono introdurre nelle scuole italiane la valutazione ed hanno iniziato un percorso di cosiddetta autovalutazione d’Istituto che nelle LORO intenzioni (vedete a tale riguardo le cosiddette Linee Guida sulla Buona Scuola di Renzi) avrà come approdo la precarizzazione selvaggia del nostro lavoro, l’annullamento della libertà di insegnamento e la valutazione dei docenti.
Per adesso i Dirigenti Scolastici tentano di far passare l’autovalutazione d’istituto che presuppone tutta una serie di adempimenti
e la votazione del cosiddetto nucleo di valutazione da parte del Collegio Docenti (almeno dei docenti che ne dovrebbero far parte).
In taluni casi i Dirigenti Scolastici hanno affermato sia in Collegio che in altre sedi che tutto ciò sarebbe obbligatorio da parte del Collegio.
Niente di più falso ed, infatti, se fosse obbligatorio non sarebbero costretti a convocare i Collegi Docenti per far votare i componenti nel cosiddetto nucleo di valutazione.
I DS sono stati catechizzati alla bisogna in conferenze di servizio nella quali è venuto comunque fuori che stanno cercando di partire con un primo progetto triennale che dovrà avere come approdo la valutazione degli Istituti, dei Dirigenti (staremo proprio a vedere...) e la NOSTRA valutazione.
Si ribadisce che chiaramente non vi è alcun vincolo perchè il DPR n° 80/2013 (unica norma vigente) non prevede alcun OBBLIGO da parte nostra in tale materia.
Il resto è indicato nella Direttiva n° 11 del 18 settembre 2014 e dalla Circolare Ministeriale n° 47 del 21 ottobre 2014 che ovviamente NON SONO FONTI DEL DIRITTO ma semplici indicazioni del MIUR prive di alcun valore normativo.
A tale proposito, nei materiali utili si invia l’intervento in Collegio Docenti della collega Lucia Saggia, dell’Esecutivo COBAS Scuola di Nuoro ed RSU all’I.C. Siniscola 2, sulla materia relativa all’autovalutazione ed alla proposta di istituire il nucleo di valutazione e votare i componenti docenti di tale organo.
Dopo il suo intervento il Collegio ha votato all’UNANIMITA’ di NON istituire il Nucleo di Valutazione nel loro Istituto.
In taluni casi i Dirigenti Scolastici hanno affermato sia in Collegio che in altre sedi che tutto ciò sarebbe obbligatorio da parte del Collegio.
Niente di più falso ed, infatti, se fosse obbligatorio non sarebbero costretti a convocare i Collegi Docenti per far votare i componenti nel cosiddetto nucleo di valutazione.
I DS sono stati catechizzati alla bisogna in conferenze di servizio nella quali è venuto comunque fuori che stanno cercando di partire con un primo progetto triennale che dovrà avere come approdo la valutazione degli Istituti, dei Dirigenti (staremo proprio a vedere...) e la NOSTRA valutazione.
Si ribadisce che chiaramente non vi è alcun vincolo perchè il DPR n° 80/2013 (unica norma vigente) non prevede alcun OBBLIGO da parte nostra in tale materia.
Il resto è indicato nella Direttiva n° 11 del 18 settembre 2014 e dalla Circolare Ministeriale n° 47 del 21 ottobre 2014 che ovviamente NON SONO FONTI DEL DIRITTO ma semplici indicazioni del MIUR prive di alcun valore normativo.
A tale proposito, nei materiali utili si invia l’intervento in Collegio Docenti della collega Lucia Saggia, dell’Esecutivo COBAS Scuola di Nuoro ed RSU all’I.C. Siniscola 2, sulla materia relativa all’autovalutazione ed alla proposta di istituire il nucleo di valutazione e votare i componenti docenti di tale organo.
Dopo il suo intervento il Collegio ha votato all’UNANIMITA’ di NON istituire il Nucleo di Valutazione nel loro Istituto.
Dopo le pesanti condanne per devastazione e saccheggio confermate dalla Cassazione torniamo a parlare di amnistia
martedì 17 luglio 2012
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Le lotte sociali hanno sempre marciato su un crinale sottile che anticipa legalità future e dunque impatta quelle presenti. Per questa ragione le organizzazioni del movimento operaio, i movimenti sociali e i gruppi rivoluzionari hanno storicamente fatto ricorso alla rivendicazione di amnistie per tutelare le proprie battaglie, salvaguardare i propri militanti, le proprie componenti sociali. Garantire una lotta vuole dire serbare intatta la forza e la capacità di riprodurla in futuro.
