Grande scalpore ha destato la mobilitazione sostenuta da molte scuole nello scorso anno scolastico
In molti istituti, mettendo in discussione questo specifico punto della manovra, i lavoratori hanno
contrastato la costituzione dei comitati di valutazione, rinunciando ad eleggere i propri rappresentanti all'interno di un organismo discutibile e deputato ad introdurre discriminazioni e competitività.
Il Liceo Enriques di Livorno è una delle scuole in cui la mobilitazione ha assunto caratteristiche radicali, tanto che né il Collegio docenti né il Consiglio d'Istituto hanno espresso propri membri. Il comitato di valutazione è stato composto quindi solo dal Dirigente del liceo e dal Dirigente di un'altra scuola cittadina, membro esterno nominato dall'Ufficio scolastico regionale.
I lavoratori, gli studenti, gli organi collegiali hanno quindi scelto di starne fuori.
Con ripetute delibere il Collegio dei docenti, anche nel mese di giugno, ha ribadito di respingere il bonus, tanto che la richiesta di accesso è stata fatta solo da tre insegnanti sull'intero corpo docente.
Una posizione chiara e netta, forse troppo netta. E troppo scomoda.
Il 29 agosto, due giorni prima della fine dell'anno scolastico, la Dirigente del Liceo Enriques, che dal 1° di settembre si è trasferita presso un'altra scuola cittadina, sostituendosi d'autorità alle prerogative del Collegio docenti, ha emesso un decreto nominando due insegnanti nel comitato, in modo da rimpolpare lo striminzito organo che si trovava a presiedere, supportata in questa azione da un'autorizzazione ministeriale che, tirando vistosamente per i capelli la normativa, deroga in modo clamoroso dalla stessa legge 107.
Ne è risultato un Comitato di valutazione anomalo, composto per via gerarchica. L'operazione si è conclusa con la distribuzione del bonus, ovviamente con macroscopiche distinzioni d'importo, ad un numero elevato di docenti, i quali non lo avevano richiesto e che avevano deliberato in senso contrario a quanto poi è avvenuto.
Alcuni insegnanti hanno già deciso di rinunciare al bonus e di devolverlo al fondo di solidarietà d'istituto per gli studenti in difficoltà economica.
La vicenda comunque è paradossale e dimostra chiaramente il modo di procedere della politica renziana. Si introduce nella scuola il concetto di incentivazione per merito (diverso dalla retribuzione corrispondente a prestazione di lavoro!) per procedere sulla strada della deregulation aziendale. Si crea un organismo composto da dirigenti, docenti, studenti e genitori (il Comitato di valutazione) per elaborare dei criteri di accesso al bonus dando un'illusione di gestione democratica a un'operazione che introduce clientelismo e competitività; tanto poi i nomi dei mertitevoli e “quanto” meritano li decide solo il Dirigente. Se i lavoratori e gli studenti consapevolmente respingono questa manovra e ne smascherano il democraticismo rifiutando di farsi coinvolgere, si procede d'autorità.
Il bonus va dato per forza. Altrimenti vuol dire che la buona scuola non è poi così buona, che il consenso non c'è. Altrimenti vuol dire che il Dirigente non avrà il suo, di premio, perchè non ha domato a dovere la situazione. E il bonus va dato mantenendo la farsa, costruendo un comitato fai-da-te o roba del genere.
Quella del Liceo Enriques di Livorno è una storia particolare ed emblematica. Come molto particolare sarà anche il fatto che alcuni docenti diventino privati finanziatori del fondo di solidarietà della scuola.
Una bella lezione, data fuori dalla cattedra.