Gli interessati possono presentarle, solo per via 
telematica, dal 6 ottobre sino alle ore 14 del prossimo 7 novembre: 
indispensabile avere l’e-mail con estensione istruzione.it. A dicembre la prova 
preselettiva: passa chi risponde a 35 quesiti su 50 proposti. Attese tre le 
160mila e le 200mila domande. Non tutti però potranno accedere: fuori causa i 
non abilitati ed il personale di ruolo. Via libera solo per chi ha acquisito un 
diploma di laurea prima di 9-12 anni fa. Chi è in difetto coi requisiti può 
essere espulso in qualsiasi momento.
Dopo tante parole, polemiche, proteste e ricorsi 
annunciati è giunta l’ora x: tra poche ore diverse decine di migliaia di 
candidati, forse si arriverà a quota 200mila, potranno iscriversi alle prove 
preselettive per il concorso a cattedra. La selezione diretta che, dopo 13 anni 
di attesa, porterà in ruolo (tra le estati del 2013 e del 2014) 11.542 nuovi 
docenti appartenenti ad una ventina di aree e raggruppamenti di classi di 
concorso selezionati dal Miur, sulla base dei posti liberi, dei pensionamenti 
futuri e della consistenza delle GaE.
Per iscriversi c’è tempo un mese: dal 6 ottobre sino alle ore 14 di mercoledì 7 
novembre. Chi ha intenzione di farlo (abilitati non di ruolo e coloro 
che hanno acquisito il titolo di studio d’accesso alle classi di concorso messe 
a concorso non oltre il 2001-2004, dipende dalla tipologia) è bene che sappia 
sin d’ora che per la prima volta l’unica procedura consentita sarà quella 
telematica. Gli interessati (il Miur si aspetta 160mila domande) dovranno 
produrre la richiesta di accesso al concorso utilizzando la casella di posta 
elettronica ministeriale (con estensione @istruzione.it), attraverso il sistema 
“Polis” raggiungibile dal sito del Miur.
Anche se dal ministero dell’Istruzione si continua a 
ribadire che si tratta di una procedura selettiva impostata sulle vecchie regole 
concorsuali, ci sono alcune novità importanti. La prima riguarda la scelta di 
non rendere il concorso abilitante all’insegnamento: l’abilitazione scatterà 
solo per coloro che verranno immessi in ruolo. La sola idoneità, l’aver superato 
tutte le prove, senza però approdare all’assunzione, non basterà. Rendendo così 
impossibile la replica delle situazioni, quasi kafkiane, venutesi a creare nei 
giorni scorsi in molti Ust, con gli impiegati chiamati ad escogitare il sistema 
migliore per cercare di rintracciare i vincitori del concorso a cattedra di 22 
anni fa (ancora non esistevano i telefoni cellulari).
La strada che conduce al ruolo sarà davvero in salita: 
viale Trastevere si aspetta almeno 160mila candidati. I quali, se in possesso di 
più titoli, potranno concorrere anche per più ordini di scuole e classi di 
concorso. Il primo scoglio da superare sarà la preselezione: i candidati saranno 
chiamati a rispondere, tutti posizionati davanti ad un computer, ad una serie di 
test incentrati principalmente su argomenti di logica, comprensione del testo e 
cultura generale. Ogni partecipante avrà la sua “batteria” di 50 quesiti, 
estratti rigorosamente a sorte attraverso un meccanismo automatizzato. Non sarà 
dunque necessario che le prove, da svolgere in circa 150 atenei e 2mila sedi 
scolastiche, si svolgano tutte contemporaneamente: sono previste più tornate, da 
“spalmare” al massimo nel corso di due giorni.
Diversi candidati saranno subito messi di fronte ad un 
bivio: il concorso è infatti bandito a livello regionale e non sempre la scelta 
è facile. In compenso il candidato potrà farlo per tutti i posti o classi di 
concorso per i quali è in possesso del titolo di accesso. Innovativa è anche la 
fase di scrematura iniziale: se in passato ci si è affidati soli ai titoli, 
stavolta l’amministrazione ha deciso di introdurre una prova preselettiva 
composta da 50 domande a risposta chiusa su quesiti principalmente di tipo 
logico e deduttivo (su una batteria di 3.500 complessivi che verranno messi a 
disposizione dei candidati a fine novembre, quando alle prove mancheranno tre 
settimane). Per passare alla fase selettiva vera e propria servirà risponderne a 
35: non sono poche.
Per la prima volta nella storia dei concorsi pubblici, 
inoltre, ogni candidato non risponderà su un foglio di carta, ma su un computer. 
Per i candidati la novità non è da poco. Soprattutto per la poca dimestichezza a 
scrivere su una testiera: una cosa è riempire un foglio elettronico di dati o 
inviare una e-mail. Un’altra rispondere a quesiti che si preannunciano ostici e 
con un solo minuto a disposizione per ognuno. Lo sa bene anche il Miur, che 
infatti ha predisposto un training on line, una sorta di esercitatore, proprio 
per prepararsi al nuovo test.
Cambia anche la fisionomia della prova scritta (in 
alcuni casi pratica) sulla disciplina: il tema tradizionale lascia spazio ad una 
serie di quesiti a risposta aperta (tra i 5 gli 8). E cambia il metodo di 
valutazione, visto che le commissioni dovranno utilizzare una griglia nazionale 
predisposta dall’amministrazione centrale. Innovativa pure la verifica orale, 
divisa tra una lezione simulata, da “calibrare” sulla base della tipologia 
dell’istituto e degli studenti cui sarebbe ipoteticamente rivolta, sorteggiata 
ventiquattrore prima, ed un’interrogazione generale. Sul fronte dei titoli si dà 
maggiore considerazione a quelli già acquisiti per diventare prof, in 
particolare alle Siss: se la laurea vale anche 2 punti, l’abilitazione ne può 
fare incassare infatti ben 5. Una curiosità: verranno presi in considerazione 
anche gli articoli giornalistici attinenti la materia per cui si concorre: 
varranno 0,20 punti ciascuno.
Ultima notazione: chi non è posto con i requisiti di 
accesso potrebbe venire escluso in qualsiasi momento della procedura selettiva. 
Anche dopo aver superato alcune o tutte le prove.
Per quanto riguarda le proteste contro il ritorno del 
concorso a cattedra, per una volta preferiamo dare “voce” ad un singolo 
cittadino. Si tratta di un nostro lettore, Giovanni Maraia, che ci dice di aver “ritenuto di presentare 
un esposto al Direttore Generale del Miur, al Procuratore della Corte dei Conti 
del Lazio e al Procuratore della Repubblica di Roma contro il decreto del 
Direttore Generale del Miur n. 82 del 24/9/2012. Ho richiesto al Direttore 
Generale del Miur – prosegue il docente - l'adozione di un provvedimento di 
autotutela che annulli (ai sensi art. 21/nonies della legge n. 241/90 e succ. 
mod.) il bando di concorso, in quanto illegittimo per violazione di legge ed 
eccesso di potere”.
Secondo Maraia vi sono almeno quattro violazioni 
insite nel bando di concorso. In sintesi, contiene “un eccesso di potere che può 
assumere connotati di violenza morale nei confronti di quei docenti concorrenti 
costretti o a non partecipare al concorso o a scegliere una sede regionale non 
consona alla propria esistenza di vita”, conclude il nostro 
lettore.
di Alessandro 
Giuliani La Tecnica della 
Scuola, 5.10.2012
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