Le amnistie politiche sono sempre state degli strumenti di governo del conflitto, un mezzo per sanare gli attriti tra costituzione legale e costituzione materiale, tra le fissità e i ritardi della prima e l’instabilità e il movimento della seconda. Le amnistie sanano la discordanza di tempi tra conservazione e cambiamento. Esse rappresentano dei passaggi decisivi nel processo d’aggiornamento della giuridicità
Un Libro per riflettere – Amedeo Santosuosso e Floriana Colao, Politici e Amnistia, Tecniche di rinuncia alla pena per i reati politici dall’Unità ad oggi, Bertani editore, Verona 1986
di Paolo PersichettiScomponendo il dato ci accorgiamo che le figure sociali coinvolte riguardano lavoratori e sindacalisti degli stabilimenti Fiat di Melfi, Termini Imerese, Cassino, personale degli aeroporti, dipendenti del trasporto urbano, precari. Ci sono militanti antiguerra coinvolti nei blocchi ferroviari, le popolazioni meridionali di Scanzano e Acerra. I senzatetto, gli attivisti antiCpt e dei Centri sociali che hanno partecipato ad azioni contro l’esclusione, il carovita, il lavoro interinale, per il diritto alla casa. Militanti noglobal che hanno preso parte alle mobilitazioni di Napoli e Genova.
Le lotte sociali hanno sempre marciato su un crinale sottile che anticipa legalità future e dunque impatta quelle presenti. Per questa ragione le organizzazioni del movimento operaio hanno storicamente fatto ricorso alle amnistie per tutelare le proprie battaglie, salvaguardare i propri militanti, le proprie componenti sociali. Garantire una lotta vuole dire serbare intatta la forza e la capacità di riprodurla in futuro.
Le amnistie politiche sono sempre state degli strumenti di governo del conflitto, un mezzo per sanare gli attriti tra costituzione legale e costituzione materiale, tra le fissità e i ritardi della prima e l’instabilità e il movimento della seconda. Le amnistie sanano la discordanza di tempi tra conservazione e cambiamento. Esse rappresentano dei passaggi decisivi nel processo d’aggiornamento della giuridicità.
È stato così per oltre un secolo, ma in Italia non accade da più d’un trentennio. Le ultime amnistie politiche risalgono al 1968 e al 1970, dopo più nulla perché alla fine degli anni 70 hanno prevalso scelte favorevoli all’autonomia del politico contro le insorgenze sociali, col risultato di dare vita ad un divorzio drammatico tra sinistra storica e movimenti, per questo sarebbe ora di chiudere quella disastrosa parentesi. Si tratta di salvaguardare il dissenso di massa che si è espresso in questi ultimi tempi e chiudere gli strascichi penali di stagioni ormai concluse che con il loro protrarsi ipotecano pesantemente il futuro.
L’amnistia del 1968 e del 1970
Le amnistie del 1968 e del 1970, spiegano Amedeo Santosuosso e Floriana Colao in un volume apparso a metà degli anni Ottanta, sanciscono la fine del dopoguerra. Per la prima volta, infatti, scompare ogni riferimento agli strascichi della guerra civile per far fronte unicamente ai problemi posti dal conflitto moderno. Politici e amnistia era il titolo del libro, dove per «politici» non s’intendono certo i condòmini del Palazzo, come la vulgata populista affermatasi più tardi potrebbe indurre a credere, ma quei «militanti di strada», protagonisti delle battaglie sociali più aspre che hanno fatto avanzare il Paese.
Il progressivo mutamento di senso che ha investito questo termine dimostra quanto forte sia stata la volontà di spoliticizzare il sociale. Senza dubbio una delle ragioni che hanno ostacolato la promulgazione di nuove misure amnistiali per fatti politici.
La definizione più ampia di amnistia si trova nel provvedimento del 1970, rivolto a quei delitti «commessi, anche con finalità politiche, a causa e in occasione di agitazioni o manifestazioni sindacali o studentesche, o di agitazioni o manifestazioni attinenti a problemi del lavoro, dell’occupazione, della casa e della sicurezza sociale». Le tipologie di reato investite vanno dallo sciopero del pubblico servizio, alla resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, interruzione di servizio pubblico, istigazione a commettere reati e disobbedire alle leggi, boicottaggio, occupazione d’azienda, sabotaggio, violenza privata e danneggiamento.
Nell’amnistia del 1968 sono inclusi anche il blocco stradale e ferroviario, la devastazione, l’incendio, la detenzione d’armi da guerra. Illuminanti appaiono gli argomenti avanzati per giustificarne la necessità. Nel giugno 1968, il relatore, senatore Codignola, richiamava «il divario crescente fra alcune norme penali e di sicurezza tuttora in vigore, e la diversa coscienza che si è venuta maturando fra i giovani. I procedimenti giudiziari che ne sono seguiti ne costituiscono la logica conseguenza, ma riconfermano la necessità e l’urgenza di una radicale revisione del Codice penale, della legge di Pubblica sicurezza e di altre leggi, la cui ispirazione autoritaria risale al fascismo o comunque ad una concezione repressiva dello Stato».
Da rilevare come quella normativa, allora tanto biasimata, non solo è ancora in vigore, ma è stata ulteriormente irrigidita. Alla Camera, Giuliano Vassalli difendeva l’amnistia del 1970 sostenendo che tali dispositivi «sono adottati quando si tratti di por fine a procedimenti penali propri e caratteristici d’una determinata situazione storicamente superata e della quale non è pensabile una riproduzione a breve scadenza o a procedimenti penali instaurati per reati che sono il frutto particolare di eccezionali rivolgimenti politici, economici e sociali arrivati a positiva conclusione, della quale taluni eccessi sono il prezzo fatale, ed un prezzo del quale pertanto non appare giusto esigere il pagamento fino alle estreme conseguenze del processo e della condanna».
