Sotto il Ministero dello Sviluppo
Economico (sic!) è continuo il calvario delle tribolazioni dei lavoratori alla
mercede dei ricatti padronali, che tra chiusure,delocalizzazioni,licenziamenti
stanno facendo strage di occupazione e reddito.
Il 16 ottobre questo rosario è
toccato ai lavoratori della TyssenKrupp di Terni, l’acciaieria che produce
acciai speciali e brillanti,tubi e altro ancora, che il padrone tedesco dopo la
tragedia di Torino intende vendere alla multinazionale finlandese Outokumpu(
leader materie prime per acciai).
Questa, presente ai tavoli in
sede governativa e sindacale(presenti la presidente R:Umbria e il sindaco di
Terni), ha ribadito che in caso di acquisto procederà allo spezzatino dello
stabilimento ternano – portandosi via macchinari e commesse per gli “ acciai
brillanti e i tubi – in quanto sottoposta alle decisioni dell’antitrust europea
( il 26nov.) “per abuso di posizione dominante”.
Di fronte a tale tracotanza e
crudezza, i circa 300 lavoratori presenti a Roma ( tra loro una nutrita schiera
di iscritti e simpatizzanti Cobas) e gli altri 2700 dipendenti, ancora
temporeggiano mal indirizzati dai sindacati concertativi, che continuano ad
agitare iniziative di scarso rilievo e che fiaccano i lavoratori.
Il 18ottobre a Terni è indetto un
Consiglio Comunale straordinario, con presenze di parlamentari e istituzioni :
già questo è il momento per raccogliere l’intera cittadinanza a fianco dei
lavoratori .
Ma anche di sollecitare tappe risolutive – tra cui lo sciopero cittadino, il picchettaggio della fabbrica, la
trasferta in sede UE ; così come nelle assemblee di fabbrica vanno decise
azioni dure, comprensive dello
sciopero dell’intera siderurgia e lo sciopero generale – al fine di mantenere a Terni occupazione e
redditi.
Non è pensabile sprecare ancora
ore di sciopero ,preziose e costose, per passeggiate inutili a Roma e con
istituzioni,politici,sindacalisti ternani
accreditanti il governo “ dalla loro parte”,quando è evidente che c’è un
disegno di ristrutturazione della siderurgia , approfittando della crisi.
Non si capiscono altrimenti le
repentine chiusure della Lucchini a Piombino, della Beltrame a Valdarno e
Marghera , quelle progressive nel bresciano e vicentino, quelle minacciate
dell’Ilva a Taranto e Genova, tanto per svicolare dai costi del risanamento.
Non si capisce perché il governo
non interviene in sede UE e ovunque, sostenendo l’esproprio degli stabilimenti
e il recupero degli incentivi erogati, in caso di mancato accordo con le
multinazionali.
C’è bisogno di un rapido collegamento tra i lavoratori, un aiuto
reciproco per fare blocco con forti azioni contro questo disegno criminale.
I Cobas, che sono interni a gran parte delle acciaierie, così come gli
altri diffusi nei settori industriali e del pubblico impiego, si offrono di
farlo nell’interesse comune dei lavoratori, per resistere un minuto in più di
fronte alla violenza padronale.
Roma 17 ottobre
2012 COBAS LAVORO PRIVATO –
CONFEDERAZIONE COBAS
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