Dopo
i gravi fatti di Bologna, anche Pisa diventa teatro di un’operazione
esplicitamente intimidatoria e brutale con decine di poliziotti
mobilitati, addirittura con le armi in pugno, contro un’occupazione di
studenti universitari nell’area ex-Gea, assai appetibile per qualcuno
dal punto di vista di una possibile speculazione edilizia, cosa a cui
Pisa è abituata da tempo.
Infatti,
la giustificazione, assolutamente inconsistente, è quella di una
richiesta di intervento per impedire la sottrazione di libri conservati
in pacchi nell’edificio. La scusa è meschina e chiaramente provocatoria,
visto la mancanza di qualsiasi cura e controllo per i preziosi libri
abbandonati nell’area e, più in generale, lo stato di incuria e degrado
in cui versano le decine di strutture universitarie (prime tra tutte la
Sapienza), l’abbandono delle biblioteche, private di personale e
lasciate all’indifferenza del mondo accademico, sedicente amico della
cultura.
L’attribuzione
di presunte sottrazioni di libri da parte degli studenti occupanti sa
di beffa, oltre che di provocazione, mentre il vero furto di cultura è
quello operato dal Governo, dall’Università stessa e dagli Enti Locali
che tagliano fondi per l’istruzione e la formazione culturale e lasciano
in stato di abbandono decine di biblioteche che sono costrette a
chiudere per mancanza di risorse e di personale.
L’intervento
poliziesco mostra inoltre un salto di qualità nel grado della
repressione in una città in cui i rapporti di piazza erano abbastanza
contraddistinti finora da una certa ragionevolezza per evitare quanto
più possibile scontri e inutili contrapposizioni. Già dalle ultime
settimane, le forze dell’ordine avevano mostrato sempre di più i muscoli
e in questo caso, invece, hanno agito cercando chiaramente lo scontro,
inviando un segnale chiaro: ogni forma di opposizione, anche la più
civile e nonviolenta, è assolutamente impraticabile perché non ci sono
più margini di tolleranza per una interpretazione mistificante della
legalità, che si mescola e nasconde soprusi, degrado, incuria,
affarismo, sfruttamento e speculazione.
Il
demonazionalismo renziano, dai tratti autoritari del decisionismo
craxiano, sta diffondendosi nel Paese con effetti nefasti: così, vediamo
che la difesa della legalità si attua colpendo gli studenti e lanciando
un segnale contro tutti coloro che intendano alzare la testa contro la
violenza del governo: lavoratori, comitati territoriali, associazionismo
sociale e sindacale, movimenti per la difesa dei diritti all’abitare e
tutto quello che si contrappone alla propaganda e alla devastazione del
governo nazionale.
I
vertici del PD che amministrano questa città, proni ai poteri forti
come l'Università e alla cupola del malaffare speculativo, incapaci di
riconoscere la penetrazione malavitosa e mafiosa, interpretano
pedissequamente la malsana idea di modernizzazione renziana, fondata
sulla svendita del patrimonio pubblico, sul malaffare e la corruzione,
distruggendo ogni parvenza, oltre alla sostanza, di sinistra
democratica.
La
battaglia per la sicurezza, il decoro, la legalità portata avanti dal
Sindaco Filippeschi, assieme al Prefetto Visconti, aveva già un sapore
vagamente/piuttosto reazionario, ma adesso si tinge pienamente di colori
autoritari, con il ripristino dell’ordine e della disciplina sociale:
oggi si reprimono gli studenti che difendono il diritto allo studio,
domani si colpiranno precari e lavoratori, a tutto vantaggio degli
interessi di privati, padroni e speculatori, che devono essere tutelati e
lasciati liberi di fare affari senza che nessuno denunci e si opponga
agli opachi intrecci tra poteri che dominano la nostra città.
CONFEDERAZIONE COBAS PISA
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