Perché l’amnistia oggi
Nel 2001 con l’introduzione del Mae (il mandato di arresto europeo che ha reso quasi automatiche le estradizioni all’interno dello spazio Shengen, abolendo l’immunità e le garanzie che un tempo tutelavano le infrazioni di natura poltica) e le direttive europee che hanno invitato i paesi membri ad estendere la nozione di terrorismo a condotte politiche e sociali ritenute un tempo normale espressione della conflittualità sociale e sindacale, oltre a designare come un possibile movente «terrorista» il dissenso politico contro i governi, si è sempre più affievolita la distinzione tra reati e atti illeciti tipici delle lotte sociali e dei movimenti di contestazione interni al sistema e reati di natura apertamente sovversiva e insurrezionale. I margini di tolleranza dei governi e gli spazi di agibilità democratica si sono drasticamente ridotti con effetti paradossali, dovuti alla disproporzione tra la forza immensa dei mezzi repressivi impiegati e le forme d’illegalità politica a bassa intensità tipiche del dissenso sociale diffuso, quasi a voler imporre una sorta di domesticazione cimiteriale d’ogni possibilità di critica che ha trovato sostegno in quella cultura della legalità che La Boètie non avrebbe esitato a designare come una una tragica prova di servitù volontaria.
In Italia il codice Rocco, arricchito della legislazione speciale antisovversione varata sul finire degli anni 70, si è rivelato un’eredità molto proficua con la sua dottrina del nemico interno. La presenza di questo potente arsenale giuridico repressivo ha permesso alla magistratura di avvalersi d’un ventaglio d’ipotesi d’accusa estremamente ampio e insidioso, come la molteplice presenza di reati di natura associativa:
- dall’originario 270 cp previsto dal guardasigilli del regime fascista Alfredo Rocco, al successivo 270 bis introdotto con la legislazione d’eccezione antissoversione, ai successivi 270 ter, quater, quinques e sexties, situati nel famigerato capitolo secondo dei delitti contro la personalità interna dello Stato;
- all’impiego del 419 cp (devastazione e saccheggio, con pene che variano da un minimo di 8 ad un massimo di 15 anni, che si è tornati ad impiegare dopo i fatti del G8 genovese per sanzionare tradizionali scontri di piazza, conflitti di strada che rientrano nell’ambito della gestione dell’ordine pubblico e non certo all’interno di condotte con finalità insurrezionali). Un reato recepito dalle corti di giustizia in 51 anni di storia repubblicano-costituzionale (dal 1948 al 1999) solo 10 volte. E ben 13 dal 2000 ad oggi, cioè più di un processo all’anno nonostante sia del tutto evidente che il decennio 2000 non può essere paragonato per intesità di violenza politica e presenza di culture politiche rivoluzionarie al trentennio precedente, o anche solo agli anni 70. A dimostrazione che il rinnovato ricorso a questo tipo di imputazione è frutto di una torzione autoritaria della cultura giuridica della magistratura e più in generale del sistema politico italiano;
- o ancora la riesumazione in alcune inchieste recenti del 304 cp, “Cospirazione politica mediante accordo”, norma travasata dal codice Zanardelli all’interno del codice Rocco, impiegata in origine per colpire il diritto di sciopero, tant’è che la corte costituzionale è dovuta intervenire con sentenza n. 123 del 28 dicembre 1962 dichiarando che «compete al giudice di merito disapplicare le norme ricordate artt. 330, 304, 305 cod. pen. in tutti quei casi rispetto ai quali l’accertamento degli elementi di fatto conduca a far ritenere che lo sciopero costituisca valido esercizio del diritto garantito dall’Articolo 40 Cost.».
Evocare il rapporto di forza sfavorevole per liquidare il problema rappresentato dall’amnistia, serve a poco, anzi in genere è la prova della codardia e dell’immensa dose di opportunismo che cova in chi ne fa ricorso.
«Spesso – scriveva Seneca a Lucilio – non è perché le cose sono difficili che non si osa, ma è perché non si osa che diventano difficili».
Il rapporto di forza sfavorevole è il presupposto di ogni ragionamento sull’amnistia, altrimenti le soluzioni chiamerebbero in causa la scienza ingegneristica delle demolizioni. La vera novità negativa è che se anche oggi ci fosse un rapporto di forza favorevole, l’amnistia non sarebbe percepita come un’ipotesi legittima. Dunque il problema sta nella testa, perché se da un lato ha dilagato il giustizialismo dall’altro l’unica alternativa sembra il vittimismo martiriologico.
Ogni movimento futuro avrà davanti questo problema: riassorbire la legislazione d’emergenza nella quale si annidano le tipologie di reato più insidiose, abolire il codice Rocco, la pena dell’ergastolo, la legislazione premiale in ogni suo aspetto, decarcerizzare, sprigionare, aprire una vertenza per l’indulto e l’amnistia in favore dei reati politici, sociali e pe sfollare le carceri.
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